Fondazione Antonio Dalle Nogare
Rafensteiner Weg 19, Bolzano, Italy
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IT Dal 29 maggio 2021 all’8 gennaio 2022, la Fondazione Antonio Dalle Nogare presenta la prima mostra personale di Michael Krebber in Italia, intitolata Studiofloor and Diamond Paintings.
Artista di fama internazionale e figura centrale sulla scena artistica tedesca tra gli anni Ottanta e Novanta, Michael Krebber (Colonia, 1954) è diventato negli anni riferimento per un’intera generazione di artisti più giovani, grazie a una costante ricerca attenta a mettere in discussione le convenzioni e i confini del medium pittorico, inteso dall’artista come spazio di dialogo e zona di contaminazione, piuttosto che un modo finalizzato alla produzione di un oggetto.
Krebber porta avanti da decenni una ricerca contraddistinta da un approccio concettuale alla pittura, basandosi sulla convinzione che non sia possibile inventare qualcosa nuovo nell’arte, poiché tutto è già stato inventato. Piuttosto che “inventare qualcosa di nuovo”, gli interventi minimali e apparentemente irrisolti di Krebber restituiscono allo spettatore una tela aperta e piena di possibilità: come una frase incompiuta, le sue opere lasciano lo spettatore libero di immaginare che cosa potrebbe succedere.
La pittura è intesa dall’artista quasi come una performance: il suo è stato definito un “sistema di esitazioni in cui forze opposte simultaneamente si incoraggiano e si ostacolano”, espandendo la pittura al di là della nozione convenzionale del dipinto come oggetto.
L’estetica incompiuta di Krebber non è tuttavia il risultato di un tentativo di sabotaggio del medium, quanto piuttosto della precisa volontà di estendere il discorso al di fuori della tela e dello spazio tradizionalmente attribuito alla pittura. Intenzione che emerge con particolare chiarezza nelle due serie esposte in mostra.
La serie intitolata studiofloor MK/P MK19/087/1-8 (2000), fu presentata con un’immagine enigmatica sulla copertina di Artforum nel 2005. Per una mostra di qualche anno prima Krebber chiese in prestito ad alcuni collezionisti una serie di suoi stessi dipinti che dispose su grandi tavoli al centro della stanza. Capovolgendo una nozione più comune di display, le pareti, rimaste vuote – sulle quali sarebbero dovuti essere installati i dipinti – furono ricoperte da grandi pannelli di masonite, porzioni di pavimento dello studio dell’artista, tagliate e posizionate sul muro come fossero quadri.
La sostituzione delle più tradizionali tecniche pittoriche con l’utilizzo del readymade ritorna anche nella seconda serie esposta in mostra. Nelle quattordici tele di Diamond Painting (2003), Krebber smitizza in maniera sistematica, come d’altra parte suggerisce il titolo della serie, la centralità del soggetto e della tecnica in pittura, suggerendo invece uno spazio aperto alla sospensione e all’incompletezza. Tessuti acquistati in negozio, decorati con pattern prestampati, sostituiscono la tradizionale tela e divengono la superficie su cui Krebber dipinge semplici forme geometriche di rombi bianchi. Come spesso accade nel suo lavoro, il riferimento a influenti artisti tedeschi, in questo caso che hanno utilizzato il tessuto, come Rosemarie Trockel e Sigmar Polke, rivela la profonda conoscenza della storia dell’arte e della pittura contemporanea.
La mostra è realizzata in collaborazione con Greene Naftali, New York.
EN From 29th May 2021 to 8th January 2022, the Antonio Dalle Nogare Foundation presents Michael Krebber’s first solo exhibition in Italy, entitled Studiofloor and Diamond Paintings.
Michael Krebber (b. Cologne, 1954) is an internationally acclaimed artist and a figure central to the German art scene between the 1980s and ‘90s. Over the years he has become a reference point for a generation of younger artists, thanks to his constant and attentive focus on questioning the conventions and limits of the medium of painting, which he sees as a space for dialogue and a cross-genre hotbed, rather than something focused on the production of an object.
For decades, Krebber’s art has been distinguished by a conceptual approach to painting, based on the conviction that it is impossible to invent anything new in art, as everything has already been invented. Rather than “inventing something new”, Krebber’s minimal and apparently unresolved interventions present the viewer with canvases that are open and full of possibilities. Like an unfinished sentence, his works leave the viewer free to imagine what might happen.
The painting is viewed by the artist almost as a performance. It has been defined as a “system of hesitations in which opposing forces simultaneously motivate and block one another.”, an approach that expands painting beyond the conventional notion of the artwork as an object.
Krebber’s incomplete aesthetic, however, is not the result of an attempt to sabotage the medium, but stems rather from an explicit desire to extend dialogue beyond the canvas and space traditionally attributed to painting. This intention emerges clearly in the two series displayed in the exhibition.
The series entitled studiofloor MK/P MK19/087/1-8 (2000), was presented with an enigmatic image on the cover of Artforum in 2005. In an exhibition staged several years ago, Krebber asked collectors to loan a series of his own paintings that he laid out on large tables in the centre of the room. Turning the common notion of display on its head, the walls – on which the paintings would normally have hung – were left empty and covered with large masonite panels from the artist’s floor, cut and positioned on the wall like paintings.
The second series displayed in the exhibition also replaces traditional painting techniques with a readymade approach.
In the fourteen Diamond Painting (2003) canvases, Krebber systematically demystifies, as the title of the series suggests, the centrality of subject and technique in painting by proposing a space that is open to suspension and incompleteness. So, store- purchased fabrics, decorated with pre-printed patterns, replace the traditional canvas, and become the surface on which Krebber paints simple geometrical white diamond shapes. As often happens in his work, the reference to influential German artists, in this case that have used fabric, like Rosemarie Trockel and Sigmar Polke, reveals his profound knowledge of art history and contemporary painting.
The exhibition is staged in collaboration with Greene Naftali, New York.