IL PUNTO   n. 813 del 30 aprile 2021 di MARCO ZACCHERA

Sommario: L’ARCANO PNRR – FINALMENTE GIUSTIZIA? – NUMERI E VACCINI – GENTE DI LAGO (CHE PURTROPPO SE NE VA…)

 

IL PIANO ARCANO

Ci sono diversi modi per leggere il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che già nel titolo ha un suo termine arcano: credo che neppure un solo italiano su 100 sappia con precisone cosa significhi “Resilienza” (letteralmente “Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi”) che però tutti fan finta di capire.

In poche parole è il piano di 336 pagine che – presentato, approvato e salutato in meno di due giorni dal Parlamento –  in settimana verrà spedito a Bruxelles e che dovrebbe rappresentare il futuro dell’Italia spendendo una somma enorme tra deficit e  fondi europei: quasi 250 miliardi.

Non so quanti parlamentari l’avranno letto nelle poche ore del “prendere o lasciare”, certamente leggerlo era interessante, ma forse sostanzialmente inutile.

Innanzitutto ci vuole pazienza perché si apre con un vocabolario di acronimi, ovvero di 98 sigle (se non le ho contate male) dal contenuto spesso misterioso, moltissime in inglese perché in italiano non fa fino.

Si parte complicandosi la vita passando dal WEEE (waste from electrical and electronic equipment) che sarebbero i rifiuti informatici al QUEST (quarterly european simulatoin tool) che più semplicemente vuol dire “simulazione trimestrale europea” all’UTM (unmanned traffic management system) ovvero “sistema di gestione del traffico” passando per l’EIGE (european institute for gender equality) ecc.ecc.

Un programma che comunque teoricamente rasenta la perfezione, la sublimazione del desiderio, l’inserimento di ogni necessità, utilità, speranza, convenienza degli italici destini.

Ripeto: non sto prendendo in giro nessuno, è che nelle 336 pagine c’è davvero una risposta a tutto e – se si realizzerà – difficile pensare che non ne uscirà un paese effettivamente più forte, bello, solidare, moderno.

SE si realizzerà, perché qui sta il punto. Pagina dopo pagina, missione dopo missione, obiettivo dopo obiettivo e una linea strategica positiva ma tutta teorica, perché quello che NON è scritto è CHI farà questo e quello, COSA sarà concretamente finanziato, almeno nelle linee prioritarie. Così come non è scritto CHI controllerà e come ci si dovrà comportare in caso di rallentamenti, sprechi e potenziali porcherie.

Apprendere da Draghi – per esempio – che con il PNRR “verrà riformata la Giustizia” dopo decenni che se ne parla soltanto e ci vogliono anni solo per un dibattitto politico sulla prescrizione lascia perplessi. Che finalmente saranno poi risolte le differenze di genere (un tema che da qualche mese è al “top” delle chiacchiere) è una ottima teoria, vedremo se seguirà la pratica e così per il pluricentenario divario nord-sud o la transizione verde o quella informatica..

Anche perché non ho capito a chi si rivolgeva Draghi parlando alle Camere: al paese? Ma i cittadini non hanno e non avranno la minima possibilità di gestire nulla, né – pare – lo stesso Parlamento, vista la fretta dell’esame e dell’enorme serie di decreti che logicamente ne seguirà, tutti da approvare a scatola chiusa e con prevedibili voti di fiducia.

Quindi Draghi parla soprattutto a sé stesso e al suo team, perché tutto finirà sulle spalle del governo ed è un bene che si abbia oggi una maggioranza trasversale, forte e vastissima… ma che non avrà poi scuse in caso di “flop”.

Draghi è sicuramente la persona al posto giusto per predisporre le linee strategiche del piano che però camminerà poi con i ritmi italiani di un “sistema” che non so se rimarrà esente da corruzione, ritardi, interessi locali.

E’ probabile che l’Europa non approverà a “scatola chiusa” il provvedimento visto che i precedenti italiani di sprechi non depongono a nostro favore.

