Il culto di San Michele Arcangelo a Massafra

 

Sulla rivista ArcheoMedia online n.21 del 1 novembre 2020 abbiamo letto con piacere un articolo ricerca dell’avv. Giulio Mastrangelo che è nato e vive a Massafra. Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Padova, svolge l’attività di avvocato libero professionista. Da sempre impegnato nel mondo delle associazioni (cattoliche, sportive, culturali, ambientaliste), promuove e organizza iniziative dirette alla tutela e alla valorizzazione dei beni naturali, archeologici artistici e storici del territorio e per il recupero di antiche tradizioni popolari. Nel decennio 1984-1994 si è interessato dei problemi di protezione dell’ambiente delle Gravine collaborando alla redazione di vari progetti per la istituzione di parchi naturali attrezzati in Puglia. Presidente dell’Archeogruppo “Espedito Jacovelli” di Massafra dal 1985 al 2002, ha collaborato alla attuazione del progetto nell’ambito del Programma d’iniziativa comunitaria Leader II quale componente del C.d.A. del GAL CSAJT. Dal 2003 è socio della Società di Storia Patria per la Puglia nonchè Ispettore onorario ai Beni archeologici della Soprintendenza Archeologica della Puglia. Ha partecipato, quale esperto della Provincia di Taranto, al progetto comunitario Interreg III C Caves Network. E’ cultore di Storia del Diritto Italiano presso la Università degli Studi di Bari – Facoltà di Scienze Giuridiche di Taranto.

Giulio Mastrangelo scrive….

Il culto per l’Arcangelo Michele nella nostra Città è antichissimo, pur se sancito formalmente nel XVIII sec.. Stando ai documenti, soltanto col Decreto 7 giugno 1721 veniva confermata dalla Congregazione dei riti la elezione fatta dal clero e dal popolo di S. Michele quale Patrono principale di Massafra, elezione poi confermata nel 1726 da Papa Benedetto XIV.

Il culto è molto più antico, risale al pieno Medioevo quando il Castello Massafra era sede di Gastaldato ove viveva una Comunità di diritto, usi e costumi longobardi, tramandati sino al 1800.
Come è noto, l’Arcangelo Michele era il Santo della Nazione Longobarda e non meraviglia affatto che fosse il santo protettore di una comunità longobarda come Massafra, ove il culto, in mancanza di documentazione scritta, è testimoniato da alcune denominazioni a livello toponomastico e da vari monumenti a livello archeologico.
Cominciamo col dire che nel nostro territorio l’Angelo per eccellenza è l’Arcangelo Michele e quindi quando troviamo un pittaggio, una contrada o una chiesa rupestre chiamata Sant’Angelo, siamo certi che fossero dedicati all’Arcangelo Michele.
Il pittaggio di Sant’Angelo
Circa i pittaggi, un documento del 1 ottobre 1641 ci informa che «il pittaggio di Sant’Angelo confinava con una casa di proprietà del Monastero di S. Maria della Giustizia di Taranto, prope castrum di detta Terra di Massafra». Tale pittaggio prendeva nome dalla chiesa di S. Angelo intra moenia, da non confondere con quella in contrada Torella.

