In the vision of absolute Existence-Consciousness, in terms of Lay Spirituality, creation is an “appearing”, which manifests itself simultaneously to the observer, albeit considered by the observer himself as a development resulting from the passage of time in space.
The manifestation is in fact a simple reflection in the mind of the perceiver who manages to capture and process it only through “stopping” it in the consciousness (a similar process occurs for example in the dream). A single frame of the total manifestation which, although always present in its entirety, is illuminated by the individual consciousness, seen in the mind and unrolled in the space-time context and called the “process” of becoming.
And here we need some clarification on the meaning of the three “gunas” (qualities) or “forces” that act in the world of appearances.
In truth these three energetic thrusts do not belong only to the Indian tradition, they are also present in all the other philosophies and cosmogonies developed in various cultures. But in India since time immemorial, seekers of truth have tried to understand the “workings” of life and therefore the study of the energetic variants that create and sustain and destroy the world have been deeply analyzed.
The three gunas represent the three aspects of the divine, where “rajas” (motion) represents the creative impulse, Brahma, which radiates life, a sort of expanding Big Bang; “Tamas” (stasis) symbolizes Shiva who stops the wheel of becoming to finally rediscover the truth behind the forms, in short, he “destroys” them (as they say in the jargon); while “satva” (harmony), which is the emblem of Vishnu, means the unstable balance between the energetic thrusts of action and inertia that allows life to express itself in mutability.
These three aspects, in various transformative gradations, create the so-called five elements that initiate the existential process. That is: pure satva represents the Aether (empty space, consciousness); mixed with rajas it becomes Aria (the subtle mind in its conceptual potential); rajas alone means Fire (the mind that creates mental forms); the mixing of rajas and tamas produces Water (in which images and mental forms take on a defined but fluid appearance); and finally tamas in solitaire congeals the thought forms that are transformed into material energy, that which is physical.
From these transformations and from the constant interconnection of the three gunas the spectacle of the existing takes place, the three gunas are the primary cause of life and becoming, at the same time they are inseparable and therefore in the spiritual discipline of “returning home”, or rather of the real knowledge of one’s own nature, these gunas are considered functional pushes to project illusion (maya) and which act to “retain” the spirit in the cosmic dream.
Testo Italiano:
Nella visione della assoluta Esistenza-Coscienza, in termini di Spiritualità Laica, la creazione è un “apparire”, che si manifesta simultaneamente all’osservatore, sia pur considerata dall’osservatore stesso uno svolgimento conseguente allo scorrere del tempo nello spazio.
La manifestazione è di fatto un semplice riflesso nella mente del percepente che riesce a captarla ed elaborarla solo attraverso il “fermarla” nella coscienza (un simile processo avviene ad esempio nel sogno). Un singolo fotogramma della totale manifestazione che, sia pur sempre presente nella sua interezza, viene illuminato dalla coscienza individuale, visto nella mente e srotolato nel contesto spazio-temporale e denominato “processo” del divenire.
E qui sono necessarie alcune delucidazioni sul significato delle tre “guna” (qualità) o “forze” che agiscono nel mondo delle apparenze.
In verità queste tre spinte energetiche non appartengono soltanto alla tradizione indiana, sono presenti anche in tutte le altre filosofie e cosmogonie elaborate in varie culture. Ma in India da tempo immemorabile i cercatori della verità hanno cercato di comprendere il “funzionamento” della vita e perciò lo studio sulle varianti energetiche che creano e sostengono e distruggono il mondo sono state profondamente analizzate.
Le tre guna rappresentano i tre aspetti del divino, dove “rajas” (moto) rappresenta la spinta creatrice, Brahma, che irradia la vita, una sorta di Big Bang in espansione; “tamas” (stasi) simboleggia Shiva che ferma la ruota del divenire per infine riscoprire la verità dietro le forme, insomma le “distrugge” (come si dice in gergo); mentre “satva” (armonia), che è l’emblema di Vishnu, sta a significare l’equilibrio instabile tra le spinte energetiche di azione ed inerzia che consente alla vita di esprimersi nella mutevolezza.
Questi tre aspetti, in varie gradazioni trasformative, creano i cosiddetti cinque elementi che avviano il processo esistenziale. Ovvero: satva puro rappresenta l’Etere (lo spazio vuoto, la coscienza); mescolato con rajas diventa Aria (la mente sottile nel suo potenziale concettuale); rajas da solo significa il Fuoco (la mente che crea le forme mentali); il mescolamento di rajas e tamas produce l’Acqua (in cui le immagini e le forme mentali assumono una sembianza definita ma fluida); ed infine tamas in solitario rapprende le forme pensiero che si trasformano in energia materica, ciò che è fisico.
Da queste trasformazioni e dall’interconnessione costante delle tre guna si svolge lo spettacolo dell’esistente, le tre guna sono la causa prima della vita e del divenire, allo stesso tempo esse sono inseparabili e quindi nella disciplina spirituale del “ritorno a casa”, ovvero della conoscenza reale della propria natura, queste guna sono considerate spinte funzionali a proiettare l’illusione (maya) e che agiscono per “trattenere” lo spirito nel sogno cosmico.