Cosa sono le “tecnologie esponenziali”? Sono tecnologie che non crescono in maniera lineare e sono contraddistinte da rapide accelerazioni alimentate dai risultati raggiunti progressivamente. Con riferimento alla legge di Moore una “tecnologia è esponenziale” quando raddoppia la potenza di elaborazione ogni anno, mentre il costo rimane stabile o addirittura diminuisce.
Per fare qualche esempio, stiamo parlando di Big data & Analytics, blockchain, nanotecnologie, intelligenza artificiale, IoT, realtà aumentata, etc.
Fino a pochi anni fa le tecnologie lineari dominavano il mondo della produzione, ogni cambiamento era di tipo incrementale ed ogni processo di miglioramento era addizionale e sequenziale. Oggi invece le tecnologie esponenziali ci danno la percezione di un mondo inafferrabile e sempre più mutevole e ci impongono di riprogrammare il concetto di cambiamento. E’ diventato difficile rendersi conto della velocità con cui il futuro sta arrivando perché non si tratta più solo di fare i conti con le tecnologie esponenziali, ma anche con i progressi combinatori con cui le stesse stanno dando vita a realtà sempre più sfaccettate; i processi tecnologici si combinano e si integrano dando vita a cambiamenti contro-intuitivi, completamente in antitesi rispetto alla capacità lineare dei nostri cervelli di fare proiezioni future. In uno scenario come questo, può sembrare ovvio ricordare che alla base di qualsiasi innovazione c’è comunque l’abilità, essenziale, peculiare e propria del genere umano, di ricombinare le tecnologie creando configurazioni sempre nuove e diverse. Diventa dunque, sempre più urgente, acquisire nuove skills che ci abilitino alla comprensione dei cambiamenti ed anche competenze trasversali, che ci permettano di affrontare il prossimo futuro con i giusti presupposti.
Ovviamente, in questo scenario di estrema complessità, anche le imprese si trovano di fronte alla necessità cruciale di cambiare, sia in termini di organizzazione che nella modalità di fare business.
Affinché tutto questo sia possibile è necessario acquisire una visione prospettica che integri nuovi mindset, innovazione nei processi aziendali e tecnologie abilitanti. Per cavalcare il cambiamento è necessario adottare una metodologia nuova che sia in grado di combinare soluzioni, competenze, creatività progettuale e cultura.
Nel business una delle caratteristiche del cambiamento tecnologico esponenziale è che esso, per definizione, inizia lentamente. Nei primi tempi, gli esiti dei progetti pilota possono dare la percezione che i risultati tardino a venire e che gli approcci metodologici innovativi non portino i miglioramenti incrementali tipici degli approcci tradizionali.
Ma se osserviamo meglio il fenomeno, possiamo verificare che ogni informazione-prodotto-servizio digitalizzato, segue una traiettoria di crescita esponenziale.
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Per spiegare meglio: dopo un primo andamento apparentemente ‘ingannevole’, dove miglioramenti e risultati procedono lentamente e linearmente, si arriva poi al gomito della curva’, ovvero al momento “disruptive” dove si crea rottura con i modelli del passato e da lì in poi la crescita dei risultati è rapida ed esponenziale. Alcuni esempi? Pensate a Uber, Airbnb, Amazon, Spotify, Netflix; si tratta di realtà che hanno adottato un preciso modello di organizzazione esponenziale e sono state completamente ignorate e incomprese nella fase di avvio; ora che sono esplose, che hanno superato l’uno – per parlare in termini di progressione esponenziale – non possono più essere fermate.
Va da sé che i progetti, se non valutati correttamente e/o interpretati in modo superficiale, appaiano come inefficaci con il conseguente rischio di portare l’azienda a non investire adeguatamente nell’innovazione. Per le imprese, il pericolo più grande rimane quindi quello di creare un gap incolmabile nei confronti delle aziende che invece agiscono secondo una visione prospettica, investendo budget e tempo nell’innovazione dei processi.
IL DILEMMA DI NON RINCORRERE O SUBIRE L’INNOVAZIONE
Per non cadere in errate valutazioni, ma soprattutto per non trovarsi nella condizione di rincorrere o subire l’innovazione, è consigliabile analizzare, pianificare e strutturare gli obiettivi, facendo sì che l’intera trasformazione dei processi venga gestita da talenti interni all’organizzazione stessa.