Secondo Ladiana la chiesa di Sant’Angelo sarebbe da identificare con la cappella o chiesetta urbana sita ad ovest della Chiesa di S. Lorenzo (la ex Chiesa Collegiale o Matrice) nel giardino della stessa Chiesa; cappella che fu poi demolita per la costruzione della Cappella del Purgatorio alla fine del sec. XVIII e/o per l’ampliamento dell’abside della Chiesa Collegiata, pure alla fine del sec. XVIII.
Secondo Jacovelli, invece, detta chiesa era ubicata nei pressi della Porta della Cava nel tratto terminale nord di via La Terra, tra il Castello e l’attuale piazza Garibaldi. Un documento del 17 maggio 1642, riguardante la ribenedizione della chiesa di S. Angelo chiesta dal sac. Francesco Lazzaro, ci informa che la cappella era ubicata entro le mura «in contrada seu vicinato dicti la porta della cava iuxta domus Francesco de Nardi Lazzaro, iuxta domus Francesco de Flemme et altri confini».
Detta chiesa era molto più antica perchè già esistente nel Medioevo. È compresa nel documento più antico relativo alle chiese di Massafra, conservato nell’Archivio Segreto Vaticano. Nelle Rationes decimarum del 1324, in Casali Massafre sono attestate nove chiese e benefici (ecclesiae et beneficia) che pagavano la decima alla Camera Apostolica. Tra esse figura laEcclesia Sancti Angeli (la chiesa di Sant’Angelo) tassata per sette tarì. Si tratta ovviamente, al pari delle altre, di una chiesa privata (ecclesia dominicalis o titulus minor) in quanto all’epoca non c’era ancora un ente ecclesiastico assimilabile ad una parrocchia.
In seguito, è tra le chiese unite, incorporate e annesse al patrimonio della mensa capitolare con bolla del papa Gregorio XIII del 15 marzo 1582. Infine viene citata nelle Visite pastorali del 1606 (mons. Russo) e del 1649 (mons. Aquino). Rimane incerta la sua esatta ubicazione in quanto col tempo essa rimase abbandonata, non più officiata e quindi distrutta.
Contrada Sant’Angelo
Ma all’Arcangelo Michele è dedicata anche una delle più estese contrade extraurbane di Massafra. La contrada Sant’Angelo (Sànt’Àngele), nota anche come Serra di Sant’Angelo, costeggia per un lungo tratto da ovest la Gravina Madonna della Scala ed è limitata ad ovest da quella di Colombato. Vi si rinvengono i seguenti siti: complesso della chiesa rupestre di Sant’Angelo a Torella (con due cisterne di uso pubblico), la Grotta delle Navi, quella del Miele, Masseria S. Angelo costituita da due corpi separati; presso cui è un pozzo comunale e Masseria di Torella. La Masseria di Sant’Angelo, detta anche di Macchia di Monte, fu storico possesso dei Notaristefano che, a partire dal 1626, con Gian Lorenzo, incominciarono ad acquistare ed accorpare numerosi appezzamenti.
Grotta carsica di San Michele a Varcaturo
Oltre alla chiesa di S. Angelo all’interno dell’abitato, abbiamo altri due luoghi di culto dedicati a San Michele.
A nord della masseria Varcaturo esiste la grotta carsica di San Michele, citata quale cappella nel Catasto Onciario 1749 tra i beni feudali del marchese Michele Imperiali. Nel 1974 fu oggetto di indagine archeologica da parte dell’Archeogruppo: “gli strati più bassi raggiunti dalla ricerca archeologica, hanno restituito numerosissimi frammenti vitrei, pertinenti a tazze e ampolle, databili tra II-III e tra V-VII sec. d.C.”; negli strati più alti furono rinvenute diverse monete: alcune bizantine (X-XI sec.) ed una d’argento con le effigi di Ferdinando il Cattolico sul R. e di Isabella sul V., databile al 1503-1504; fu rinvenuta anche una crocetta plumbea che fu datata da Jurlaro 1974 al X-XI sec.. Detti ritrovamenti attestano che detta “cappella” era frequentata ed officiata come tale quantomeno dal VII-VIII secolo d. C.
Chiesa ipogea di sant’Angelo a Torella
Sant’Angelo a Torella è un complesso monastico ipogeico con vari ambienti disposti sui lati di un vasto cortile centrale che ospitavano le celle, i servizi e, naturalmente, la chiesa. È datato al XI sec. ed è scavato con la tecnica delle case grotte in vicinanza del centro storico di Massafra. La chiesa presentava ingresso ed abside affiancati, separati da un pilastro prima che la costruzione di un muro avvenuta nel XV secolo li separasse. In una nicchia di fronte all’ingresso si conserva l’affresco dell’Arcangelo Michele, datato al XII secolo, una prova dell’antichità del culto per il nostro Patrono.
Non è l’unica rappresentazione dell’Arcangelo nel nostro territorio. Infatti nella chiesa rupestre di San Simeone in contrada Famosa si conserva un altro magnifico affresco dell’Arcangelo Michele a figura intera, in abiti militari di Archistratigos delle milizie celesti.

Gli attributi dell’Arcangelo Michele
Nel Medioevo l’Arcangelo assunse un complesso di attributi, alcune pagani, altre cristiani, riflessi nell’iconografia. La principale è di guardiano armato del sacro bema nelle chiese contro i demòni nonché di difensore dei deboli. In occidente è rappresentato con la lancia, e talvolta anche con la spada in una mano, e con un globo nell’altra, come è raffigurato non solo a San Simeone a Famosa e a S. Angelo a Torella a Massafra ma anche nella cripta di San Nicola e in quella di Santa Margherita a Mottola.
L’Arcangelo è patrono anche di tutti i mestieri che si servono di bilance perchè è deputato a pesare le anime. Per la sua indole guerriera è il patrono della Polizia e della Pubblica Sicurezza. È patrono anche delle confraternite seppellitrici.

