Bisogna essere cercatori di verità e mai imitatori di uomini

Pierfranco Bruni

Bisogna essere cercatori di verità. Fino a farla diventare certezza. Il vero e il certo sono un ambiguo conflitto e una armonica saturazione del reale. Occorre cercare la verità e non la ragione anche se non bisogna mai dimenticare la Ragione, perché essa muove il tempio del cuore. Bisogna essere cercatori soprattutto di ombre perché soltanto nelle ombre ci sono le verità che attraversano la ragione. Ovvero quelle voci che ascolto nel paziente e lancinante sussurro di mio padre di notte, quando da altri pianeti mi incoraggia a restare vivo.

Siamo sconosciuti a noi stessi. Viviamo  in virtù di conoscenza nel nostro segreto, che rivela il mistero di tutto l’eterno vissuto, ovvero di quel tempo che consideravamo eterno. Sconosciuti ma non estranei. Non si è estranei mai a se stessi. Alla propria anima, se esiste, al proprio cuore al proprio corpo. Alla propria intelligenza.

La conoscenza uccide gli uomini deboli o rende gli uomini stessi leggerezza imbecille. L’illusione apre la finestra alla speranza. Un assurdo la prima. Un enigma la seconda. Io credo nell’assurdo. Ma l’assurdo  ha bisogno del confronto costante con la ragione del paradosso. Bisogna agire correggendo. Ma occorre agire per verità di necessità. Per non estraniarsi. Usare il silenzio certamente ma anche la parola sottile che attraversa l’ombra. La luce è un inganno.

La conoscenza é tragica altrimenti diventa commediante. Il mito é fondamentale, la religione é un tradimento dell’intelligenza e crea, la religione, il terribile che crea a sua volta fantasmi. Bisogna essere profondi altrimenti si diventa imitatori di vite e imitatori di uomini. Non si interpreta.  Bisogna essere. Restare anche nella scomparsa. Nella scomparsa si scopre il mistero. Mai imitatori! Sempre unici! Pur negli errori.

Il vero o il reale. Ho spavento del silenzio e le parole sono l’assurdità dell’enigma come insegna Nietzsche. Bisogna scatenare l’orrore attraverso la verità. La vita non avrebbe senso. Essere spietati é dire il vero perché é la spietatezza che ha reso vivo Montecristo. Con la pietà sarebbe morto. La pietà é una religione che sradica la volontà di potenza e rende gli uomini senza la forza della conoscenza. La pietà decreta la fine delle civiltà le quali si reggono con il timore della sconfitta. Le civiltà scomparse sono le civiltà  smarrite. Bisogna rientrare dallo smarrimento per diventare protagonisti, non solo testimoni, di libertà. Bisogna diventare uomini metafisici, ovvero liberi.

Bisogna tagliare tutti i ponti. Bisogna necessariamente farli crollare e abbattare le muraglia della nostalgia che distrugge culture e futuro. La nostalgia è un altro inganno costruito per sfidare il tempo. Il quale resta inafferrabile imprendibile irraggiungibile. Forse anche inaffidabile come gli imitatori di uomini.

Gli inaffidabili devono scomparire. Sono oggetti e non soggetti. Falliti. Una vita fallita rende gli uomini inaffidabili. Bisogna essere umani fino a toccare la volontà di potenza (Nietzsche) dentro la propria intelligenza. L’intelligenza è una anti religione. La religione non ha intelligenza ma illusione e l’illusione è il solito inganno perpetrato non dalla pazienza ma dalla speranza. Una cattiva consigliera che blocca l’azione. Ho un solo avversario. Il tempo. Non ha eternità. Ciò che non è eterno è soltanto un finito. Il finito è ancora una conoscenza che chiede però alla ragione di diventare interprete.

 

Borges conosceva da cieco, più da cieco che da vedente. Ecco perché scrisse il suo elogio dell’ombra. Come il Papini che capì la fine dell’uomo dedicandosi all’uomo finito.
Nietzsche cercò l’ombra del viandante e il viandante cercò l’umano troppo umano.
Bisogna saper tramontare,   bisogna tramontare, devo tramontare, devo andare a tromontare per capire il sempre il mezzo e il nulla. Nietzsche è il vero pilastro dell’intelligenza che supera la commedia e dal caos costruisce l’idea del tragico. Ma era un greco nel pensiero.
D’Annunzio costrinse il notturno a diventare velo e specchiarsi nella penombra. Bisogna perdere l’ombra per ritrovare il senso della parola nel tacito taciuto. Durer  squarciò la malinconia per bruciare nel suo petto la nostalgia diventando cavaliere tra l’ombra e la morte nel viandante che era in lui.

Il viandante e l’ombra è,  non sono, una necessità che scava nelle assenze. Noi noi siamo fatti di presenze. Ma di assenze che crediamo presenze.  Ci facciamo bastare le assenze delle presenze per non essere sconfitti. Mai sconfitti se non vogliamo essere imitatori. Cercatori di verità. Senza indugio e reticenze la verità è uno spazio che sconfigge il timore della finzione. Non volendo diventare imitatori di morale siamo camminatori di deserti. Ovvero, mettiamo su un unico filo teso tra il tempo che inganna e lo spazio che illude il tremore del certo. Nulla resterà come prima. Perché è la verità che ucciderà la ragione e la menzogna e diventerà sortilegio di profezia. Siamo cercatori di verità. Mai imitatori. Bisogna essere ombra per conoscere la consapevolezza della conoscenza, bisogna essere conoscitori per sconfiggere la menzogna di ogni tempo. La luce è un inganno perché è, semplicemente, una parola presa in affitto dalla leggerezza di chi pensa che la leggerezza stessa possa avere un.pensiero. o meglio, un pensiero religioso.

 

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