La Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera: “Intervenga il Governo, il 95% dei dispositivi non è sicuro”
Roma, 17 dicembre 2020 – “Il Governo, anche attraverso il Commissario Arcuri, deve intervenire per garantire che le mascherine che usano gli italiani, con un fabbisogno di oltre 90 milioni al giorno, siano sicure e certificate. E questa sicurezza la possono dare le aziende italiane certificate e garantite che le stanno producendo in piena regola”, così la presidente della commissione Attività produttive della Camera, Martina Nardi, spiega il senso della risoluzione presentata assieme alla collega Elena Carnevali nella X e XII Commissione.
“Dall’ultimo report realizzato dall’Inail – spiega Nardi – emerge infatti come in Italia solo il 5% delle mascherine analizzate siano risultate idonee alle vigenti norme tecniche di conformità: il 95 per cento risulta invece non autorizzabile per varie cause come, ad esempio, l’assenza di report sulle prove effettuate sui dispositivi o di test report carenti o non conformi alle norme di riferimento. Sono dati allarmanti”.
Da qui la richiesta al Governo “di sostenere, nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie sulla concorrenza, le aziende italiane produttrici di mascherine chirurgiche e Dpi che hanno investito sul territorio e potenziato la propria capacità produttiva in un’ottica sostenibile dal punto di vista sociale, etico e ambientale”. La presidente Nardi insieme alla deputata Carnevali indica anche gli strumenti con cui il Governo potrebbe agire. “Riteniamo che sia utile – spiega Nardi – il contingentamento dell’autorizzazione ad immettere sul territorio nazionale dispositivi non marcati Ce, affiancato da un potenziamento dei controlli lungo tutta la filiera di produzione e vendita dei dispositivi medici. Inserire, inoltre, qualora la produzione diretta dello Stato non fosse sufficiente, mascherine chirurgiche e Dpi prodotti in Italia nei bandi di gara pubblici (a tutti i livelli territoriali) per l’acquisto di dispositivi medici di protezione, assieme allo stanziamento di ulteriori incentivi fiscali per sostenere la continuità economica e produttiva della filiera nei prossimi anni, al fine di mantenere una produzione nazionale di qualità e per non essere conseguentemente impreparati nel contrastare nuove possibili future pandemie”.
“Serve infine – conclude la presidente Nardi – cambiare delle disposizioni relative al payback per i dispositivi medici (introdotte dall’articolo 9-ter del Decreto Legge numero 78 del 19 giugno 2015) non fissando i tetti di spesa per il 2020. Si rende necessario rivedere il meccanismo al fine di superarlo per introdurre nuove risorse e misure ad hoc per incentivare e sostenere la ricerca e lo sviluppo di prodotti e processi innovativi per le aziende”