San Michele e la pastorizia
Il culto per San Michele era legato in antico anche alla pastorizia, alla transumanza e alla locazione dei terreni pascolativi. Non solo a Massafra, ma anche nell’intero territorio pugliese, due sono le feste del Santo: il 29 settembre e l’8 maggio. Si usava dire che le locazioni per l’erbaggio duravano da un Sant’Angelo all’altro, nel senso che le greggi entravano nei pascoli il 29 settembre, festa di San Michele Arcangelo, e ne uscivano l’8 maggio, festa dell’apparizione dell’Arcangelo Michele sul Gargano.

Un’altra antica usanza è legata alla data dell’8 maggio. Quando la festa patronale Madonna della Scala cadeva il 1° maggio, dopo la consegna delle chiavi, la processione e il giro al Borgo, la statua della Madonna della Scala tornava in piazza Garibaldi e per via La Terra raggiungeva l’antica Chiesa Madre. Qui la Madonna restava esposta alla venerazione dei fedeli fino alla domenica successiva, l’ottava appunto, quando con una nuova processione si riportava su in Paese facendo precedere la statua da quella di San Michele Arcangelo fino a raggiungere la chiesa parrocchiale di Santa Maria sita in piazza Garibaldi. Giova ricordare che i simulacri processionali di S. Michele sono due. Una delle due statue è sita sulla macchina lignea nell’antica chiesa matrice. Si racconta che quando essa veniva portata in processione si scatenavano terremoti, avversità atmosferiche e malattie, sicchè si è sempre preferito portare in processione l’altra. L’usanza dell’Ottava della Madonna è durata fino al 1927 allorchè la chiesa di S. Maria fu chiusa al culto e poi abbattuta.

Dal 1972, poiché non vi era più alcuna partecipazione dei fedeli, la processione di San Michele fu interrotta; fu poi ripresa nel 1992 grazie all’allora arciprete don Sario Chiarelli. Va ricordato che in occasione del Giubileo del 2000, il Maestro Nicola Andreace eseguì e fece dono di otto tele (ora esposte dietro l’altare maggiore della Collegiata), tra cui quella che raffigura il culto micaelico a Massafra.
Chiudendo queste note, si auspica che in futuro venga ripristinata anche l’Ottava della Madonna, portando in processione entrambi i Patroni, nostri protettori sia in cielo che sulla terra, la Madonna e san Michele.

Ricordiamo che l’autore Giulio Mastrangelo è nato e vive a Massafra. Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Padova, svolge l’attività di avvocato libero professionista. Da sempre impegnato nel mondo delle associazioni (cattoliche, sportive, culturali, ambientaliste), promuove e organizza iniziative dirette alla tutela e alla valorizzazione dei beni naturali, archeologici artistici e storici del territorio e per il recupero di antiche tradizioni popolari. Nel decennio 1984-1994 si è interessato dei problemi di protezione dell’ambiente delle Gravine collaborando alla redazione di vari progetti per la istituzione di parchi naturali attrezzati in Puglia. Presidente dell’Archeogruppo “Espedito Jacovelli” di Massafra dal 1985 al 2002, ha collaborato alla attuazione del progetto nell’ambito del Programma d’iniziativa comunitaria Leader II quale componente del C.d.A. del GAL CSAJT. Dal 2003 è socio della Società di Storia Patria per la Puglia nonchè Ispettore onorario ai Beni archeologici della Soprintendenza Archeologica della Puglia. Ha partecipato, quale esperto della Provincia di Taranto, al progetto comunitario Interreg III C Caves Network. E’ cultore di Storia del Diritto Italiano presso la Università degli Studi di Bari – Facoltà di Scienze Giuridiche di Taranto.

Didascalie immagini:
foto 1: affresco di San Michele a S. Angelo a Torella;
foto 2: affresco dell’Arcangelo Michele a San Simeone a Famosa;
foto 3: processione di San Michele negli anni ’50, Pietro Caragnano.

foto 4: l’autore Giulio Mastrangelo

Giulio Mastrangelo

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