Qualche dubbio infatti è legittimo: difficile che una burocrazia pigra ed auto-referenziata immediatamente rinnovi sé stessa dandosi miracolosamente ed improvvisamente ritmi manageriali che non ha mai avuto. Ancora più difficile che la malavita non metta gli occhi sul pingue bottino per investimenti che – soprattutto al Sud –  non si era teoricamente mai visto.

Vogliamo sperare che tutto andrà per il meglio? Speriamolo pure, non costa nulla, ma la vera sfida è proprio questa: dare contenuti e realizzare programmi ambiziosi ma per ora del tutto teorici, sublime esercizio di buone intenzioni.

Tutti (salvo i NO TAV) vogliamo potenziare autostrade, ferrovie e porti, tutti siamo contenti se avremo alberghi rinnovati, ospedali efficienti, asili nido e scuole antisismiche, una pubblica amministrazione più snella, soldi per investire…ma COME?

Diciamocelo con onestà: per ora gran parte dei contenuti non ci sono: si è solo abbozzata la cornice del quadro, la parte più facile. Vedremo alla fine chi e come si realizzerà il dipinto.

Auguri, Italia, ne hai proprio bisogno.

 

FINALMENTE GIUSTIZIA ? NO!

Un giorno, un solo giorno di reclusione e gli assassini italiani “esuli” in Francia sono già liberi in attesa di una estradizione che (forse) arriverà tra anni.

Una vergogna e soprattutto una beffa perché dopo decenni di complicità e ingiustificati ritardi, la Francia aveva finalmente deciso di (forse) estradare in Italia un gruppo di ex brigatisti e terroristi rossi che negli anni di piombo avevano – impuniti – riempito di sangue il nostro paese.

Certamente ha poco senso vedere oggi arrestate persone che andavano assicurate alla giustizia tanti anni fa, non vi sono più in giro sentimenti di vendetta, ma il pensiero va alle tante persone che persero la vita negli “Anni di piombo” e ai loro famigliari.

Le procedure di estradizione saranno lunghissime ed è già cominciata la prevedibile epidemia di “buonismo”, che questa gente proprio non merita, ma che sta già muovendo e commuovendo la “sinistra chic” francese ed italiana.

Sono assassini e non “brave persone”: non mi risulta si siano mai pentiti di nulla nè abbiano chiesto perdono ai parenti delle loro vittime.

Eppure “Madame” Roberta Cappelli deve (dovrebbe) scontare l’ergastolo per aver ucciso il generale dei carabinieri Enrico Calvaligi nel 1980, l’agente di polizia Michele Granato nel 1979, il vicequestore Sebastiano Vinci nel 1981 e aver gravemente ferito Domenico Gallucci (1980) e il vicequestore Nicola Simone.

Poi c’è Manenti, quello che ha ucciso l’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri (1979)  o la brigatista rossa Narina Petrella che ha sulla coscienza – oltre al generale Calvaligi – anche il giudice Giovanni D’Urso e i due innocenti uomini della scorta dell’assessore regionale campano Ciro Cirillo.

Tutti se ne erano tranquillamente usciti dall’Italia verso la Francia prima della sentenza, senza mai dissociarsi o pentirsi dei loro crimini. Tra l’altro – per quasi tutti – è comunque imminente la prescrizione di buona parte dei reati: solo gli ergastoli per omicidio non saranno coperti da prescrizione.

 

UNO STATO SERIO (PENSO AD ISRAELE..) QUESTI TERRORISTI LI AVREBBE SEMPLICEMENTE CATTURATI O FATTI CATTURARE,  IMPACCHETTATI  E  RIPORTATI  A  CASA PERCHE’ LE SENTENZE FOSSERO  APPLICATE, MA NOI SIAMO ”BUONI” E I “COMPAGNI CHE SBAGLIANO” –  ANCHE SE ASSASSINI – CE LI COCCOLIAMO.

 

Degli “esuli” Luigi Bregamin può comunque già stare tranquillo: i 26 anni di condanna per omicidio saranno prescritti a breve, come per il brigatista più noto di tutti, il “compagno” Giorgio Pietrostefani, quello che ha fatto ammazzare a sangue freddo per strada il Commissario Luigi Calabresi a Milano nel 1972.

