L’Azerbaigian risponde alle accuse infondate dell’Armenia su apertura del Parco dei Trofei Militari a Baku_14 aprile 2021

Il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica dell’Azerbaigian ha divulgato un Commento del Dipartimento del Servizio Stampa in relazione alla dichiarazione del Ministero degli Esteri dell’Armenia sull’apertura del Parco dei Trofei Militari a Baku.

Il documento sottolinea come “L’isteria del ministero degli Esteri dell’Armenia per l’apertura del Parco dei Trofei Militari nella capitale Baku e la mostra di trofei e attrezzature militari distrutte durante i 44 giorni di guerra patriottica, dimostrano che i tentativi dell’Armenia di ricattare l’Azerbaigian non hanno limiti.

L’Azerbaigian ha liberato i suoi territori occupati illegalmente per quasi 30 anni, con il diritto, garantito dalla normativa internazionale, a seguito della guerra patriottica, ha assicurato la sua integrità territoriale a scapito del sangue e della vita dei figli dell’Azerbaigian. Certamente, come è ampiamente accettato nella pratica mondiale, è nostro diritto morale immortalare per sempre questa gloriosa vittoria attraverso parate, parchi, musei e altri strumenti. Per quanto riguarda i manichini dei militari armeni, che hanno preso parte alla guerra, esposti nel parco, è usanza esporre manichini nei musei militari di molti paesi del mondo. Il messaggio di questo Parco e delle composizioni qui esposte è inequivocabile: la grande Vittoria sulla politica di aggressione contro uno Stato e sull’occupazione illegale, è un trionfo del diritto internazionale.

Per quanto riguarda le accuse di saccheggio e odio del ministero degli Esteri dell’Armenia, le conseguenze della politica mirata di distruzione e saccheggio compiuta dall’Armenia a livello statale nei nostri territori liberati sono oggi davanti agli occhi di tutto il mondo. La dichiarazione di un paese, che ha distrutto il nostro patrimonio storico, culturale e religioso, ha saccheggiato le nostre risorse naturali e si è appropriato della proprietà di un milione di persone per 30 anni, violando i loro diritti fondamentali, è off-limits. Un paese, che ha eretto una statua al boia fascista Garegin Nzhdeh a Yerevan, ha fatto un eroe di Monte Melkonian, terrorista internazionale, che ha sulle mani il sangue degli azerbaigiani della prima guerra del Karabakh, e ha eretto un monumento a Soghomon Tehlirian, che calpesta una testa mozzata, non ha nessun diritto di parlare di odio.

Consigliamo ancora una volta al Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia di astenersi da una retorica piena di menzogne e calunnie sulla questione dei “prigionieri di guerra”, espressa in ogni occasione. Come abbiamo più volte affermato, i membri del gruppo di sabotaggio inviato in Azerbaigian a fini terroristici un mese dopo la dichiarazione trilaterale firmata dal governo dell’Armenia, non possono essere considerati “prigionieri di guerra”. L’Azerbaigian è sempre impegnato nei suoi obblighi, adottando tutte le misure necessarie per attuare la dichiarazione congiunta del 10 novembre 2020, compreso il ritorno dei prigionieri di guerra armeni in Armenia in un breve periodo.

L’Armenia, invece di scusarsi per le sue attività distruttive in violazione dell’accordo trilaterale, con le sue accuse infondate, così come con la campagna falsa e calunniosa contro l’Azerbaigian, dimostra che questo paese è ancora ostile, impreparato alla normalizzazione delle relazioni basate sul diritto internazionale, e quindi non ha tratto conclusioni da quanto è accaduto nel passato prossimo.

Barbara Cassani
Addetto Stampa
Ambasciata della Repubblica dell’Azerbaigian

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