Niente buone decisioni senza buoni dati: il clima, la politica e il ruolo chiave della scienza

Gli inventari dei gas serra rappresentano il collegamento essenziale tra scienza e politiche climatiche, dal momento che forniscono i dati per qualsiasi azione a livello locale, nazionale o globale per contrastare i cambiamenti climatici. Per esercitare un ruolo rilevante nell’informare i processi decisionali,, la comunità scientifica dovrebbe comprendere le regole definite dalla Convenzione Quadro sui cambiamenti climatici e dall’IPCC per la realizzazione di questi inventari. E soprattutto, perché le diverse stime delle emissioni siano sempre più allineate e confrontabili, la comunità scientifica e quella degli inventari dovrebbero iniziare a comunicare e collaborare di più. I risultati dello studio diretto dalla Fondazione CMCC.
“Se non puoi misurarlo, non puoi migliorarlo”. Questo concetto è vero anche riferito al contesto delle politiche climatiche, dove il raggiungimento degli obiettivi della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) dipende essenzialmente dall’abilità della comunità internazionale di misurare in maniera accurata l’andamento delle emissioni di gas serra e, di conseguenza, di alterare questi trend.

Gli inventari dei gas serra rappresentano il collegamento essenziale tra le iniziative e le politiche nazionali e internazionali per il clima, da un lato, e le scienze ambientali e del clima dall’altro. Le comunità scientifiche e degli inventari dei gas serra si sono approcciate al problema del cambiamento climatico da diverse prospettive, e avvalendosi di terminologie, strumenti, metodi e requisiti non sempre perfettamente corrispondenti.

Ciò è particolarmente vero per il cosiddetto settore LULUCF (Land use, land-use change and forestry, uso del suolo, cambiamenti nell’uso del suolo e foreste), che rappresenta da solo circa un quarto delle riduzioni delle emissioni promesse dai Paesi nei loro cosiddetti Nationally Determined Contributions (NDC) o “Contributi Nazionali Determinati”.

Tra tutti i settori degli inventari dei gas serra, questo settore è forse il più difficile da trattare, per l’elevata complessità delle sue dinamiche dei flussi di carbonio e per la difficoltà nel distinguere e separare le emissioni e gli assorbimenti attribuibili alle attività umane, da quelli considerati come “naturali”.

 

Lo studio diretto dalla Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e pubblicato di recente sulla rivista Environmental Science and Policy migliora la comprensione da parte del mondo della ricerca scientifica dei requisiti per l’inventario dei gas serra ai sensi dell’attuale Convenzione Quadro e (in futuro) dell’Accordo di Parigi, identificando le questioni da affrontare per migliorare l’inventario dei gas serra.

“La nostra ricerca”, spiega Lucia Perugini, ricercatrice CMCC e a capo dello studio, “aspira a gettare un ponte tra la comunità scientifica e quella delle agenzie degli inventari. In particolare, fornisce una panoramica degli attuali e dei futuri requisiti per il reporting e la verifica dei gas serra ai sensi dell’Accordo di Parigi, descrivendo dove e come la comunità scientifica possa contribuire a produrre input, dati, metodi e soluzioni utili per le agenzie di inventario, sulla base della letteratura disponibile.”

 

Attualmente, esiste una differenza pari a circa 5 gigatonnellate di CO2 all’anno (GtCO2 /y) nella stima delle emissioni antropogeniche globali derivanti dai diversi usi del suolo fornita dai modelli globali (e valutata nell’ultimo Rapporto di Valutazione IPCC, AR5) e dagli inventari nazionali dei gas serra (riferita alla Convenzione Quadro, UNFCCC).

La comunità globale degli esperti di modellistica e i governi nazionali, infatti, si avvalgono di metodi diversi per fare le loro valutazioni. Come conciliare quindi le differenze concettuali nella stima delle riserve di carbonio forestali delle diverse misurazioni, dai modelli e dagli inventari nazionali dei gas serra?

Ciascun approccio ha i suoi vantaggi e i suoi limiti – il vero problema è che non sono pienamente confrontabili. La scienza non deve abbandonare i suoi metodi, ma piuttosto trovare delle soluzioni per garantire la possibilità di un confronto.

 

I risultati dello studio sottolineano la necessità di aumentare la comunicazione e la collaborazione tra la comunità scientifica e quella degli inventari, facilitando, da un lato, una maggior comprensione da parte della scienza dei termini, definizioni e linee guida che i Paesi usano per realizzare le proprie stime delle emissioni, e dall’altro una maggiore produzione e comunicazione di strumenti e metodologie innovativi dalla parte del mondo della ricerca, per il miglioramento di tali inventari.

Il processo politico beneficerebbe notevolmente di una scienza più attenta alle specifiche esigenze degli inventari dei gas serra; d’altro canto, gli inventari dei gas serra rappresentano una valida fonte di dati costantemente rivista e aggiornata, sicuramente utile per le ricerche degli scienziati.

 

Per ulteriori informazioni, leggi la versione integrale dell’articolo:

Lucia Perugini, Guido Pellis, Giacomo Grassi, Philippe Ciais, Han Dolman, Joanna I. House, Glen P. Peters, Pete Smith, Dirk Günther, Philippe Peylin,

Emerging reporting and verification needs under the Paris Agreement: How can the research community effectively contribute?

Environmental Science & Policy, Volume 122, 2021, Pages 116-126, ISSN 1462-9011,

https://doi.org/10.1016/j.envsci.2021.04.012.

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