La gestione di un patrimonio storico in un contesto urbano. L’esempio spagnolo di Lliria e Xativa.

Un webinar di grande spessore nel Sondaggio Deliberativo di Teramo

di Maria Antonietta Adorante*

 

Interessantissimo incontro, quello di martedì 22 giugno, tra il Tavolo Tecnico per il SD e i due studiosi spagnoli, il prof. Santiago Tormo Esteve, docente di conservazione del patrimonio architettonico all’Università politecnica di Valencia e l’archeologo Xavier Vidal Ferrus, direttore del museo archeologico di Lliria, sul tema “La Gestione di un patrimonio storico nel contesto urbano: Lliria vs Xativa”.

E’ stato un incontro sulle modalità, le tecniche, le politiche di conservazione, tutela e gestione dell’immenso patrimonio archeologico e storico di due città spagnole, appunto Lliria e Xativa, messe simbolicamente a confronto: da una parte i reperti archeologici le testimonianze a partire dall’antica Edeta, e dunque le Terme maschili e femminili, il mausoleo de la Piedra, i Bagni arabi; dall’altra il castello, il vecchio ospedale, le 50 antiche fontane, i portali del rinascimento valenciano, il barocco scenografico della Collegiata e, soprattutto, documentato nei dettagli, il restauro stilistico del convento di Sant Domenèc.

Ma il vero confronto è stato tra l’iter politico, gestionale e progettuale adottato a Lliria e Xativa e quello cui siamo abituati in Italia: da una parte interventi che poggiano su basi quali la consapevolezza dei cittadini, la fiducia nel gestore politico, il dialogo tra tutti gli enti e le parti coinvolti, pubblici e privati, i tempi di realizzazione certi e la copertura economica assicurata fin dall’inizio; dall’altra quel che vediamo: progetti presentati al pubblico quando già decisi e redatti, percorsi di democrazia partecipata spesso o quasi sempre disattesi, tempi di intervento incerti e comunque sempre assai lunghi, risorse economiche insufficienti con necessità di dover procedere per stralci e il rischio di eterne incompiute.

E ancora (e questo è stato detto e mostrato con grande chiarezza): l’attenzione nel far sì che le scelte progettuali o di tutela e di conservazione non siano mai il risultato della pressione dei media o di gruppi di opinione, ma siano invece sempre autonome, fatte nel rispetto di considerazioni equilibrate che tengano conto dei soli aspetti tecnici e culturali e degli obiettivi finali, volti sempre al prestigio ed al miglioramento della città e delle condizioni dei suoi cittadini.

E questo non può non richiamare alla mente immediatamente, per contrasto, l’esempio del teatro romano di Teramo: dove la scelta di abbattere i due palazzi Adamoli e Salvoni è venuta prima del progetto, una sorta di presupposto a tutto il resto. Si tratta di un metodo mai discusso prima dell’approvazione del progetto: Demos promosse un referendum consultivo che richiedeva un Forum cittadino, le firme non furono sufficienti e quel referendum non ebbe luogo, ma si progettò il Sondaggio Deliberativo (ora in itinere) sulla riqualificazione dell’area archeologica a progetto definito. Da questo siamo ripartiti trovando il patrocinio del Comune. Abbiamo però scelto il rigore scientifico, nel non optare tra una storia monumentale “di valore” da conservare, tramandare e magari “rifunzionalizzare” ed un’altra meno aulica, meno evidente e dunque da poter essere azzerata e demolita: Tormo Esteve e Vidal Ferrus ci hanno mostrato reperti romani e preromani, ospedali del XVI sec, scenografiche facciate barocche, bagni arabi e monasteri, fontane ed edifici di edilizia “minore”, tutti vincolati, catalogati, tutelati e tutti, senza distinzioni e graduatorie di valore, considerati elementi identitari della città e patrimonio culturale di una comunità.

Ci hanno poi presentato la necessità, in alcuni casi, di “congelare la rovina” e procedere con la ricostruzione virtuale, i parametri di valutazione di un manufatto storico, ovvero il valore simbolico la monumentalità, il valore storico, la capacità di musealizzazione e perfino il “potenziale di sensorialità”.

E, da ultimo, i nostri due ospiti ci hanno offerto la loro formula per il recupero del patrimonio storico: Recupero= dialogo+ empatia+conoscenza e consapevolezza, + immaginazione + fiducia. Dunque, “Lliria vs Xativa” ha offerto uno spaccato di interventi, progetti, soluzioni e soprattutto percorsi e modelli gestionali che hanno consentito al patrimonio storico di due città di diventare anche un importante bene economico, un volano per lo sviluppo e la crescita.

A Xativa è stato possibile perfino realizzare, pietra su pietra, un gigantesco intervento di restauro stilistico perché la comunità lo ha fortemente voluto: e non ci si è fermati di fronte alla consapevolezza che le odierne teorie del restauro osteggiano la ricostruzione in pristino, l ‘anastilosi ed ogni intervento volto a ripristinare un antico manufatto ma consentono, nel contempo, di trasformare dei ruderi in un teatro con la sovrapposizione, ai reperti, di gradonate , passerelle, palcoscenico e servizi nuovi di zecca.

Gli spunti di riflessione emersi nel corso dell’incontro, pertanto, sono tanti e tutti interessantissimi: investono il ruolo dell’antico e l’approccio ad esso; investono un modus operandi che viene declinato diversamente in luoghi e contesti diversi; investono, soprattutto, il rispetto del bene comune, inteso come patrimonio di tutti e che, dunque, deve essere affidato a scelte condivise ma consapevoli.

Mi sento di aggiungere, riflettendo sugli spunti emersi nell’incontro, che elementi fondamentali in un intervento qualsiasi di tutela, conservazione o trasformazione di un bene storico e monumentale sono la chiarezza del percorso, la sua precisone metodologica e scientifica, la certezza temporale ed il rispetto per la storia su cui tale bene poggia: quella più aulica ed evidente ma anche quella più sommessa e nascosta.

 

*Coordinatrice de Tavolo Tecnico, Sondaggio Deliberativo – Teramo

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