Recovery Sud. A scendere in piazza deve essere il popolo meridionale e non i Sindaci del Recovery. Essi rappresentano la politica e non le istanze del popolo”
Deve essere imminente e necessaria la nascita di un movimento popolare per il riscatto del Mezzogiorno
“A nostro avviso, deve vivere quella che ci piace definire la Resistenza popolare al potere delle mafie e dei centri di potere politico ed economico, che ci sottomettono”
di Biagio Maimone
Giornalista
Roma, 28 aprile 2021 – A Napoli si sono radunati i Sindaci del Recovery Sud i quali hanno protestato perché i soldi del Recovery Fund, destinati all’Italia, sono stati ripartiti dal Governo in modo sbagliato, in quanto sono stati trasferiti al Nord 60 miliardi, che sarebbero spettati al Sud.
Niente da ridire circa il fatto che i Sindaci, ossia coloro che rappresentano la vita politica del Sud Italia, si lamentino, ma è sempre e solo la politica a farlo, che, a quel che pare, poco o nulla rappresenta i bisogni del popolo del Sud, dimenticato, sfruttato, povero, che noi vogliamo difendere. Ora deve essere il popolo a scendere in piazza a protestare. C’è da chiedersi che fine faranno i soldi del Recovery, una volta arrivati, semmai dovessero arrivare.
La politica locale si scontra con la politica nazionale. Purtroppo si tratta di uno scontro di natura politica e non popolare.
Destinare quota parte dei soldi del Recovery al Sud Italia è un dovere politico, nonché economico ed anche morale del Governo italiano ed è anche equo che ne destini una quota maggiore di quanto previsto, tuttavia definendo i confini dell’intervento dei politici in merito al suo reale utilizzo, altrimenti il popolo meridionale rimarrà nelle stesse condizioni in cui attualmente versa e mai potrà uscire dal suo stato di abbandono.
I politici che rappresentano il Sud Italia devono confrontarsi con i cittadini e decidere la destinazione dei fondi perché vi sia realmente giustizia e democrazia.
D’altra parte, non vi è dubbio che Il popolo deve essere vigile in merito a tale destinazione.
Il Nord sta schiacciando il Sud da più di un secolo – è ben noto – relegandolo nella povertà e nell’indigenza più assoluta. Non vogliamo che ciò accada ancora.
Il popolo meridionale, purtroppo, non si sente rappresentato dalla politica, che poco o quasi nulla, ha fatto per il popolo meridionale se non lasciarlo nel suo stato di abbandono.
Deve essere, pertanto, imminente, nonché necessaria, la nascita di un movimento popolare per il riscatto del Mezzogiorno, che possa aiutarlo a ribellarsi alla sottomissione dei poteri politici ed economici del Nord, ma anche di quelli conniventi del Sud, che sono stati ancor più deleteri per la crescita del Meridione d’Italia.
A nostro avviso, deve vivere quella che ci piace definire la Resistenza al potere delle mafie e dei centri di potere politico ed economico, che ci sottomettono. Dovrà essere una Resistenza popolare che si prefigga di liberare il popolo meridionale dalle oppressioni, dalla violenza, dalla povertà, dalla morte e dal razzismo.
Il popolo, in definitiva, deve rivendicare la propria libertà e muoversi subito senza paura e senza esitazione.
È giunta l’ora della nostra Resistenza, della Liberazione del Mezzogiorno d’Italia.
Siamo consapevoli del fatto che il mondo politico non ci rappresenta pienamente.
Per tale ragione, deve vivere un vivido fermento popolare, animato dalla volontà di riformare la politica nazionale e locale.
Riteniamo che i movimenti creati dai politici non siano realmente a favore del popolo.
È stato, difatti, il potere politico a determinare la povertà delle nostre terre e saranno i cittadini, il popolo, i giovani e le donne a determinare il futuro delle terre abbandonate del Mezzogiorno, che non saranno più depresse, ma ricche e prosperose. Il Governo deve elargire più risorse per il Sud ed ascoltare la voce autentica e carica di verità del popolo e non solo quello dei vari partiti politici, spesso attenti ai loro unici interessi personali e non certamente collettivi.
Per tale motivazione, la realizzazione dei progetti del Recovery Sud deve essere seguita, in tutte le sue fasi, dai cittadini, veri destinatari delle opere da eseguire.
Il popolo meridionale vuole un cambiamento radicale e non il ripetersi dei fenomeni che hanno, da sempre, caratterizzato, la sua vita.
Non vi è dubbio alcuno che il Ministro Carfagna e il Presidente Mario Draghi devono ascoltare i cittadini meridionali se intendono realmente e finalmente risolvere la Questione Meridionale, perché vi sia l’agognata crescita dei territori del Sud Italia e perché viva, nel contempo, una nazione italiana autenticamente progredita sotto il profilo economico, sociale e culturale.
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