Con l’Atto Senato 1-00298, pubblicato il 18 novembre 2020 (http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/Sindisp/0/1180487/index.html) – una mozione a mia prima firma sottoscritta da una decina di altri parlamentari del M5S -, si impegna il Governo a creare “un organismo indipendente apposito che abbia come proprio fine istituzionale il recupero delle opere d’arte indebitamente uscite dal territorio nazionale, attivando tutti i rimedi e gli strumenti giuridici che l’ordinamento pone a disposizione a tale scopo”. La tutela del patrimonio storico-artistico della Nazione è infatti garantita costituzionalmente e chi si occupa di tutela ha tra i compiti più delicati l’individuazione e il recupero di reperti archeologici e di opere d’arte trafugati e fatti uscire illecitamente dal Paese per arricchire musei e collezioni private di tutto il mondo. Un compito molto difficile da realizzare, non solo a causa della spregiudicatezza e degli strumenti economici pressoché illimitati di cui dispone la criminalità implicata nel traffico internazionale di antichità e oggetti d’arte. Nonostante la netta distinzione di ruoli e responsabilità sancita dal D. Lgs. 165/2001, infatti, l’Amministrazione dei Beni Culturali è ormai sempre più spesso prona agli umori del decisore politico, il che condiziona efficienza ed efficacia dell’azione di recupero dei capolavori finiti all’estero quando detta azione non sia, come oggi non è, una priorità del titolare del dicastero e del suo gruppo di lavoro. Recentemente lo stesso ex avvocato dello Stato Maurizio Fiorilli ha dovuto registrare l’inanità del Comitato ministeriale per le restituzioni, commentando il dissenso al recupero “massivo” dei beni trafugati (benché demaniali e dunque irrinunciabili per la Nazione) teorizzata dal Sottosegretario del MiBACT Bonaccorsi in Commissione “Cultura” il 21 ottobre u.s., sul presupposto che l’Italia non sarebbe in grado né di valorizzarli né di garantirne la conservazione (sic). Nello stesso tempo, oggetti d’arte e reperti archeologici sono esposti, per la stessa ambigua commistione dei ruoli lamentata sopra, agli umori del Ministro di turno, che se ne serve come di beni strumentali con valore meramente pubblicitario e/o economico del brand Italia. Lo dimostra in modo esemplare il caso del prestito al Louvre del disegno di Leonardo raffigurante l’Uomo Vitruviano: un vertice della cattiva gestione del patrimonio culturale pubblico, come ha ricostruito su base strettamente documentale nel saggio “A cosa serve Leonardo?” che Tomaso Montanari e Gino Famiglietti hanno appena pubblicato per “Scienze e Lettere”. L’indipendenza dell’organismo proposto mediante la mozione 1-00298, invece, grazie alla selezione pubblica della maggior parte dei componenti, scelti dalle commissioni parlamentari deputate mediante esame collegiale del curriculum e audizione, garantirebbe quella determinazione e quella continuità di cui necessitano l’azione legale e diplomatica che sola può condurre a buon fine le rivendicazioni di capolavori ai quali il rientro in Italia, e null’altro, assicura la piena valorizzazione come fonti di conoscenza garantita dal ritorno nel proprio contesto originale.
Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura)