Sommario: MOTTARONE: TRISTEZZA, VERGOGNA, INDIGNAZIONE – I CENTO GIORNI DI DRAGHI – ERRORI DEL CENTRODESTRA – LETTA ROBIN HOOD
TRISTEZZA, VERGOGNA, INDIGNAZIONE
Tutti noi che viviamo e siamo cresciuti nelle cittadine intorno al Lago Maggiore stiamo vivendo con disperazione e sconcerto quanto avvenuto domenica con lo schianto della funivia Stresa-Mottarone.
Era una giornata bellissima, limpida e piena di sole, la prima di libertà dopo il Covid: impensabile che sia finita con questa tragedia e appare incredibile la serie di responsabilità che sembra l’abbiano causata.
Un dolore profondo per le vittime, l’incredulità, la vergogna – quasi – per non essere stati in grado di evitarla con la intima consapevolezza del dolore provocato e delle conseguenze sul turismo locale, ma – prima di tutto – questa partecipazione profonda e vera, piena di tristezza, per un evento che ha travolto tutti, un dolore che non passa.
Due soli punti d’orgoglio: la tempestività nei soccorsi con l’evidente preparazione di chi è intervenuto subito per salvare almeno il piccolo Eitan e la celerità e lo scrupolo delle indagini, con un grazie doveroso quindi per i tanti volontari impegnati e alle Forze dell’ordine, oltre a chi sta indagando con estrema serietà.
E’ troppo poco, lo comprendiamo tutti, ma è un punto fermo sul quale almeno raccogliersi per ripartire.
Quel punto sul Mottarone che domenica era pieno di elicotteri l’ho davanti agli occhi da sempre, tutti i giorni: adesso è diventato un pensiero fisso, ma una vista che non è e non sarà mai più come prima.
I CENTO GIORNI DI DRAGHI
Sono ormai passati i famosi “cento giorni” dall’avvio del governo Draghi ed è giusto fare finalmente un primo bilancio.
Il 50,6% degli italiani – stando ai media – approva l’operato del governo, anche se la stima del premier appare maggiore e proprio questa sensazione è un primo punto di partenza.
Personalmente apprezzo Draghi: dimostra di essere persona di valore, di avere capacità di sintesi e mediazione e – soprattutto – non dà una impressione narcisistica di spasmodica ricerca dell’auto-promozione come era diventata una caratteristica ormai insopportabile dell’ex premier Conte.
Draghi è sobrio, si è auto-cancellato l’emolumento, parla il meno possibile dando l’impressione che parlerebbe anche di meno tenendo un profilo schivo, come tutti i banchieri di razza che non vogliono mai apparire, ma stando davanti ai numeri sanno lavorare in profondità.
A Draghi era stato chiesto di muoversi su due priorità: vaccinazioni e preparazione del Recovery Plan per avere i soldi europei.
Sul primo punto ha il merito di aver stroncato il malaffare che spadroneggiava dietro ad Arcuri (su cui sarebbe opportuno ulteriormente approfondire) e con la scelta “tecnica” del generale Figliuolo ha fatto ripartire una campagna vaccinale che appariva scoordinata.
Una realtà di numeri meno brillante di come hanno annunciato troppe fanfare, ma non è colpa di Draghi se l’Europa si è persa in contratti-capestro e connivenze evidenti con i big dei farmaci.
Proprio verso l’Europa Draghi dimostra di avere esperienza e credibilità: mentre si appanna la stella della Merkel in via di pensionamento è proprio Draghi a crescere in visibilità nella UE tanto da ottenere per lo meno attenzione per i guai italiani, ben ricordando di avere alle spalle una credibilità-paese prossima allo zero.
Al netto delle sirene non disinteressate l’Italia si è così presentata con Recovery Plan più coerente e serio di prima ed attende con ansia i primi spiccioli, anche se tra il dire e il fare (ovvero di saper poi attuare i progetti) ne passa.
Draghi appare impermeabile alle polemiche, usa buon senso, tira diritto anche perché si ritrova con una maggioranza numericamente enorme ma divisa all’interno.
Godendo di buona stampa – avendo coinvolto quasi tutti nel coro – alla fine il punto debole di Draghi è proprio la sua maggioranza, un caleidoscopio che sta insieme per necessità e non per convinzione, barcamenandosi su molti temi dove tutti vogliono avere la propria visibilità mettendo le dita negli occhi al vicino.
Fino ad oggi, comunque, sono state rose e fiori: finita la luna di miele le difficoltà cominciano adesso.
