Firenze rende omaggio al Dante reso popolare da Fabrizio De André in incontro organizzato per il prossimo 10 settembre con la presenza di Pierfranco Bruni, Adriana Mastrangelo e Donatella Alamprese e il suo gruppo che porteranno in scena alcuni testi di De André. Un dialogare tra Pierfranco Bruni e Adriana Mastrangelo porranno all’attenzione il tema del “popolare” della Commedia attraverso i segni linguistici di De André. Cosa è stato Dante e cosa rappresenta oggi?
Dante racconta le esistenze tra il patire, gli amori e la luce. Metafore di lontananze e di compassione. Destini e dei. La Grazia e il male. La condizione degli uomini e la politica tra Aristotele e lo scontro tra Guelfi e Ghibellini. Nello spazio della storia e nei dettagli delle antropologie. La “Comnedia” è l’espressione dell’indefinito e dell’indefinibile. Un passaggio di epoche.
Un passaggio di tempo tra “anime salve”, direbbe Fabrizio De André, e viaggi di viaggi per togliere l’immaginario alle culture e rendere l’universale individuale. Un processo che ha la sua voce nelle identità che trovano nel “popolare” un linguaggio che cesella esperienze e testimonianze. Perché De André ha reso popolare la “Commedia” di Dante? Accorciando la durata ha reso il tempo immediato.
Da Lee Master alla ballata De André ha recuperato il linguaggio della parola al quotidiano presente ed ha reso il presente stesso accessibile al quotidiano. Non è un intreccio di parole. Amore che vieni amore che vai è il cantico di Beatrice, così come i personaggi di Spoon River sono le voci e i volti di Cantiche che da Ulisse ad Ugolino rivelano la luce di Lucia in un suono che ci rimanda alla Nina che vola sull’altalena.
Personaggi e avventure, volti e metamorfosi, miti e archetipi sono l’inciso della Canzone della Vita nova. Quella Vita nova che in De André diventa la Canzone dell’amore perduto. Popolare? Ma il “popolare” è il passaggio tra il linguaggio “volgare” colto alla Eloquentia della parola nel canto di una bocca di rosa.
Come è possibile rileggere Dante grazie al linguaggio musicale e poetico di De André? Non considerando il Sommo accademismo della Commedia e rendendo Dante umano tra gli uomini. Ripensare alla Canzone come veicolo di processi culturali e semantici radicata in un Medioevo delle ballate e della poesia, che ha nel suo interno la musicalità. Dante è Canzone nella “poesia possibile del nostro tempo” (Sgalambro). Direi di ogni temperie.
De André recupera la Canzone perché reinterpreta, innovovandola, la poesia. La poesia come, appunto, salvezza delle anime. “Anime salve”? La Commedia non è altro che un superamento della selva per dare salvezza, ovvero luce, alle anime. Come nella ricerca di De André.
E così Firenze ospita un incontro unico per celebrare Dante e Fabrizio De André. Le parole le voci il canto. Un vero disegno lirico coinvolge l’arte nel pensiero e nella bellezza delle arti. Arte e arti! Due espressioni nel cerchio dell’ascolto con personaggi che hanno fatto della loro vita una costante ricerca di confronto tra culture.