“La grave crisi economica e il drammatico impatto sociale della pandemia impongono interventi di riforma mirati nel campo del welfare e delle politiche per il lavoro. In questa fase di progressiva accelerazione della campagna vaccinale e di graduale ripartenza occorre moltiplicare gli sforzi per scongiurare un’ecatombe occupazionale derivante dallo sblocco dei licenziamenti. In tal senso, invece di innalzare barricate ideologiche, sarebbe più utile sedersi intorno ad un tavolo per discutere delle misure indispensabili per uscire dall’emergenza mediante un piano per le assunzioni che punti a favorire la creazione di nuovi posti di lavoro in particolare nelle aree del Mezzogiorno. Come Sindacato UGL riteniamo che il ‘fondo nuove competenze’ sia una misura efficace, tuttavia è riservata a chi resta in azienda. Se un lavoratore viene licenziato non ha strumenti per acquisire ulteriori competenze. Il rischio è che si cada in uno stato di disoccupazione di lungo periodo che è la peggiore prospettiva possibile. E’ prioritario, dunque, incentivare programmi di formazione e riqualificazione professionale, potenziando i percorsi di orientamento e promuovendo, al contempo, i processi di riconversione produttiva. Fondamentale, inoltre, prevedere meccanismi di flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e rafforzare strumenti come il contratto di espansione, che rappresentano un importante incentivo al ricambio generazionale e all’occupazione giovanile”. Lo ha dichiarato in una nota Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL, in merito alle misure necessarie a prevenire la crisi sociale derivante dallo sblocco dei licenziamenti.