L’AQUILA Dà L’ULTIMO COMMOSSO SALUTO A FEDERICO FIORENZA
Nella Basilica di San Bernardino tutta la città rende omaggio all’uomo di teatro e non solo
di Goffredo Palmerini
L’AQUILA – Una calda giornata di sole illumina la smagliante facciata della Basilica di San Bernardino, capolavoro rinascimentale di Cola dell’Amatrice, quando il feretro arriva davanti alla scalinata. La grande chiesa, una delle più preziose meraviglie dell’Aquila, è piena in ogni ordine di posti di aquilani e di gente arrivata da fuori città, qui convenuti per dare l’ultimo saluto a Federico Fiorenza, deceduto sabato scorso nell’Ospedale San Salvatore dell’Aquila, dove era ricoverato dal 5 agosto scorso per Covid 19. C’è silenzio e commozione mentre la bara, coperta d’un cuscino di rose rosse, lentamente raggiunge il transetto e viene sistemata sotto la grande cupola e davanti l’altare. Nei primi posti i familiari e il vicesindaco dell’Aquila, Raffaele Daniele, a rappresentare la Città con il gonfalone civico. Il canonico don Alessandro Benzi celebra l’eucarestia, richiamando le parole del vangelo di Giovanni: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: «Vado a prepararvi un posto»? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Non avrebbe senso essere qui – aggiunge don Alessandro nell’omelia– se non credessimo nella morte e Resurrezione di Gesù e nelle sue promesse. Federico ora è nella luce, dopo aver donato la sua vita alla cultura e alla “verità”, come l’Arcivescovo emerito Mons. Giuseppe Molinari, amico ed estimatore di Federico Fiorenza, ha sottolineato nel saluto che il celebrante porta ai familiari. Sottolinea, don Alessandro, anche la scelta non casuale della basilica da parte della famiglia per la celebrazione delle esequie, lasciando intuire, oltre la prelazione di Federico verso i francescani e la storia della loro presenza in città, anche l’estrema vicinanza del tempio al Teatro comunale. Prima dell’ultima benedizione tre toccanti testimonianze in ricordo di Federico Fiorenza. Una davvero intensa, intima, del nipote Andrea, espressa con voce sommessa e a tratti incrinata dalla commozione. Gli insegnamenti ricevuti in un rapporto bello e complice con un nonno speciale, i giri in bicicletta alla scoperta dei borghi d’Abruzzo, il suo primo spettacolo teatrale visto insieme al nonno al teatro Marrucino – “Copenhagen” di Michael Frayn -, infine la testimonianza d’una vita di passioni vere per il teatro e la cultura, le parole dette e le esperienze vissute e da vivere, quelle che formano per davvero.
L’avv. Luca Bruno ha ricordato l’amicizia le esperienze di servizio condivise con Federico, come soci e come presidenti del Rotary Club Gran Sasso dell’Aquila. Una “forza della natura”, Federico, che tanto ha dato e tanto lascia in eredità alla Città. Infine il Presidente del Teatro Marrucino, Cristiano Sicari, nel richiamare il valore dell’uomo e dell’amicizia che li ha legati, l’opera di “seminatore” infaticabile che Fiorenza ha con tenacia e assiduità coltivato e che resta come esempio civile in chi dovrà continuare sulla strada da lui tracciata. Dopo la cerimonia religiosa di commiato, uscendo dalla basilica, il feretro sfila davanti lo stupendo mausoleo scultoreo che custodisce le spoglie di San Bernardino da Siena, il grande predicatore francescano dell’Osservanza che volle tornare qui, in questa sua amata città, a completare i suoi giorni terreni il 20 maggio 1444, lasciandovi un’impronta indelebile insieme ai confratelli San Giovanni da Capestrano e San Giacomo della Marca. Sulla scalinata del sagrato L’Aquila e gli aquilani danno a Federico Fiorenza l’ultimo grato saluto, mentre il sole dell’incipiente tramonto accende d’oro il bianco nitore delle architetture del tempio.