Per affrontare questo delicato processo esistono metodologie inclusive che possono aiutare a focalizzare rapidamente l’obiettivo e che grazie ad un approccio sperimentale sono in grado sia di generare nuove idee sia di fornire molteplici soluzioni. Ad esempio con il framework del Digital Discovery© è possibile sfruttare l’intelligenza collettiva delle persone all’interno dell’azienda, come driver per favorirne il cambiamento. Tali risorse, essendo a contatto diretto con il cliente, sono in grado di conoscerne necessità e bisogni in modo più mirato rispetto alle conoscenze che possono avere le persone deputate al management; con più dati ed informazioni è possibile quindi ottenere soluzioni diverse ed efficaci da cui far partire un progetto pilota interattivo, verificabile e modulabile sulla base delle diverse necessità, finalizzato al miglioramento delle dinamiche aziendali. La possibilità di intervenire con modifiche in corso d’opera rende questa metodologia performante in ogni scenario aziendale, permettendo di ottenere risultati ottimali e scalabili.
Intervenire all’interno di un’azienda per trasformare i modelli ed i processi di business non è un’operazione che può essere effettuata secondo una ricetta o una formula magica, poiché ogni situazione presenta delle criticità diverse ma, in ogni caso, deve essere guidata dalla conoscenza di quelle che sono le tecnologie abilitanti destinate ad aver uno sviluppo esponenziale e da una precisone certosina per il timing. “Bisogna azzeccare i tempi!”
Per fare qualche esempio tra le tecnologie esponenziali più promettenti, c’è l’intelligenza artificiale, le cui potenzialità sono state a lungo chiare, ma i cui risultati sono stati deludenti per decenni, fino ad oggi, quando i progressi nella potenza di calcolo e la disponibilità dei dati hanno portato a scoperte quasi quotidiane.
Anche la Blockchain sta seguendo un percorso molto simile.
Le nanotecnologie in sinergia con i sensori IoT permettono ormai una supervisione non solo dell’azienda ma anche dell’intera filiera produttiva.
Ad oggi le tecnologie esponenziali sono in grado di coprire diversi campi e fornire soluzioni affascinanti ma di fondo, per l’adozione e l’accettazione di queste realtà dirompenti, l’ostacolo piu’ grande resta sempre il modello lineare di pensiero umano che mal volentieri accetta il cambiamento; occorre tempo affinché i processi organizzativi e le culture si adattino a “nuovi modi” di fare le cose.
Finora, c’è stato un grande contrasto tra una visione stupefacente del futuro e le attuali limitazioni pratiche molto reali, ma la tecnologia cambia velocemente, e finalmente le organizzazioni stanno iniziando a capire che è necessario investire adesso per non venir tagliate fuori dal mercato. Le prime ad aver accettato la sfida delle tecnologie esponenziali sono senza dubbio le startup, con la loro capacità di creare culture organizzative a partire da zero, mutando semplici pensieri in realtà concrete e scalabili, si sono rese involontariamente modelli da seguire. Un valido esempio è quello che accade nel settore automobilistico dove Tesla stabilisce chiaramente lo standard con una visione moderna del trasporto a trazione elettrica, ed il resto dell’industria le corre dietro cercando di recuperare il ritardo.
QUINDI COME PUÒ ESSERE RISOLTO IL “PROBLEMA” DELLE TECNOLOGIE ESPONENZIALI E COME CI SI PUÒ MUOVERE IN MODO EFFICACE ALL’INTERNO DI UN TALE SCENARIO?
Attraverso la consapevolezza che il cambiamento tecnologico deve avvenire di pari passo con quello organizzativo, che tradotto in semplici azioni significa: investire più tempo, risorse e attenzione nelle persone. Ergo, paradossalmente, per ottenere il massimo dalla tecnologia le si deve dedicare meno tempo! Questa è la regola alla base di una corretta metodologia di innovazione digitale per aiutare le organizzazioni ad avere effettivamente successo nella trasformazione dei propri modelli di business. Inoltre, va aggiunto che ogni aspetto dell’innovazione non può essere affrontato dalle imprese attraverso l’utilizzo dei soliti strumenti e di atteggiamenti volti a creare solo contrapposizioni ed ostacoli. Ultima cosa ma non meno importante è la comprensione che queste innovazioni siano la naturale risposta-reazione dell’ecosistema planetario ai bisogni delle persone. Uber, Amazon, Netflix e tutti gli altri sono nati, esistono e crescono per risolvere problemi che altre organizzazioni o aziende preposte non hanno intercettato e a cui non sono state in grado di dare risposte. Laddove la maggior parte della gente vede in queste risposte una concorrenza sleale, io leggo invece semplicemente l’incapacità di aziende, enti e organizzazioni di interpretare la nuova realtà del contesto globale e di comprenderne i nuovi modelli di business.
In conclusione, quello che si evince da tutta una serie di analisi è la necessità di procedere senza perdere di vista il fattore HUMAN ben consapevoli però che l’impatto delle tecnologie e del progresso nelle nostre vite sarà sempre più frequente e sempre più dirompente.