Vitalità prorompente, creatività e doti artistiche riconosciute in Italia e all’estero con un centinaio di mostre e diverse opere in note Gallerie internazionali.
Con piacere torno ad intervistare (di recente l’avevo incontrato per “Messina. Web. eu”) il disponibile grande artista Giuseppe Messina
di Barcellona Pozzo di Gotto (Sicilia), città che giovanissimo, nel 1967, lasciò per trasferirsi a Roma, dove riuscì a superare le varie mode e correnti artistiche della capitale, imponendosi nel difficile mondo dell’arte.
Ecco la nostra intervista
– M° Messina, come ci informa la professoressa Maria Torre, sua biografa, è scultore, pittore, poeta, autore teatrale,attore e regista, ma anche giornalista che si occupa spesso di critica d’arte e letteraria. Ma cominciamo dall’inizio: lei quando ha scoperto di essere interessato all’arte?
– Confesso che non ricordo quando ha cominciato a contagiarmi il piacevole morbo dell’arte: probabilmente da bambino, visto che il Professore Nino Bellinvia ha scritto in un articolo, credo in occasione del mio quarantesimo anniversario di attività artistica, che un giorno di tanti anni fa, venendo a casa mia con suo padre, non avevano trovato sedie per sedersi perché tutte occupate dai miei acquerelli messi ad asciugare, tanto che mio padre mi rimproverò e me li fece sgombrare. Comunque ricordo un particolare preciso di un fatto accaduto pochi anni dopo quando avevo già 13 anni: in assenza dei miei genitori mi sono messo a scolpire il viso di Garibaldi sul primo gradino in pietra arenaria della scala esterna della casa dove abitavamo, cosi che, al buio della sera inoltrata, quando mio padre era sul punto di salire per rincasare, scivolò sulla rotondità della faccia scolpita, perciò accese un fiammifero per vedere meglio e, resosi conto della metamorfosi della pietra, capì chi era stato l’autore colpevole, tanto che mi ripagò con quattro scappellotti. Solo il giorno dopo alla luce naturale si soffermò ad apprezzare la mia opera e disse che, tutto sommato, avevo del talento.
– Per quanto riguarda la sua attività di scultore, lei ha realizzato anche opere pubbliche?
– Certamente: il monumento al poeta e storico Nello Cassata creatore di uno dei più importanti musei etnostorici d’Italia, che si trova a Barcellona Pozzo di Gotto, il monumento all’eroe della prima guerra mondiale Luigi Rizzo sul porto di Milazzo ed altre opere funerarie.
– Maestro, lei ad un certo punto ha deciso di lasciare la Sicilia. Come mai una tale decisione? Cosa cercava?
– Mai mi sarei allontanato dalla Sicilia, ma sono stato costretto, cacciato via dagli eventi. Se avessi trovato qui, quei presupposti di cui avevo bisogno, certamente sarei rimasto. Purtroppo per quelli come me qui non c’era avvenire. Ero curioso. Volevo scoprire altri mondi, altre occasioni che da queste parti mi era impossibile trovare. Volevo imparare cose diverse, confrontarmi con altre realtà, ma soprattutto volevo scoprire me stesso, la validità del mio pensiero, delle mie attitudini. L’occasione mi è stata offerto al momento del servizio militare: mi avevano preso come sott’ufficiale del genio pionieri e mi hanno offerto la possibilità di restare in Sicilia oppure andare a Roma. Senza esitare ho scelto la capitale. Successivamente mi hanno mandato al Ministero della Difesa a fare servizio all’Uff. Microfilm, con orario 08,00 – 14,00. Trascorrevo le mie ore, libero dal servizio, curiosando per la città; andavo a visitare le gallerie d’arte e gli studi degli artisti dove ho imparato veramente tanto. Ma non trascuravo di frequentare la “Casa della Cultura” di via Arenula, dove si tenevano convegni di alto livello culturale ed era facile incontrare il fior fiore di letterati (come Alberto Moravia), artisti anche di teatro e personaggi del cinema (come Nanni Loi, Pier Paolo Pasolini ed altri).
