Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare la figura e l’operato di un autentico paladino dei diritti umani del mondo, il dott. Carlo Urbani, scomparso il 29 marzo del 2003 dopo aver contratto la SARS, sindrome che aveva contribuito a identificare per primo.
Non bastano le parole per raccontare l’altruismo generoso, lo spirito di ricerca, la curiosità intellettuale verso il prossimo che animavano le azioni del medico; fu insignito in qualità di presidente della sezione italiana di Medici senza frontiere del premio Nobel per la pace nel 1999, in ragione dell’impegno profuso in funzione dell’accesso ai medicinali e alle cure delle popolazioni più deboli.
Il denaro ricevuto fu successivamente devoluto a favore delle comunità più emarginate.
Impegnato per molti anni in Cambogia e Vietnam non cessò mai, nonostante le attrezzature di fortuna a disposizione e le difficili realtà incontrate in molte circostanze, di prodigarsi per il prossimo e approfondire le malattie endemiche ed esotiche dell’Estremo Oriente, rischiando spesso la propria incolumità fisica.
“Nella vita sono sempre più esigente. La superficialità mi è divenuta intollerabile, l’indifferenza mi fa diventare quasi violento. Si dice in genere che non esiste mai una situazione con il bianco e il nero ben distinti, ma che si può trovare della ragione o del torto ovunque. Io invece, per una dolorosa passione e romanticismo, continuo a credere che si possa dire “questo è sbagliato” o “questo fa schifo” senza titubare. Occorre saper distinguere dove sta il bene, e dove si annida il male. Le altre letture più equilibrate e moderate mi sembrano sempre più gravi ipocrisie. A tutto si tenta di trovare giustificazione. Sia nei fatti gravi che nel quotidiano. Io invece sto con quelli che dicono che l’Afghanistan non si bombarda, che il morto americano vale esattamente quanto l’ignoto pastorello afgano o iracheno, e lo stesso vale per Israele e gli abusi commessi in Palestina. Serpeggia un sentimento così fastidioso di razzismo, paura-rifiuto del diverso, superiorità sociale. Per me vivere all’estero dev’essere una testimonianza di barriere abbattute. Se sto in Vietnam, pur se continuo a sognare i miei dolci colli e saporiti salumi delle Marche, mi piace mangiare vietnamita, essere loro ospite quando capita scoprire i loro costumi e cultura, e a questo abituare i miei figli….” (lettera di Carlo Urbani 5 maggio 2002, AICU – Associazione Italiana Carlo Urbani Onlus)
Il CNDDU reputa doverosa la conoscenza da parte degli studenti di personalità straordinarie come quella Carlo Urbani, che coniugava alle profonde competenze professionali una sensibilità umana fuori dal comune. I diritti umani dovrebbero basarsi proprio sulla necessità di infondere negli studenti amore per il sapere e desiderio di impiegare le proprie conoscenze acquisite per migliorare la qualità della vita di tutti, a prescindere dalle condizioni economiche o dalla provenienza sociale e soprattutto indipendentemente dall’appartenenza a culture ed etnie differenti dalla nostra. La vera scienza è quella che rispetta l’uomo e l’ambiente senza speculare e svendere la salute pubblica in nome degli interessi personali. Per omaggiarne la memoria invitiamo i colleghi e gli studenti a lanciare l’onda virtuale #lacurachevince nelle aule digitali scrivendo una frase estratta dalla sua lettera o un pensiero originale condiviso dagli studenti.
“Mi capita di fare viaggi “sul terreno”, come si diciamo in gergo. Lì trovo l’essenza del mio lavoro, sento l’odore della povertà e delle privazioni che alimenta come benzina il fuoco che anima la mia passione.” (lettera di Carlo Urbani 5 maggio 2002, AICU – Associazione Italiana Carlo Urbani Onlus)
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU