SOMMARIO: IL PROBLEMA GIUSTIZIA – LA PARABOLA DI GIUSEPI – VACCINAZIONI – L’ ISTAT TI FA IMMORTALE –
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GIUSTIZIA, SENTENZE E REFERENDUM
Da sempre i giudici fanno discutere e le loro sentenze influenzano il costume, la politica, la vita di una comunità.
In settimana alcuni fatti sono apparsi sconcertanti: dal rilascio del mafioso Giovanni Brusca (con circa 150 omicidi sulla coscienza) alla pronta liberazione degli imputati a Verbania per la sciagura della funivia, alla sentenza di Taranto che ha riproposto il dilemma di quale sviluppo industriale sia sostenibile.
Certo un giudice più è libero più è autorevole, se appare condizionato sarà sempre oggetto di critiche. Proprio per questo i magistrati dovrebbero essere e rimanere al di fuori della politica perché – quando ne sono sponsorizzati o si rivolgono alla politica per fare carriera – diventano molto meno autorevoli. Purtroppo però è un vezzo comune e i fatti dimostrano che solide “maniglie” politiche servano davvero.
Peggio ancora quando i vertici della Magistratura appaiono inquinati: nell’opinione pubblica cade l’autorevolezza del suo “status”, così come quando passano i mesi e i peggiori scandali – vedi caso Palamara – sembrano scivolare via come l’acqua sul vetro.
I recenti fatti di cronaca hanno piuttosto riproposto ancora una volta la necessità della separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, così come l’uso (e l’abuso) dei pentiti di mafia, sottolineato discrepanze clamorose.
I giudici sono essere umani e possono sempre sbagliare, però devono avere il coraggio di ammetterlo visto l’Italia è però il paese più condannato d’Europa dalla Corte dei Diritti dell’ Uomo di Strasburgo per malagiustizia, con numeri che fanno rabbrividire.
Per avere una prima idea di quanti siano gli errori giudiziari in Italia vale la pena di mettere insieme sia le vittime di ingiusta detenzione sia quelle di errori giudiziari in senso stretto. Ebbene, dal 1991 al 31 dicembre 2020, i casi accertati e documentati sono stati 29.659: in media, poco più di 988 l’anno (parliamo solo di quei casi conclusisi con un indennizzo all’imputato). Il tutto per una spesa complessiva dello Stato gigantesca, tra indennizzi e risarcimenti veri e propri: 869 MILIONI di euro, circa 29 milioni l’anno, eppure ufficialmente i giudici non sbagliano mai.
Pensate: dal 010 al 2021 nonostante questi indennizzi sono state depositate solo 544 cause formali per responsabilità civile dei magistrati e su 129 sentenze emesse finora (le altre 415 cause sono a prendere polvere) ci sono state solo 8 (otto!) condanne, tra l’altro senza pubblicizzare i nomi dei magistrati “colpevoli”.
E’ lecito affermare che la “Casta” assolve soprattutto sé stessa?
Quello che più mi indigna è che passano gli anni e nulla cambia: tempi infiniti per decidere qualcosa su pentiti, prescrizione, divisione delle carriere, riforma del CSM. Chiacchiere e chiacchiere, ma alla fine non cambia mai niente. Per esempio un paio di anni fa è stato sancito il principio che chi subisce un processo penale – magari con pre-reclusione – e ne viene assolto ha diritto ad un rimborso per le spese legali sostenute, visto che evidentemente l’incriminazione non aveva coperture di prove.
Furono stanziati 8 milioni per gli indennizzi che sembrano tanti ma – udite udite – visto che gli assolti solo l’anno scorso sono stati 126.000 in un solo anno ne verrebbe un rimborso di 63 euro per procedimento, somma infinitesimale rispetto alle spese sostenute dagli imputati per i propri avvocati.
Al tempo di questa “storica legge” il M5S e nello specifico il ministro Buonafede parlò di “grande svolta di civiltà”: la svolta si è chiusa nel solito vicolo cieco.
I Radicali e Salvini propongono ora una serie di referendum per cambiare la Giustizia italiana e non c’è dubbio che se il Parlamento continuerà imperterrito nel suo immobilismo spetterà ai cittadini esprimere per lo meno il proprio dissenso, anche se già in passato referendum con risultati chiarissimi sono rimasti lettera morta.
Ricordate? Era il 1987, i Radicali promossero un referendum sulla RC dei magistrati che raccolse l’80% di “si”, ma i numeri – 35 anni dopo – li avete appena letti: in tutto alla fine solo 8 condanne!