Vengono e verranno al pettine infatti tutti i nodi rimandati da Conte, nascosti da Renzi, dimenticati da Letta e aggravati da una pandemia che ha fermato quasi tutto. Ci sono infinite materie per litigare in maggioranza: il blocco dei licenziamenti, un’economia che non “tira” e va fatta ripartire, una situazione sociale difficile, mance demagogiche diventate perpetue come i vari redditi di cittadinanza, l’Alitalia da far ri-decollare (?), gli sbarchi che crescono e – soprattutto – la cabina di regia da far funzionare in chiave europea dove le pressioni, le lobby, le istanze categoriali saranno fortissime.
Alla fine ad oggi per Draghi ne esce una pagella del primo trimestre con sostanziali sufficienze, qualche “buono” in materie orali, ma con la necessità di un giudizio più approfondito quando cominceranno ad arrivare i soldi di Bruxelles da mettere veramente a frutto.
Sullo sfondo i nuvoloni neri che crescono in una maggioranza pronta a sgambettarsi a vicenda e dove i troppi galli nel pollaio rischiano di rallentare il lavoro generale.
CENTRODESTRA: GLI SBAGLI NON PAGANO
Niente da fare, nel centro-destra ci sono tipi testardi e per scegliere i candidati si continua a sbagliare nei tempi e nei metodi.
Neppure un pò di umiltà nel capire che qualche volta bisogna imparare anche dagli avversari e – anzichè calare dall’alto candidature più o meno credibili – bisognerebbe soprattutto ascoltare di più cosa ne pensano davvero iscritti ed elettori.
Alludo al solito metodo (perdente) di scegliere candidati – soprattutto quelli a sindaco – perdendo mesi ai tavoli di vertice senza procedere ad iniziative tipo le “primarie” ovvero proponendo alcuni mesi prima mdi ogni elezione delle rose di candidati fra cui far scegliere “dal basso” gli sfidanti, persone che sappiano rappresentare meglio chi poi li voterà.
Un buon chirurgo, un imprenditore di successo o un giornalista TV non possono inventarsi sindaco il giorno dopo se non hanno una certa esperienza amministrativa e questo soprattutto nei grandi comuni dove la conoscenza dell’apparato e dei problemi è un aspetto essenziale non fosse che per non farsi massacrare dall’apparato.
Eppure, dopo mesi di chiacchiere, siamo ancora qui a discutere di nomi più o meno credibili per Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna senza che gli elettori abbiano mai potuto esprimersi.
Lo faranno ovviamente il giorno delle elezioni e non è un caso se – puntualmente- alla fine anche una parte di elettori di centro-destra, al di là delle proprie opinioni politiche, sceglie e sceglierà, come quasi sempre, altri candidati.
Temo finirà 0-5, un disastro. I parenti sono avvertiti.
IMPOSTA DI SUCCESSIONE: ARRIVA ROBIN HOOD
Non mi scandalizzo per la proposta del segretario del PD Enrico Letta di tassare di più le successioni, ma piuttosto sono molto scettico sui suoi risultati.
Per cominciare credo che ben pochi lascino in successione oltre 5 milioni di patrimonio ai propri cari, anche perchè si presuppone che chi è ricco sappia tutelarsi e ci sono mille modi (legali) per evitare questo tributo. Oltretutto Letta ha parlato dell’1% di interessati (ovvero 60.000 italiani) ma pare che le denunce over 5 milioni siano solo 800 e più che il valore del patrimonio (per esempio in caso di immobili) andrebbe allora piuttosto considerato il reddito.
Mi fa sorridere invece la demagogica proposta di destinare i soldi raccolti per destinare 10.000 euro a ciascun diciottenne. Premesso che circa 500.000 diciottenni per 10mila euro a testa farebbero circa 5 MILIARDI (!) e che quindi Letta ha sparato a salve senza neppure fare i conti perché premiare proprio i diciottenni e non chi ha un anno in più e soprattutto darli in dote a tutti, lo si meriti o meno?
Forse sarebbe meglio destinare comunque più fondi ai giovani che vogliono iniziare una attività o a ridurre le tasse universitarie con crediti di studio: i regali “generalisti” diventano spesso frutti avvelenati.
A meno che Letta ai dettagli non ci abbia neppure pensato, preso dalla assoluta necessità di lanciare slogan alla Robin Hood “per togliere ai ricchi” e quindi fare scalpore, nella fregola di declamare (finalmente) “qualcosa di sinistra”…
BUONA SETTIMANA A TUTTI MARCO ZACCHERA