Attonito avevo appreso la sera del 4 settembre, con molta tristezza, la notizia della scomparsa di Federico Fiorenza, tra i personaggi che più hanno animato la vita culturale aquilana dagli anni Sessanta ad oggi. I suoi 80 anni portati alla grande – era nato a L’Aquila il 10 giugno 1941 – Federico conservava una straordinaria giovanilità fisica e intellettuale, per nulla stemperate. Dopo i fondatori del Teatro Stabile dell’Aquila (TSA) che dal 1963 ne hanno fatto la storia gloriosa dei primi 20 anni – Luciano Fabiani, Peppino Giampaola, Errico Centofanti – Fiorenza è sicuramente la personalità che più ha legato la sua vita al Teatro Stabile, aquilano e poi abruzzese, dapprima come dirigente, poi per quasi tre lustri come direttore. Ma la sua intensa vita nel mondo teatrale abruzzese ed italiano era iniziata assai prima con il TADUA, il teatro universitario aquilano, dove tanti attori e professionisti del palcoscenico della nostra città hanno fatto i primi passi e coltivato la grande passione per la recitazione scenica.
Ma voglio anche ricordare Federico Fiorenza come Soprintendente e direttore artistico della Perdonanza Celestiniana, dal 1993 e negli anni dell’Amministrazione guidata dal sindaco Antonio Centi (1994-1998), della quale chi scrive fece parte come vicesindaco e assessore alle finanze. Ad una lucida conduzione organizzativa ed artistica dell’evento celestiniano Fiorenza innestò alcune particolarità apprezzate, come il Palio “Homines pedites” e il Palio equestre che si tenne lungo il tratto rettilineo compreso tra Viale Crispi e il Piazzale di Collemaggio. Furono quelli anni assai importanti per la Perdonanza, non era semplice per quelle edizioni del giubileo celestiniano, che succedevano alle luminose esperienze rifondative ideate e dirette, dal 1983 e per un decennio, dalla geniale creatività di Errico Centofanti.
Laureato in Lettere moderne con una tesi sul teatro inglese, già durante gli studi universitari, con altri intellettuali e studenti, Federico Fiorenza fonda nel 1965 il Teatro Accademico dell’Università dell’Aquila, del quale è stato presidente fino al 1991. In quegli anni (1971) fonda anche il Festival Internazionale del Teatro Universitario, che diventa punto di riferimento culturale del teatro giovanile europeo, ma anche africano e di altri Paesi emergenti. I successi e i consensi che accompagnano quell’esperienza teatrale portano il Festival al riconoscimento nazionale da parte del Ministero della Cultura e dello Spettacolo, un fatto che accresce notevolmente la rilevanza internazionale degli allestimenti diretti da Fiorenza.
E’ nel 1969 che Federico Fiorenza viene assunto a tempo indeterminato dal Teatro Stabile dell’Aquila (TSA), del quale per 20 anni è dirigente, svolgendo funzioni di responsabile della distribuzione e delle pubbliche relazioni. Dirige inoltre il circuito del TSA e le stagioni teatrali nei 23 teatri delle cinque regioni associate al TSA. Dirige inoltre la stagione al Teatro Comunale dell’Aquila su delega del Consiglio di Amministrazione. Nel 1989 diventa direttore del TSA, funzione apicale che svolge fino al 2002. Nel 2003 diventa direttore del Teatro regionale abruzzese (TRA), per un triennio. Dal 2006 ritorna alla direzione al TSA (Teatro Stabile d’Abruzzo) fino al 2009. Ma l’attività di Fiorenza si espande anche al mondo televisivo. Molti i programmi che egli ha curato per la Rai, tra i quali la “Storia del Teatro in Italia” in 14 puntate, con Giorgio Albertazzi e Dario Fo, “La signora Ava” per la regia di Antonio Calenda su Rai Uno dove è stato direttore operativo esterni, infine ideatore e produttore per Rai Tre del programma su Dante Alighieri con Giorgio Albertazzi.
