Roma: debito sanitario calabrese, la maggioranza di governo boccia la risoluzione di Sapia (Alternativa c’è) che ne prevedeva l’azzeramento

«La maggioranza di governo ha bocciato una risoluzione di Alternativa c’è, di cui mi ero occupato riguardo alla richiesta che l’esecutivo Draghi ridefinisse i criteri di ripartizione del Fondo sanitario nazionale sulla base dei dati di morbilità e co-morbilità dei singoli territori regionali e dei relativi livelli di vulnerabilità sociale. Nella stessa risoluzione avevo chiesto di utilizzare una parte del Recovery Fund per azzerare in via definitiva disavanzi e debiti delle regioni, tra cui la Calabria, penalizzate dai criteri vigenti di ripartizione delle risorse destinate ai Servizi sanitari regionali». Lo afferma, in una nota, il deputato di Alternativa c’è Francesco Sapia, che alla Camera siede in commissione Sanità. «Ora abbiamo la prova – accusa – che al governo non interessano le gravi differenze tra i Servizi sanitari del Sud e quelli del Nord; abbiamo la prova che il governo vuol mantenere il profondo squilibrio tra il Settentrione e il Meridione; abbiamo la prova che il governo ignora la causa principale delle diseguaglianze sanitarie, cioè che le regioni del Mezzogiorno ricevono meno soldi in rapporto ai rispettivi fabbisogni di cure. Disorganizzazione, appetiti criminali e dipendenza della politica sono innegabili, ma il primo problema, che ho sempre denunciato, è – sottolinea il deputato di Alternativa c’è – quello dei minori trasferimenti dello Stato ai Servizi sanitari del Sud. Si tratta di una storia che dura da oltre 20 anni e che il governo in carica vuole perpetuare. I viaggi della speranza e la disperazione dei malati calabresi continueranno nel silenzio di comodo, anche di certa opinione che si ferma al racconto della Calabria come terra ’ndranghetizzata, senza considerare le cause strutturali della malasanità regionale». «Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo – conclude Sapia – scrissero un libro a difesa del Mezzogiorno e dell’unità dell’Italia, intitolato “Se muore il Sud”. Il governo lo ricordi e si faccia una domanda. Il Paese può ripartire, se i palazzi del potere dimenticano il Meridione?».

 

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