Antibiotici negli animali, ANMVI: ancora ‘fai da te’ e disinformazione

Antibiotici negli animali, ANMVI: ancora ‘fai da te’ e disinformazione

Il Presidente Marco Melosi alla presentazione della ricerca: “I comportamenti sbagliati sono minoranza ma gravi. L’antimicrobico-resistenza si batte solo con l’uso a norma di legge e di protocollo veterinario”

(Cremona, 19 novembre 2020)- “ In fatto di uso corretto degli antibiotici negli animali, dobbiamo stigmatizzare una minoranza di comportamenti sbagliati nei proprietari: il fai da te fuori dal controllo terapeutico veterinario che in alcuni casi è addirittura fuori legge e in danno al Servizio Sanitario Nazionale”. Così il Presidente dell’ANMVI  Marco Melosi alla presentazione della ricerca del Censis-Università di Foggia  (“Gli italiani e gli antibiotici: informazione, utilizzo e consapevolezza del fenomeno dell’antimicrobico resistenza”)  nel corso del webinar organizzato ieri in collaborazione con il Ministero della Salute, nella settimana mondiale della lotta all’antimicrobico-resistenza.

Comportamenti non conformi alla normativa- Nella ricerca del Censis, il 54,5% dei  proprietari di animali da compagnia interpellati dal Censis ammette di avere comprato l’antibiotico veterinario direttamente in farmacia, senza la prescrizione del Medico Veterinario che è obbligatoria per legge. Il dato si riferisce all’ultima volta in cui si è manifestata la necessità terapeutica, senza un particolare anno di riferimento. L’introduzione della tracciabilità informatizzata dei medicinali veterinari potrà contribuire a correggere questo comportamento, essendo diventata obbligatoria, dall’aprile del 2019, l’emissione elettronica della ricetta veterinaria.

Più bassa (4,2%) ma da stigmatizzare è la percentuale di coloro che hanno chiesto al proprio medico di famiglia di prescrivere per sé un antibiotico per uso umano e lo hanno poi usato sul proprio animale, un comportamento dannoso per la salute del pet e potenzialmente in danno al Servizio Sanitario Nazionale.  Fuori legge anche quell’1,7% che acquista antibiotici su Internet: in Italia e in tutta Europa l’acquisto on line di medicinali veterinari con obbligo di prescrizione veterinaria è vietato.

Comportamenti terapeutici scorretti- Per un utilizzo appropriato degli antibiotici veterinari, che ne preservi l’efficacia, non sono corretti i comportamenti di chi (9,7%) ha usato un antibiotico veterinario che aveva già in casa, senza il parere del Medico Veterinario curante e di chi ha fatto ricorso (4,2%) ad un antibiotico per uso umano avanzato dopo una cura personale o di un familiare/amico; il 15, 8% ha smesso di darglielo quando sono scomparsi i sintomi/lo ha visto migliorare, non rispettando il protocollo terapeutico veterinario.

“E’ invece molto confortante– osserva  Melosi- quel 98,6% di proprietari che dichiara di aver usato un antibiotico prescritto dal veterinario e di averlo somministrato secondo le sue indicazioni (91,8%)”.

Ma oltre al fai da te, è la disinformazione a generare percezioni sbagliate: “I dati ufficiali sugli antibiotici veterinari vanno conosciuti e bisogna saperli interpretare per non pagare il prezzo della disinformazione”– ha osservato Marco Melosi, soffermandosi in particolare sulle attività di controllo dei residui dei farmaci veterinari nei prodotti di origine animale.

Disinformazione sugli antibiotici in allevamento e negli alimenti–  Dalla ricerca del Censis emerge una tendenza a considerare “pericolosi” gli antibiotici utilizzati per curare gli animali allevati. Inoltre, l’81,6% del campione nazionale non sa che gli antibiotici non non si usano  per stimolare la crescita degli animali  e non sa (70,0%)  dei controlli su carni e uova per escludere l’esposizione alimentare alla presenza di residui antibiotici nel piatto: una evenienza che non si verifica, come da ultimo rapporto Ministero della Salute/ISS.

Ufficio Stampa ANMVI – Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani-

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