IL (SOTTOVALUTATISSIMO) SOLLIEVO DELLE PICCOLE COSE.

Di Pasquale D’Aiuto, Avvocato. Primo settembre ventiventuno

L’altra sera ho ripulito un po’ il garage. Ho gettato tanti scatoloni di cartone; ho selezionato le cose meritevoli di scomparire – alcune davvero sorprendenti; ho eliminato tanta roba inutile, che era stata lasciata lì per caso, pigrizia, fretta o che so. Ho sottratto una buona parte dei detriti che l’incuria e l’impellenza lasciano nei garage. E mica solo lì!

Ho dato una vigorosa spazzata, mi sono fatto una bella doccia e, prima di andare a letto, sono rientrato nel locale per accedere al mio secondo frigo. E chi ho trovato, tutto tronfio, ad aspettarmi? Il sollievo! Era proprio lì, negli spazi sulle scaffalature ormai liberate, sul pavimento libero da pacchi, accanto alla paletta dove avevo raccolto la polvere.

E mica mi ha soltanto salutato? No, mi ha accompagnato per tutto il giorno di ieri e, oggi, mentre ne scrivo, sta ancora nel mio box, pronto a sorridermi quando andrò a recuperare la prossima bottiglia d’acqua frizzante oppure i fagiolini surgelati. E chissà per quanto ancora!

L’ordine nelle cose – anche in quelle piccole – rasserena, incoraggia, dona lucidità. In fondo, qualcosina l’hai sistemata – nella via tua, piena di disordine e milioni di input! – quindi, in un certo senso, forse puoi anche provare a lavorare sui problemi un pochino più complessi. Forse, non ci vuole poi tanto! Spesso, per poter accedere a questa forma elementare di sollievo basta davvero poco, molto meno di quanto si creda. Sia in termini di energia sia di tempo.

Applicando questa tesi su larga scala, comprenderete perché mi arrabbi così tanto quando vedo che i nostri amministratori non si preoccupino del decoro pubblico. Vasi da fiori vuoti, rotonde stradali piene di sterpaglia, strade sporche, deiezioni canine sul marciapiede, cartacce, spazzatura buttata a casaccio e così via. Vero, molto dipende dalla nostra educazione civica, oltre che dall’inettitudine e dalla mala fede di molta politica locale; ma qui si tratta di comprendere che la cura adeguata del pubblico possa essere non soltanto virtuosa quanto… rallegrante, rassicurante, incoraggiante: se io ripulisco un po’ il mio garage e, la mattina, quando prendo l’auto, mi sento un po’ più contento, immaginate cosa succederebbe se le persone, uscendo di casa, s’imbattessero nell’ordine e nel pulito!

Potrebbe davvero essere quella rivoluzione civica che tutti noi desidereremmo, la spinta semplice e poderosa a vivere con maggiori ottimismo, apertura, rispetto e dedizione la propria giornata. E tutto con poca spesa e risibile impegno. Basterebbero vasi da fiori colmi di gerani, rotonde stradali verdi, cestini della spazzatura puliti ed ordinati, strade spazzate e lavate. Sarebbe, almeno, un fondamentale inizio.

Le città civili sono ordinate e pulite, si sa. Questo ingenera comportamenti virtuosi nei loro abitanti. Un po’ come quando si entra in un ufficio pubblico fatiscente oppure in uno decoroso: la differenza nel luogo suggerisce inevitabilmente una bella discrepanza nel contegno dell’utenza. L’ordine solleva, acquieta, rinfranca. Gli occhi possono dedicarsi a quel che conta, sazi di bello.

Perché non possiamo considerare la strada pubblica come il nostro garage – anzi, come il nostro salotto, già che ci siamo? Sono sicuro che il rapporto di causa-effetto tra senso di civiltà ed ordine potrebbe essere rivisto al contrario: se esiste ordine, il cittadino è rispettoso, non (solo) l’opposto. Se la cura nelle cose comuni manca, molti si riterranno esonerati dal tenere un contegno diverso da quello proposto da chi gestisce quel luogo.

Basta poco. Vivremo tutti meglio, saremo tutti indotti ad impegnarci per preservare quel beato sollievo che proveremo. E poi, dopo non molto, rispetto reciproco ed ordine nelle cose saranno reciprocamente imprescindibili.

In definitiva: ripulisci il tuo garage. La tua giornata sarà in discesa.

 

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