Sopravvivenza bioregionale urbana: “Cominciamo dall’orto”

“Poi una mattina ci si sveglia, e si scopre che le risposte sono sempre state lì, sulla vecchia zappa arrugginita del nonno. C’è speranza per questa strana creatura che è l’uomo. C’è speranza…” (Stefano Andreoli)

Il 23 dicembre di quest’anno  ho ricevuto la visita di due studentesse universitarie che stanno facendo un’indagine sugli orti urbani a Treia e siccome ho la fortuna di averne uno a disposizione, un piccolissimo terreno entro le mura  che appartiene alla mia compagna Caterina, ho mostrato loro -a mo’ di esempio-  il nostro piccolo orto bioregionale. Prossimamente avrò a disposizione il breve video girato durante la visita e così potrete sentire il discorso che abbiamo fatto.

Il messaggio portante è quello di raggiungere  almeno una parziale autosufficienza alimentare. Nessun problema per i fortunati che dispongono di  un pezzo di terra in campagna, li si possono realizzare orti a volontà.  Ma anche se si vive in città, ove non esistono orti urbani,   se si dispone di un terrazzo o di un grande balcone, c’è la possibilità di superare questo handicap. Per prima cosa vanno scelti spazi rivolti a Sud-sud-ovest, dove il Sole garantisce diverse ore di luce. Poi va calcolato il peso che la struttura del balcone o del terrazzo deve sopportare, quindi le cassette con la terra vanno posizionate a ridosso o sopra i muri portanti dell’edificio. Gli scomparti dell’orto pensile vanno sistemati in modo da facilitare i movimenti sia per la semina, la raccolta e l’innaffiatura delle piantine.

Non sono necessarie competenze specifiche di botanica o di orticoltura, serve solo tanta buona volontà  ed il reperimento di sementi naturali, magari chiedendole a qualche amico contadino. Esistono anche diversi gruppi di seed-sharing che potete trovare su internet.

Si consiglia come prima esperienza di prediligere ortaggi che non hanno bisogno di particolari attenzioni, quindi: insalate da taglio e cicorie, cipolle ed aglio,  bietole e broccolacei, zucchine e zucche,  erbe aromatiche, peperoncini piccanti, topinambur e pomidorini gialli… seguendo una rotazione stagionale in modo da avere prodotti durante tutto l’arco dell’anno.

Per dare un senso naturalistico a  questo discorso aggiungo che è assolutamente necessario integrare la propria alimentazione con alcuni vegetali autoprodotti, questo per una ragione alchemica, ma se ciò fosse impossibile allora e -comunque- consiglio di andare a passeggiare in campagna a cercar erbe bioregionali  ed a questo proposito consiglio la lettura del seguente articolo: http://treiacomunitaideale.blogspot.com/2018/03/anche-le-piante-sono-dotate-di.html

Paolo D’Arpini 

Fonte: https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2020/12/24/sopravvivenza-bioregionale-urbana-cominciamo-dallorto/

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