 

NUMERI,  VACCINI, “MANINE”…  E CENTRO DESTRA DIVISO

Che numeri strani… Avevano detto e ripetuto che per fine aprile saremmo arrivati a 500.000 vaccinati al giorno e il “flop” era stato clamoroso, visto che solo in poche giornate si erano superati i 300.000 vaccinati e – dati alla mano – fino al 29 aprile si era rimasti sempre sotto quota 400.000, poi ieri – improvvisamente – 100.000 in più in un solo giorno: cifre ballerine o una sapiente “manina” propagandistica?

A oggi, comunque, dopo 4 mesi di campagna non siamo ancora neppure al 10% degli italiani vaccinati e potenzialmente liberi dal contagio, altro che “immunità di gregge”! E’ inutile ripeterci ogni giorno in TV che stanno per arrivare milioni di vaccini quando poi i numeri sono impietosi.

Non possiamo pretendere così che l’Europa creda all’Italia, né si può credere nell’Europa quando si è comportata in modo così superficiale nell’affrontare la più grave epidemia di questi ultimi decenni. Come ripeto da settimane: chi sbaglia però NON paga mai e così a rimetterci sono tutti i cittadini: mantenendo i ritmi di vaccinazione promessi, quante migliaia di italiani si sarebbero salvati?

Si innesta qui e si giustifica la richiesta di dimissioni che Fratelli d’Italia ha presentato contro il ministro Speranza, impeachment finito in nulla come era prevedibile.

Lui si difende “Non buttiamo la tragedia in politica”… Ma come, lui non fa forse politica da un anno proprio su queste cose? Perché sono stati allora taroccati dal suo stesso ministero i rapporti all’OMS e perchè ha protetto Arcuri oltre ogni decenza?

Ovviamente Lega e Forza Italia dovevano difendere il collega ministro (senza nessuna voglia di farlo) essendo parte della maggioranza e non lo hanno sfiduciato pur con vistose assenze: giochi di specchi  e di parte, nulla di nuovo.

 

Uniti, divisi: in questo momento il centro-destra fa comunque il pieno (teorico) di consensi complessivi presidiando sia la maggioranza che l’opposizione e non senza qualche tensione.

Attenti, però: “tic tac, tic, tac” corre il tempo verso le elezioni amministrative, ma candidati a sindaco unitari e vincenti per le città dove si vota (Roma, Milano, Napoli, Torino…) ancora non sono all’orizzonte. Intanto corrono i mesi e si avvicinano le solite sconfitte annunciate…

 

GENTE DI LAGO… CHE PURTROPPO SE NE VA

Giornate tristi con troppi amici che se ne vanno, complice il Covid.

I lettori de IL PUNTO sanno della mia serie di libri sul Lago Maggiore tra i quali il recente “GENTE DI LAGO 2”. Editore e co-autore era CARLO ALESSANDRO PISONI che ci ha purtroppo lasciato a soli 58 anni lunedì dopo un lungo mese di sofferenza.

Una perdita gravissima per la storia, la letteratura, l’editoria locale cui Alessandro era legatissimo da tanti anni. Ma soprattutto voglio ricordarlo per l’amore che aveva verso la nostra terra e di cui conosceva la storia di ogni pietra, di ogni villaggio, di ogni valle o montagna. E’ una perdita grande, forse incolmabile perché davvero non so chi potrà raccoglierne l’eredità.

Nei giorni scorsi ci aveva lasciati anche GIANCARLO GHIARDELLO, un altro “laghista” appassionato e con cui ho condiviso infinite notti di pesca in mezzo al lago. Mi auguro che entrambi – e tanti altri che ci hanno lasciato in questi mesi –  possano vedere altre albe e altri panorami. Ci resteranno sempre vicini nel ricordo e con un grande, semplice affetto.

 

A tutti l’augurio di una serena settimana.                                           MARCO ZACCHERA

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