– Credo che, a questo punto, molti vorrebbero sapere come mai ha deciso di fare ritorno in Sicilia. Vuole spiegare il perché di tale decisione?
– Colpa dell’attrazione magnetica… La Sicilia ha un potere straordinario, fa sentire la sua voce, come fosse una sirena incantatrice ed il richiamo e talmente forte che non si può resistere, almeno che non si sia insensibili all’amore materno o costretti dagli eventi. La mancanza delle sue atmosfere, dei suoi profumi, dei sui sapori, del suo mito era insopportabile. Sognavo di fare ritorno perché sapevo che certamente qui avrei realizzato ciò che lontano da questa terra mi sarebbe stato impossibile.
– A cosa si riferisce, Maestro? Vuole essere più chiaro? Ha pensato di ritrovare quei presupposti che mancavano quando ha deciso di lasciare la Sicilia?
–Niente affatto. Sapevo bene che quei presupposti continuavano a non esserci, come non ci sono ancora, purtroppo. Comunque ero convinto di poter mettere a disposizione di tanti giovani la mia esperienza acquisita, tant’è che, dopo poco tempo, con il contributo di tanti ragazzi ansiosi di fare qualcosa di buono, ho dato vita al “Movimento per la Divulgazione Culturale”, un’associazione che si è fatta carico di tante iniziative che hanno permesso di mettere in luce diversi talenti, oggi affermati artisti e professionisti che operano anche nel campo della cultura. Abbiamo organizzato cose impensabili fino a quel momento nella città di Barcellona Pozzo di Gotto; pensi che dal 1983 al 1985 abbiamo realizzato persino un lungometraggio filmico di un’ora e 45 minuti sulla storia della stessa città, dalla preistoria fino all’attualità “Patrimonio archeologico culturale e realtà sociale di Barcellona Pozzo di Gotto” e, a proposito di filmato, non è stato il solo. Ci siamo interessati pure di teatro, tanto che, nel 1999, in occasione del bicentenario della nascita del musicista e patriota delle “Cinque Giornate di Milano” Placido Mandanici, nativo proprio di Barcellona Pozzo di Gotto, abbiamo messo in scena la sua vita arricchita da quattro sue opere musicali.
– Lo ricordo perfettamente come fosse ieri. Il testo teatrale è suo, no?
– Sì, è mio. Il titolo è “Lamento per Placido Mandanici ovvero onore al maestro”. Ricordo che l’ho scritto e sceneggiato in una settimana.
– Lei è dunque anche autore teatrale? Quante opere ha scritto per il teatro? Può ricordarci qualche titolo?
– Per il teatro oltre a quella dedicata a Mandanici ho scritto “Nel segno di Socrate”, messa in scena con gli studenti di alcuni istituti scolastici superiori di Barcellona Pozzo di Gotto e di Milazzo; “5 gennaio 1984 – Testamento teatrale” che poi sarebbe la data della morte del giornalista assassinato dalla mafia Pippo Fava, a cui ho dedicato l’opera; “Nel mitico regno di Eolo”, “Non sono Cyrano di Bergerac, opere messe in scena a Villa Piccolo di Calanovela a Capo d’Orlando; “Il tormento di Penelope” e “La collera di Odisseo”, messe in scena per gli studenti del liceo classico. In occasione de “I Giorni della Divulgazione della Cultura” (rispettivamente nel 2018 e nel 2019), sempre in scena a Barcellona Pozzo di Gotto, sono ste presentate le opere “La disperazione di Cassandra” e “La solitudine di Laerte”, oltre a diversi monologhi.
– Maestro Messina, lei ha detto prima che sognava di fare ritorno perché sapeva che certamente qui avrebbe realizzato ciò che lontano da questa terra gli sarebbe stato impossibile. Sappiamo, infatti, che ha potuto realizzare pregevoli opere scultoree, pittoriche e letterarie ispirate dalla mitologia classica. Lei crede veramente che lontano da quest’isola non avrebbe potuto creare tali opere?
