2 GIUGNO 1946 VINCE LA TURRITA
La Donna Turrita con collana di alloro, sul cui riquadro accanto posero la croce circa due milioni di italiani in più rispetto alle preferenze sul simbolo monarchico, compie 75 anni. Tanti, e percorsi con traversie da cui il positivo è spesso volato via lasciando spazio al molto da condannare. Poteva, però, come suol dirsi, andare peggio, nonostante tutto, sta ancora in piedi e anche con la voglia di andare avanti anestetizzando ferite per abbracciare la liberazione dalle tenebre che fanno segnare il passo. Coraggio ci vuole e impegno: giustizia può essere posta in atto, il resto segue. La partenza fu buona quel 2 giugno 1946: diritto di voto anche alle donne. Evento nuovo, memorabile, e le donne di qualsiasi ceto sociale a lungo continuarono a parlare del referendum, evento per esse ancor più memorabile. Ci torna ancora alla memoria il narrare di chi aveva per la prima volta fatto quell’esperienza, ci torna lo sguardo acceso di entusiasmo. Grande conquista la parità dei diritti politici! Monarchia o repubblica era pensiero su cui le donne sembravano quasi soffermarsi meno rispetto a quel diritto finalmente in loro possesso. Ma avevano pur fatto una scelta e non sempre seguendo il suggerimento del familiare maschile. Potenza del segreto della cabina! E narravano anche del loro riversarsi nelle piazze a festeggiare la Donna Turrita con evviva a squarciagola e con l’inno alla Patria. E pure quelle che erano le –diciamo- perdenti per aver posto il segno sullo stemma monarchico alla fine non si ritenevano sconfitte: avevano ormai un diritto che avrebbero potuto far valere per sempre. E il Re di Maggio, la dinastia e quel Duce messo a Piazzale Loreto a testa in giù insieme all’amante? Tutti volevano dimenticare esperienze terribili, sofferenze, morti e distruzioni. Tutti volevano dimenticare guerra, lutti e rovine, nonostante fossero ancora nel cuore e davanti agli occhi avessero il tanto da dover ricostruire. La memoria era lasciata alla Resistenza, per generazioni solo essa ha rappresentato la liberazione, senza altro da dover vedere. Nemmeno gli storici poggiano il piede sul carro dei vinti, svolgono indagini su ciò che di positivo fecero, nonostante i gravi errori da condannare. Vi salì, a un certo punto, lo storico Renzo De Felice (Rieti 1929 – Roma 1996), un marxista trotskista che alla Giurisprudenza aveva preferito la Facoltà di Filosofia, vi salì dopo che venne tolto il velo a Stalin. Scudato allora della giusta diffidenza critica, volle scrutare gli anni che precedettero la Repubblica per vederci chiaro, senza lasciarsi prendere dai dogmatismi delle Sinistre o da certi revisionismi delle Destre. E così sul carro dei vinti, accanto al tanto di negativo da condannare, ci fu quel che di positivo era giusto assegnare. E anche sui 75 anni della Turrita va fatta chiarezza perché insieme al negativo che c’è stato per smania di potere ed eccesso di concussione non venga dimenticato il positivo. C’è stato anche questo, lo si continui a perseguire perché la Turrita non venga spinta nel fosso. Evviva alla Repubblica Italiana e sventoli la sua bandiera libera e senza macchie!
Antonietta Benagiano