Invito al convego/webinar di lunedì 22 marzo ore 20:00 su: “Casi di recupero/redenzione di mafiosi a seguito dell’esperienza carceraria in relazione alla storia della mafia”

Titolo: Le mafie e l’antimafia.

Sottotitolo: Criminalità economica e lotta alla corruzione: evoluzioni e soluzioni.

 

Relatori:          Piercamillo Davigo – già Presidente della II Sezione Penale presso la corte suprema                      di cassazione

Marco Lillo – Scrittore e giornalista de “il Fatto quotidiano”

Nicola Morra – Presidente Commissione parlamentare antimafia

 

Temi del convegno/webinar

  • L’evoluzione della specie dei corrotti: dalle mazzette dirette di Chiesa ai traffici di influenze triangolari, ai pagamenti incrociati a base di consulenze, nomine e appalti. La corruzione evoluta è imprendibile?
  • Spesso nei tribunali, nelle Procure e nelle carceri i paradossi della legislazione italiana implicano decisioni al limite della decenza e dove la giustizia diventa spesso ingiustizia. Cosa possono fare i giudici e cosa può fare la politica per migliorare questa situazione?
  • Quand’è che una legge può dirsi davvero «giusta»? E’ sufficiente minacciare una pena per dissuadere il ladro o il truffatore dal commettere un reato?
  • Il carcere è l’unica soluzione ed è più efficace e conveniente per lo Stato educare o punire?
  • La macchina burocratica e amministrativa è essa stessa un ostacolo alla giustizia?

 

 

 

Su Piercamillo Davigo: «L’unica riforma non inutile della giustizia è che lo Stato smetta di favorire i colpevoli».

Magistrato dal ’78, primo caso importante «l’ufficio Iva di Pavia. Vennero arrestati 29 impiegati su 30 che componevano l’ufficio. Ha iniziato la carriera come giudice a Vigevano per poi passare nel 1981 come procuratore al tribunale di Milano, dove è entrato nel pool di Mani pulite coordinato da Francesco Saverio Borrelli e del quale facevano parte tra i diversi magistrati anche Antonio Di Pietro, Gherardo Colombo e Ilda Boccassini. Dal 28 giugno 2005 è consigliere della Corte di Cassazione. Dal 2016 al 2017 è stato presidente dell’ANM (Associazione nazionale magistrati).  Dal 2018 al 2020 è stato Consigliere del CSM. Ha pubblicato diversi libri sia di argomento scientifico che divulgativo, tra i più recenti dei quali vanno citati La tua giustizia non è la mia. Dialogo tra due magistrati in perenne disaccordo (con G. Colombo, 2016), entrambi nel 2017 Il sistema della corruzione e Giustizialisti. Così la politica lega le mani alla magistratura (con S. Ardita), e In Italia violare la legge conviene. Vero! (2018).

 

Su Marco Lillo: dal 1996 collabora a L’Espresso e dal 1997 al 2000 è redattore e poi curatore della trasmissione mattutina della emittente Radio Capital[2], mentre nel 2000 è assunto come redattore di attualità del settimanale L’Espresso. Nel 2009 lascia il gruppo Espresso e prende parte alla fondazione del quotidiano il Fatto Quotidiano[1], del quale è inviato, ma anche azionista-giornalista (con una piccola quota) insieme a Marco Travaglio, Antonio Padellaro e Peter Gomez. Nel 2016 diventa direttore della neonata collana Paper First, di proprietà della società editrice Editoriale Il Fatto S.p.A.. E’ autore di inchieste basate su un autonomo lavoro investigativo come Vita da Schifani (scritta nel 2002 insieme a Franco Giustolisi), nella quale per la prima volta si svelano le cointeressenze societarie e i rapporti professionali del futuro Presidente del Senato con molti soggetti poi condannati per mafia. Per questo è stato citato in giudizio da Schifani, arrivando all’archiviazione perché l’articolo fu ritenuto veritiero. Lillo è autore anche dell’inchiesta esclusiva Casa nostra, pubblicata nel 2007 da L’Espresso, sugli appartamenti affittati a canone favorevole da enti e assicurazioni ai politici, e poi venduti a prezzi molto inferiori a quelli di mercato.

Nel dicembre 2016 Lillo è il primo giornalista a raccontare dell’inchiesta Consip, che vede indagati Tiziano Renzi e altri esponenti del Giglio Magico, ossia la rete che fa riferimento a Matteo Renzi, segretario del Partito Democratico, sulla quale verte l’ultima inchiesta del giornalista, Di padre in figlio. Il 27 giugno 2017 il PM Henry John Woodcock viene indagato per rivelazione di segreto d’ufficio poiché la sua compagna, la giornalista e conduttrice Federica Sciarelli, accusata di concorso in rivelazione di segreto d’ufficio, avrebbe fatto da tramite tra il magistrato e Lillo per la pubblicazione di materiale coperto dal segreto istruttorio.

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