– Assolutamente. Perché proprio questa isola è parte importante del centro del grande, classico universo culturale. In Sicilia il mito è palpabile, ispiratore per chi ha sensibilità e fantasia particolari. Qui sono nati dèi, semidei, eroi, il bello e il buono, ma anche ciclopi, ed altri mostri, purtroppo: il contrasto tra il bene e il male, in questa realtà, è palpabile, innegabile. Mi capisce cosa voglio significare?
– Capisco perfettamente… Lei, abitando in collina, occupa una postazione privilegiata: proprio da dove si domina tutto l’arcipelago eoliano che nel mito classico occupa un posto importante. Lei praticamente dialoga con Eolo, il Dio dei Venti.
– In questo mi sento fortunato: se non dialoghiamo poco ci manca, infatti non è un caso che i due primi poemi della mia trilogia dedicata ad Omero, “Odissea ultimo atto” e “La leggenda di Omero”, per buona parte sono ambientati proprio nel regno di Eolo.
– Maestro Giuseppe Messina, risulta, da articoli che abbiamo letto in alcuni giornali che lei sta trascorrendo questo periodo di pandemia in completo isolamento, ma senza oziare. Anzi sembra che stia preparando delle opere che saranno presentate in una mostra in occasione del suo cinquantacinquesimo anniversario di attività artistica e culturale che dovrebbe avere luogo, prima di tutto, nella sua città, a Barcellona Pozzo di Gotto. Pare che tra queste opere ci sarà anche un libro artistico particolare di grandi misure che spera di poter ultimare giusto in tempo. Ci vuole dire di questa sua opera straordinaria?
– Il libro menzionato da lei è in preparazione: ci lavoro da alcuni anni e spero di completarlo in tempo per la mostra da lei accennata. Si tratta di un volume di 70 pagine misurante cm 75 X 55, dette pagine si presenteranno in tela, con riproduzioni di opere pittoriche alternate a pagine scritte contenente un mio poema “Imbarcato all’alba”.
La copertina sarà in multistrato ligneo foderata con pelle di vitello, sulla prima pagina della quale sarà incastonato un altorilievo in bronzo di cm 40 X 50, dal peso di 25 kg. Questa, che sarà un’opera monumentale, avrà per titolo “Artes meae per unum vestigium”, praticamente una creazione simbolica contenitrice delle mie arti, la scultura, la pittura e la scrittura, che resterà esposta permanentemente nell’“Oikos Museion”, la mia casa museo dove abito.
– Dunque lei abita in una casa museo, che, naturalmente, sarà frequentata dai visitatori?
– Certamente. Si tratta di un museo d’arte a tutti gli effetti.
– Chi sono i visitatori dell’Oikos Museion?
– Naturalmente chiunque abbia il piacere di vedere opere artistiche, ma, soprattutto studenti accompagnati dai docenti.
– Oltre alle sue creazioni ci sono opere di altri artisti?
– Sì. si possono ammirare opere che ho comprato e anche quelle donatemi da altri colleghi conosciuti in campo nazionale ed internazionale.
La nostra intervista finisce qui e, intanto che ringraziamo il Maestro Giuseppe Messina per la sua cordiale disponibilità, porgiamo l’invito ai nostri lettori di andare a visitare la Casa delle Arti “Oikos Museion”, (previa telefonata al 338 4969216) per potersi rendere conto personalmente di come si possa rimanere affascinati difronte a tanta bellezza. da
Nelle foto: 1) l’artista Giuseppe Messina. 2) I due monumenti in bronzo dedicati a Nello Cassata. 3) Il maestro Giuseppe Messina scolpisce “Penelope”. 4) La scultura “Omero” in pietra arenaria di Lecce.
Rosario Fodale