L’altra mattina sono tornato apposta sui miei passi, anche se ero un po’ stanco dopo una lunga passeggiata ed ero ormai nei pressi della mia dimora. Sono tornato indietro avendo notato, poco prima, in una strada del mio quartiere dove crescono diversi ligustri, una signora munita di forbici tagliare parecchi rametti carichi di bacche. In questi giorni d’autunno i ligustri di Roma ne sono pieni. Li riponeva con cura, la signora, nel cofano della macchina. Saprà, mi sono chiesto, che sono velenose quelle bacche? Non lo sapeva, giacché quando l’ho informata, mi ha risposto: “Ecco perché ce ne sono tante”. Mi ha poi spiegato che le avrebbe fatte seccare per disporle nel presepe. Sicuramente non le aveva colte per mangiarle, farne marmellate, però a mio parere è stato giusto avvertirla. Un bambino, infatti, vedendole in casa, potrebbe essere tentato di assaggiarle e magari avere disturbi gastrointestinali. Difficile mangiarne tante e avvelenarsi, giacché non hanno sapore gradevole.
I ciuffolotti, ma forse anche altri uccelli, sono ghiotti di queste bacche. Le trovano molto gradevoli. In fondo è una buona cosa che vi siano erbe e frutti commestibili per gli animali e tossici per l’uomo, e viceversa. Dovrebbe essere così per tutti i frutti, così si eviterebbe di contenderseli. Quanti suggerimenti avrei potuto dare al Creatore se solo me lo avesse chiesto! L’uomo assolutamente non commestibile per la tigre, l’agnellino assolutamente non commestibile per il lupo e per l’uomo. Tutti erbivori e ad ognuno la sua erba, ad ognuno la sua bacca. Non sarebbe il caso, Signore, di rifare tutto daccapo?
Carmelo Dini