Non mi illudo quindi che cambi qualcosa, anche perché i vertici dello Stato in argomento sembrano immobili paracarri, a cominciare dall’ illustre Presidente della Repubblica che settimanalmente enuncia scontati proclami, ma non sembra intervenire mai per incidere nel concreto: il caso Palamara-CSM-Procure valga per tutti. Sconfortante.
PROBLEMI DI CONTE (CONTE CHI ?)
C’è il Conte (Antonio) che vince lo scudetto e poi emigra per questione di milioni, poi c’è anche il Conte (Giuseppe, detto Giusepi) già premier ed “Avvocato del popolo” che affonda nei flutti e non se lo fila nessuno.
Da Palazzo Chigi a essere (forse) leader del malandato M5S ne corre, anche perché non si riesce ancora a capire se Conte (Giuseppe) sia stato o meno ufficializzato leader, complice una serie di sfighe che lo tallonano da vicino.
Prima i guai giudiziari del figlio dell’“Illuminato”, poi la mega-rissa contro Rousseau sui nomi degli iscritti, poi le scissioni varie ed i sondaggi impietosi: Conte (Giuseppe) dove sei? Lui, poverino, corre: deve tenersi buoni gli scissionisti, calmare i gruppi parlamentari, vedersela con Crimi (perché in fondo c’è ancora lui ufficialmente a comandare) ma soprattutto deve inventare (inventarsi) una linea di condotta visto che i grillini la cambiano due volte la settimana ed è duro stare dietro alle dichiarazioni, scuse, giravolte di Di Maio & associati.
Avvocato Giusepi, ma perché non torni a fare il professore?
VACCINI E PROCLAMI
Qualcuno mi critica perché insisto sulla questione vaccini ma – a parte il doveroso e pubblico ringraziamento per chi si sta impegnando nella campagna – non sopporto la demagogia e in argomento se ne sta facendo ancora troppa.
Per esempio la quota di 500.000 vaccini al giorno, promessa per aprile e toccata solo per 2 giorni a fine mese, nel mese di maggio appena finito è stata raggiunta solo 15 volte su 31 giorni di calendario, così come non decolla la vaccinazione aziendale. Quello che è successo nella nostra ASL è emblematico.
Come albergatori del Lago Maggiore avevamo richiesto già ad inizio aprile di poter vaccinare (a nostre spese!) i dipendenti degli hotel per promuovere le nostre strutture anche all’estero come “Covid free”.
Nonostante l’impegno di Federalberghi e il pagamento in data 3 maggio del dovuto (32 euro a testa) dopo una lunga attesa ed il faticoso decollo delle procedure, quando già i 389 dipendenti registrati avevano ricevuto gli SMS di convocazione tutto è saltato perché la Regione Piemonte ha comunicato che dal ministero era giunto uno “stop”: mancavano i vaccini disponibili.
E allora tutti servizi giornalistici, le promesse, le dichiarazioni sulle vaccinazioni ”aziendali” ? Semplicemente “effetto annuncio”, condito con aria fritta, quella che non pesa sullo stomaco.
ISTAT BENEDETTA (E IMMORTALE)
Un mio caro amico di Verbania, Piero T. , ha ricevuto un minaccioso quanto voluminoso plico dall’ ISTAT.
Si affrettasse a rispondere – ordina l’Istituto – all’allegato questionario per verificare se per colpa del Covid avesse perso il lavoro e cosa intenderebbe fare nel futuro prossimo venturo per recuperarlo. Roba complicata, da compilare e spedire subito pena una lunga serie di poco piacevoli conseguenze.
Perplesso e in difficoltà con le risposte, Piero si è rivolto a me perchè gli dessi una mano e quindi non incorrere nelle prescritte sanzioni.
Tutto bene, salvo un particolare: Piero è nato – come da codice fiscale stampato bene in vista all’inizio della lunga missiva – nell’ormai lontano 1938 (XXVI° E.F.), ha mancato per un pelo il servizio nei balilla, ma (avendo ormai da tempo superato gli 83 anni), difficilmente potrebbe aver perso il lavoro causa Covid e tantomeno riuscirà ora a recuperarlo.
Visto che l’ISTAT nell’invio dei plichi, debitamente notificati, non nota neppure questo particolare ho qualche dubbio sulla effettiva operatività e concretezza del nostro celebrato Istituto di statistica.
BUONA SETTIMANA A TUTTI MARCO ZACCHERA