Il tempo del rischio

Viviamo nella inaffidabilità e tra le ombre. Il tempo del rischio è inevitabile

Pierfranco Bruni

 

Se dovessi trovare invece della parola l’ombra il cruciverba non avrebbe più spazi in quadretti. L’ombra non è il semi buoi. Piuttosto è una luce non luce che si è nascosta tra un l’imbrunire un il crepuscolo il tramonto e un segno antelucano. L’ombra é l’ordine. Non la luce. Non spiega. Conserva. Custodisce. Rende la bellezza immensa e bisogna saperla cogliere il suo spazio e la percettibilità del tempo silente. Il contesto nel quale ognuno di noi vive è vita contestuale nel pensiero in transizione e nel pensiero definito. Si muore o si vive per oblio di necessità nell’ombra della parola taciuta o silenziata.

 

L’ombra è una metafisica. É orante. La luce  è un orizzonte e una verticalità. La luce la luminosità. L’ombreggiare dell’ombra. L’ombra è la trasparenza di un velo che ha il crepuscolo nel silenzio. L’ombra é una metafisica che incontra la fisica.  La parola é una metafisica che incontra la metafora. L’ombra é un fluire. La parola è un colpo. L’ombra e la parola sono una traccia. Desiderabile e ingombrante.

 

La parola è un rischio. Bisogna fidarsi? Ma fidarsi è sempre un rischio (Salvatore Natoli). Fidandosi si entra nella consapevolezza del rischio che tutto possa trasformarsi in tradimento. Ma la vita delle parole come l’esistenza della vita è un reagire alla fedeltà alla fiducia e della fiducia. Il rischio non è una facoltà della metafisica. È una scelta da attribuire alla ragione. La quale non èai da confondere con il razionale. È porre in evidenza, sulla scena della vita, il pensiero. Ma il pensiero o è profondo o non è. Non esiste un pensiero debole dal momento che la debolezza non conosce il pensiero ma la fatuità la sciocchezza il cretinismo. Come la leggerezza. Il vuoto è leggero. La leggerezza è l’essere della stupidità. La parola è sola perché è profonda.

 

Compiere il viaggio nella vita della parola é viaggiare nella vita che é viaggio della ricerca. Per viaggiare occorre attraversare le ombre dello spazio. Sono le ombre a decifrare i tasselli della luce. In ogni tassello vive la parola e il simbolo. La parola è anche la metafisica di un segno e la metafora di un’onda che circoscrive il tempo nel quale la parola stessa abita e si abita. Cerco lo scavo.

 

Lo scavo infinito nel quale riposa l’ombra.  La luce muore o si nasconde. L’ombra tace un una pausa di penombra post ombra. La luce non si rivela. Esplode rinascendo dopo il cerchio antelucano. L’ombra non è  un improvviso. È una lentezza e che non precipita all’improvviso buio per oscurare. È una malinconica e riflessiva compagna e fa compagnia.

 

La parola è dolorosa perché chiede alla verità di rendersi libertà e non condizionamento. Nietzsche. O siamo volontà di potenza o diventiamo dominati dalla potenza del relativo. Il desiderio dell’ombra non è quello di penetrare il giorno. È il riflettere sul giorno e quindi è crearsi uno spazio nel tempo o viceversa. Ovvero inventare un tempo nello spazio della perseveranza e della tenacia. Si muore nel fatto. Il fatto diventa tale quando entra nel vuoto occupato dalla fiducia.

 

E la parola? Come la fiducia, è anch’essa un rischio. Un rischio per il tentativo di trasformare la penombra dell’esistere in ombra. Il bosco pur avendo bisogno del chiaro (Zambrano) resta sempre bosco. Attenzione. Non foresta. Però. Il bosco sta alla foresta come il caos al labirinto. Il passo è distanziato ma non distante. Si frequenta la necessità di comprendere. La comprensione è l’illusione del linguaggio. La parola non si perde. Nel silenzio commenta l’ombra e la penombra.

 

Non si usa la parola per parlare della luce. La luce è violenta o illuminante. L’ombra è un riposo. È la pausa del guerriero che non depone la sa armatura ma contempla. Se la parola va alla ricerca dell’ombra ha bisogno di contemplare la penombra o il suo destino. Viviamo nella inaffidabilità e tra le ombre. Il tempo del rischio è inevitabile quando le macerie del pensiero diventano rideri e ruspa d’anima.

 

Il colpo della parola colpisce con lo sparo del linguaggio. La bellezza é luce o é ombra? O é il passaggio che porta alla penombra? La parola é l’unione di istanti di pensieri che riporrano una eredità di creazione. Il chiaro non è mai chiarità. È esistenza. L’ombra è trascendentale. Misteriosa. Introvabile, a volte. Non ha fede. Può essere fedeltà e rischio ma non ha dogmi o ortodossia e tanto meno teologia.

 

Bisogna sostare sempre nella stanza che precede la stanza del dolore. Per non essere violentati ma per prepararsi al tradimento. Il tradimento arriva sempre e il rischio di fidarsi è una partita persa senza essere giocata perché ciò che conta è non consumare tempo. Consideriamo, dunque, la parola una metafisica e l’ombra lo spazio inevitabile nel quale sostare per non essere smarriti e non smarrire tutto ciò che si ha. Piccolo o immenso. Si ha ciò che si è. Nient’altro

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