Il 6 aprile è stata pubblicata sul portale del Ministero della cultura (MiC), ma ha subito fatto gridare allo scandalo e mi auguro sia impugnata da moltissimi candidati, la graduatoria provvisoria dei 500 ‘vincitori’ della selezione per il conferimento di incarichi di collaborazione con le Soprintendenze Archeologia Belle arti e Paesaggio (SABAP), compresa la speciale di Roma e la nazionale per il patrimonio culturale subacqueo. Un bando poco trasparente ha prodotto, com’era prevedibile, una procedura di cooptazione arbitraria, ancorché provvisoria (ma il caso-scuola della Segreteria di Pompei impone prudenza!), di archeologi, architetti, storici dell’arte, ingegneri e assistenti tecnici di cantiere avvenuta senza valutarne titoli ed esperienze mediante l’esame del curriculum: si richiedevano solo una lettera motivazionale e una presentazione personale.
La scelta dei 500 è stata affidata ad una commissione d’ignota composizione che, questo è già palese, non ha seguito un criterio univoco ma sembra avere trovato il suo faro nell’assecondare le altrui convenienze: ora delle università (o meglio, di alcune università), ora dei più ‘forti’ funzionari e dirigenti delle singole SABAP, non senza scambi di favori tra questi due mondi. Ho esaminato, finora, solo gli elenchi relativi all’estremo Sud Italia e alla Soprintendenza nazionale con sede a Taranto e molte forzature sono già evidenti: dalla candidatura di alcuni ex dipendenti MiBACT, ora vincitori ora esclusi senza spiegazione apparente, ai soci di una delle tante cooperative/società di archeologi di fiducia di una SABAP selezionati in massa mentre ad altri è stata sbarrata la strada, ai ‘richiamati in vita’ dopo che da anni avevano optato (sia pure forzatamente) per l’insegnamento o, ad esempio, per la professione di guida. E che dire della mancata pubblicazione della posizione in graduatoria dei ‘non vincitori’ per ciascuna SABAP?
Che la TRASPARENZA AMMINISTRATIVA non sia mai stata una priorità del MiC e dei suoi ‘predecessori’ è cosa nota; oggi più che mai, però, al raggiungimento di ogni nuovo vertice di opacità, segue a stretto giro un traguardo ancora più impensabile del precedente. Accessi agli atti e ricorsi sono i soli strumenti utili ai candidati per tentare di fare chiarezza. Auspico che siano in tanti a scegliere questa strada, invece di cedere all’autocommiserazione e/o coltivare ancora la speranza di essere i prossimi favoriti dalla sorte (diciamola così) in occasione dell’ennesima selezione non avente carattere concorsuale.
Margherita Corrado (Senato Gruppo Misto – Commissione Cultura)