“Tutelare i medici dipendenti per fronteggiare la drammatica fuga verso le strutture pubbliche, nonché come atto dovuto per una categoria professionale oramai stremata dall’emergenza sanitaria in corso”.
Rinnovo contratto di lavoro, equo trattamento e più garanzie per i dipendenti: l’appello del sindacato a tutela dei Medici degli Ospedali Religiosi
Al termine del Congresso Nazionale da poco conclusosi, l’ANMIRS – Associazione Nazionale dei Medici Dipendenti degli Ospedali Religiosi, sottolinea l’urgenza di concludere le trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale.
Tutelare il patrimonio professionale medico e concludere immediatamente le trattative per il rinnovo contrattuale. Sono queste le priorità, soprattutto alla luce dei nuovi sviluppi dell’emergenza sanitaria in corso, sulle quali urge rimettersi all’opera per ANMIRS, l’Associazione Nazionale dei Medici Dipendenti degli Ospedali Religiosi, nonché il Sindacato maggiormente rappresentativo a livello nazionale dei Medici dipendenti degli Ospedali Religiosi.
L’appello viene a gran voce direttamente dal Segretario Nazionale ANMIRS Dott. Donato Menichella, rieletto in occasione dell’annuale Congresso Nazionale appena conclusosi.
“Sarà assolutamente necessario salvaguardare un patrimonio nazionale nell’ambito della Sanità che è rappresentato dall’Ospedalità Religiosa, che da sempre opera al fianco di quella Pubblica e che insieme ad essa rappresenta la spina dorsale del Sistema Sanitario Nazionale – ha sottolineato Menichella al termine dei lavori, ricordando gli obiettivi prioritari per il prossimo biennio del suo mandato – Tutelare e proteggere in via prioritaria il patrimonio professionale rappresentato dai Dirigenti Medici e quindi metterli nelle condizioni di poter svolgere il loro compito con serenità e con successo”.
Per far sì che ciò avvenga e che si interrompa la fuga in massa verso le Strutture Pubbliche, è ora altrettanto essenziale che le trattative per il rinnovo contrattuale con l’ARIS (recentemente riavviate) si concludano al più presto perché, come ha sottolineato la mozione approvata dal Congresso Nazionale, “in questo momento particolarmente complesso per la categoria chiamata a profondere il massimo sforzo per fronteggiare la pandemia in atto, l’unico contratto collettivo nazionale del personale sanitario, pubblico e non, a non essere ancora stato rinnovato è proprio quello ARIS-ANMIRS”.
Se la categoria dei medici è senza dubbio tra le più stremate a causa dell’emergenza sanitaria in atto, quella dei medici dipendenti degli ospedali religiosi è una categoria la cui posizione è ancora più aggravata da una situazione ormai critica da tempo che li vede da un lato continuare senza sosta, con coraggio e spirito di sacrificio, a spendersi nella propria professione; ma dall’altro a fare i conti con condizioni lavorative spesso incerte e svalutate, soprattutto se rapportate a quelle di altri settori.
Non a caso, infatti, quella della fuga verso le strutture pubbliche è di fatto una realtà “che si può scongiurare solo se il contratto collettivo sarà rinnovato al più presto e solo qualora lo stesso, come richiesto dal Congresso, ottenga la parificazione sostanziale al trattamento economico già accordato alla Dirigenza Medica del settore Pubblico”. Perchè questo avvenga, ha chiosato Menichella, sarà necessaria, oltre alla buona volontà di tutte le parti negoziali, anche la collaborazione delle Istituzioni che dovranno necessariamente fare la loro parte per rendere possibile tutto ciò.