Numerose altre attività creative lo hanno visto protagonista in Italia, come l’ideazione e la direzione artistica per sei edizioni (1993-1998) del Festival “Estate Mediterranea” di Lamezia Terme, del Festival di Mezza Estate a Tagliacozzo, del Festival di Vittorio Veneto e dello Spoltore Ensemble. Con l’attività filantropica attraverso eventi teatrali Fiorenza ha spaziato dal Teatro Sistina all’Auditorium della Musica di Roma, al Teatro Circus di Pescara per raccogliere fondi per l’Ospedale Bambin Gesù di Roma, per la Mensa dei Poveri del Movimento celestiniano dell’Aquila, per la Divisione Leucemie infantili dell’Ospedale civile di Pescara. Dirigente di teatro e drammaturgo, Fiorenza infine è stato anche impresario teatrale e televisivo, perfino attore. Assai attivo nel campo dell’associazionismo culturale e sportivo, Federico Fiorenza ha ricoperto la carica di presidente in diversi Club e sodalizi aquilani (Rotary Club Gran Sasso, Confraternita di Sant’Agnese ed altri).
Tenace, volitivo e determinato, ha dato un contributo notevole al teatro abruzzese e italiano, nel quale contava tante amicizie sincere e profonde, con attori e registi che si erano formati nella grande fucina teatrale, specie nei primi eroici vent’anni dal 1963, prima della regionalizzazione dello Stabile aquilano, quando il TSA si era affermato in Italia e anche all’estero per le sue straordinarie sperimentazioni e per l’innovazione creativa impressa al teatro italiano. In quegli anni Fiorenza aveva stretto amicizie con il fior fiore di attori e registi che hanno fatto la storia gloriosa del TSA. Basti ricordare solo ad esempio il forte legame amicale con Carmelo Bene, Antonio Calenda, Gigi Proietti, Piera degli Esposti, per citarne alcuni. E poi l’amicizia con un nume del teatro italiano qual è stato Giorgio Albertazzi. Con loro ha intessuto collaborazioni ulteriori anche in televisione, nei programmi di vaglia che abbiamo già citato. Ma credo importante anche ricordare come Federico Fiorenza, dopo il terremoto del 6 aprile 2009, abbia accompagnato tra le macerie e le lacerazioni non solo materiali delle architetture dell’Aquila, tanti personaggi del teatro e dello spettacolo che vennero a dare testimonianza di affetto e vicinanza alla città colpita così duramente dal sima, tra gli altri proprio Gigi Proietti, Giorgio Albertazzi, Piera degli Esposti e Antonio Calenda, quest’ultimo Cittadino onorario per il contributo reso alla storia dello Stabile dell’Aquila.
Ecco, voglio ricordare così Federico Fiorenza, l’amico e l’uomo di cultura. Ne ricordo la lucida visione, la capacità organizzativa, la sapienza nella tessitura delle relazioni. Ma anche la schiettezza e il coraggio nella denuncia e nella resistenza, come talvolta accaduto, a certe invadenze della politica quando ha cercato di occupare a pie’ pari le istituzioni culturali, scontrandosi con i potenti di turno. Tante le testimonianze di affetto e di gratitudine espresse in questi giorni alla famiglia e nella cerimonia di congedo, dalle rappresentanze culturali e civili aquilane ed abruzzesi. Grati a Federico Fiorenza per quanto egli ha dato alla nostra Città e all’Abruzzo in campo teatrale e anche nelle altre arti, come nella vita sociale. L’Aquila perde un figlio appassionato, un operatore culturale di grande rilievo, effervescente ironico e intellettualmente curioso e ricco di interessi, come pure sportivo, amante della montagna, del tennis, della bicicletta. E dei cavalli, una delle sue passioni più forti. Addio Federico!