La donazione di midollo osseo entra nell’agenda delle cause sociali della Gen Z: 3 su 4 sono favorevoli (ma molti non sanno come fare)

La donazione di midollo osseo entra nell’agenda delle cause sociali della Gen Z: 3 su 4 sono favorevoli (ma molti non sanno come fare)

 

La Generazione Z è pronta ad aiutare chi ha bisogno. Oltre tre quarti dei ragazzi, ad esempio, sono a favore della donazione di midollo osseo. Ma l’informazione sul tema è il loro tallone d’Achille: per questo i giovani chiedono di più alla scuola e al web, in particolare ai social. È quanto emerge da un’indagine realizzata da Skuola.net per il Centro nazionale trapianti in occasione della Settimana nazionale per la donazione del midollo osseo

 

Non solo clima e diritti civili. Per la Generazione Z tra le cause sociali su cui è più giusto impegnarsi ci sono anche le donazioni di tipo biologico, come quelle di midollo osseo, organi o sangue. Una adesione che però spesso avviene sulla fiducia, a causa delle scarse informazioni in loro possesso, visto che ad esempio a scuola 8 su 10 non ne hanno mai sentito parlare. E’ quanto emerge da un’indagine realizzata da Skuola.net per il Centro nazionale trapianti in occasione dell’edizione 2021 di “Match it now!”, la Settimana nazionale per la donazione del midollo osseo (18-25 settembre).

 

Tra i 1.500 ragazzi – tra i 14 e i 25 anni – coinvolti dalla ricerca, oltre 3 su 4 hanno dichiarato di essere favorevoli alla donazione di midollo, solo il 3% si è detto contrario, mentre la parte restante (più di 1 su 5) ha ammesso di non conoscere l’argomento o di non essersi fatta ancora un’idea a riguardo. Qualcosa di simile accade se si affronta un tema non distante come la donazione degli organi: il 79% si dice a favore, appena il 3% contrario, ben il 18% scarsamente informato. Inoltre, anche quelli che pensano di avere in mano materiale sufficiente per elaborare un’opinione, chiedono lo stesso a gran voce di saperne di più.

 

Concentrandoci sulla donazione di midollo osseo, sono circa l’80% quelli che vorrebbero conoscere o approfondire ulteriormente il funzionamento della procedura per mettersi al servizio di chi ne ha bisogno. Uno dei luoghi di riferimento per farlo, secondo i più, è quello che assorbe la maggior parte delle loro giornate: la scuola. Per il 78% sarebbe importante che in aula si affrontassero queste tematiche. Purtroppo, però, meno di 1 ragazzo su 4 racconta di aver potuto seguire una lezione di questo tipo (nella metà dei casi, peraltro, non alla presenza di un esperto ma di un loro docente).

 

I risultati di questo corto circuito comunicativo, purtroppo, si vedono eccome. L’indagine, infatti, conferma che quando si entra nei dettagli dell’argomento i giovani hanno le idee molto confuse. Il 60% dei ragazzi intervistati ha la convinzione che il prelievo del midollo sia un’operazione dolorosa, mentre il 10% crede erroneamente che potrebbe avere addirittura effetti dannosi sulla propria salute. Solo il 40%, poi, è a conoscenza del fatto che per essere iscritti nel Registro nazionale dei donatori di midollo osseo (IBMDR) ci sono dei limiti di età stringenti sia in ‘entrata’ (bisogna avere almeno 18 anni) sia in ‘uscita’ (si possono avere massimo 35 anni).

 

Così come non c’è abbastanza consapevolezza su quanto possa essere fondamentale per gli altri arricchire la schiera dei donatori. Solo 1 su 2 sa che esiste solo il 25% di probabilità di trovare un midollo osseo compatibile in famiglia (in 4 su 10 pensano, sbagliando, che le chance siano nettamente più alte). Appena il 15% conosce la bassissima probabilità di trovare un donatore compatibile tra gli estranei, ovvero lo 0,001% (1 persona su 100 mila), tutti gli altri credono sia molto più semplice rintracciarlo.

 

Una mano alla causa potrebbe darla la tecnologia. Perché secondo i ragazzi – a pensarla così sono più di 9 su 10 – è utile che si parli delle donazioni pure in altri contesti particolarmente frequentati dalle nuove generazioni. E, a quel punto, per colpire nel segno meglio lasciar stare posti ‘fisici’ e concentrarsi proprio sui luoghi ‘digitali’. I più indicati? Innanzitutto i social network, seguiti da siti web e da radio e tv.

 

Il momento, peraltro, è quanto mai opportuno per raggiungere l’obiettivo. Dovendo, infatti, stilare un’ipotetica classifica delle cause sociali su cui ritengono più importante impegnarsi, il mondo delle donazioni biologiche (compresa quella del sangue) dalla GenZ viene messo in un’ottima quarta posizione, alle spalle solamente di questioni di cui si sente parlare decisamente molto di più (e che per questo potrebbero attirare un numero maggiore di preferenze): la tutela dell’ambiente, la lotta per i diritti civili, la difesa degli animali. Andando però a precedere altri nobili intenti come il volontariato, l’impegno politico o l’attivismo studentesco, le donazioni in denaro.

 

“L’indagine conferma la forte propensione alla donazione di midollo da parte dei ragazzi –  sottolinea il direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo – ma anche l’urgenza di sostenerla con la formazione e la corretta informazione. Ricordare il valore della donazione e soprattutto spiegare bene che questa avviene in totale sicurezza per il donatore è fondamentale, così come contrastare le fake news”.

 

“È interessante – fa notare Cardillo – come emerga da parte dei ragazzi la richiesta di un coinvolgimento maggiore del mondo della scuola: ci auguriamo che il ritorno in classe in presenza dopo un anno e mezzo di didattica a distanza possa permettere la ripresa anche dei progetti di sensibilizzazione con cui la rete donativa e le associazioni di volontariato incontrano i giovani per rispondere a dubbi e domande e per spronarli a iscriversi al registro donatori”. L’informazione sarà proprio al centro della Settimana nazionale per la donazione di midollo osseo e del sito www.matchitnow.it: “Un’occasione importante – conclude il direttore del Cnt – anche per contrastare l’impatto negativo della pandemia che ha quasi dimezzato il numero dei nuovi iscritti, l’anno scorso e quest’anno”.

 

Ma i giovanissimi danno ampi spiragli di speranza per gli anni a venire. Perché, tra gli intervistati da Skuola.net, ci sono tantissimi minorenni – ovvero i potenziali donatori del futuro – che hanno manifestato un’attenzione molto forte nei confronti del registro: il 10% si è detto sicuro di aderire non appena avrà compiuto 18 anni, a cui si affianca un ulteriore 47% che si dichiara possibilista. Il motivo principale? Soprattutto rendersi utile al prossimo. Che è lo stesso nobile scopo che anima quelli che sono già iscritti. Il fatto di avere avuto esperienze di familiari o amici che ne hanno avuto bisogno, invece, è una spinta presente ma residuale.

 

 

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