Il Nagorno Karabakh è la parte montuosa del Karabakh, territorio storico dell’Azerbaigian. Il nome stesso deriva da due parole azerbaigiane: “gara” – nero e “bag” – giardino. Dai tempi antichi fino all’occupazione dell’Impero Zarista, nel 1805, con il trattato di Kurakchai, questa regione era parte di diversi stati azerbaigiani, da ultimo il khanato di Karabakh. Nel 1828, alla firma del trattato di Turkmanchay, al termine della guerra Russia-Iran, seguì un massiccio trasferimento di armeni nel Caucaso del Sud, in particolare nei territori dei khanati azerbaigiani di Irevan (attuale Yerevan, capitale dell’Armenia) e di Karabakh. Il flusso migratorio è proseguito fino all’inizio del XX secolo. Successivamente è stato creato lo stato dell’Armenia nei territori dell’Azerbaigian e ampliato durante il periodo sovietico a spese della superficie azerbaigiana. Nel 1923 in Azerbaigian è stata creata la provincia autonoma del Nagorno Karabakh, i cui confini amministrativi vennero definiti in modo che gli armeni fossero l’etnia maggioritaria.
Il conflitto del Nagorno Karabakh è il risultato delle rivendicazioni territoriali e della politica di aggressione dell’Armenia contro l’Azerbaigian. Dopo la dissoluzione dell’Urss, l’Armenia ha avviato un’aggressione militare contro l’Azerbaigian, occupando il 20% dei territori riconosciuti internazionalmente dell’Azerbaigian, inclusa la regione del Nagorno Karabakh e sette distretti adiacenti, realizzando una pulizia etnica contro tutti gli azerbaigiani (più di 750 mila) in questi territori ed anche compiendo crimini di guerra e un genocidio contro civili azerbaigiani nella città di Khojali. L’Armenia, per coprire la sua aggressione, ha creato nei territori occupati dell’Azerbaigian un regime illegale fantoccio detto “repubblica del Nagorno Karabakh”, non riconosciuta da nessun paese, inclusa l’Armenia stessa.
Le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazione Unite (822, 853, 874 e 884 del 1993) e dell’Assemblea Generale (62/243 del 2008), le decisioni di altre organizzazioni internazionali, nonché tutti gli Stati Membri delle NazioneUnite hanno riconosciuto il Nagorno-Karabakh come parte della Repubblica dell’Azerbaigian, e hanno confermato la sovranità, l’integrità territoriale e l’inviolabilità dei territori riconosciuti internazionalmente dell’Azerbaigian e hanno richiesto all’Armenia l’immediato ritiro delle sue truppe dai territori occupati e il ritorno di tutti i rifugiati e profughi azerbaigaini nelle proprie terre.
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella sua sentenza del 16 giugno 2015 sul caso Chiragov e altri c. Armenia ha concluso che “il Nagorno-Karabakh e altri territori circostanti sono ora sotto occupazione” ed è l’Armenia “che esercita un controllo effettivo sul Nagorno-Karabakh e territori circostanti”.
Negli ultimi quasi 30 anni l’Azerbaigian ha cercato di far sì che i negoziati avessero successo e che la diplomazia, con la mediazione del Gruppo di Minsk dell’OSCE, portasse la pace nella regione. Ma l’atteggiamento oppositivo della controparte armena ha ostacolato ogni progresso. L’Armenia, in questi anni, ha sempre cercato di prolungare i negoziati, bloccare la risoluzione del conflitto e perpetuare lo status quo. Negli ultimi mesi l’Armenia ha aumentato in modo significativo l’importazione di armi e attrezzature militari e ha continuato ad espandere intensamente il proprio sistema di attacchi aerei per prepararsi ad una nuova Guerra, esplosa dal 27 settembre 2020.
A partire dal 27 settembre le forze armate dell’Armenia stanno deliberatamente ed intenzionalmente prendendo di mira obiettivi umani e infrastrutturali civili. Dal 3 ottobre continuano gli attacchi del fuoco dell’Armenia alla città di Ganja, la seconda più grande città dell’Azerbaigian, alla città di Barda ed anche ad altre città e insediamenti che non hanno nulla a che fare con l’area dei territori occupati dell’Azerbaigian. Ad oggi risultano uccisi 89 civili azerbaigiani, e 382 feriti.
La posizione dell’Azerbaigian si basa sul diritto internazionale e sulla giustizia. Sono ormai 30 anni che il popolo azerbaigiano subisce una grande ingiustiza, l’aggressione militare da parte dell’Armenia.
Oggi, l’Esercito dell’Azerbaigian protegge e difende l’integrità territoriale dell’Azerbaigian sul suo territorio. L’Azerbaigian non ha nessun obiettivo nei territori di altri paesi.
Vorremmo che la comunità internazionale sostenesse fermamente i valori, le norme e i principi sui quali è basato il diritto internazionale, condannando la politica di aggressione dell’Armenia, che viola gravemente la sovranità e l’integrità territoriale dell’Azerbaigian, i diritti umani di più 1 milione di rifugiati e profughi Azerbaigiani.
Attualmente la parte dell’Armenia sta attuando provocazioni con lo scopo di promuovere il cosidetto regime illegale chiamato “La repubblica del Nagorno Karabakh” istituito nei territori occupati del’Azerbaigian e a tal fine, fornendo informazioni false, sta utilizzando come strumento della loro propaganda i politici italiani lontani dalla questione.
Vi chiediamo cortesemente di essere vigili in relazione a questo argomento e di non cadere nella trappola della parte armena. Appoggiare le provocazioni dell’Armenia significherebbe toccare i sentimenti di più di 1 milione di rifugiati e profughi Azerbaigiani, privati dal diritto di ritornare alle loro case da 30 anni.
Vi chiediamo gentilmente di accogliere il nostro appello e di ascoltare le voci di oltre 1 milione di rifugiati e profughi Azerbaigiani.
Vi ringrazio anticipatamente per l’attenzione.
Cordiali saluti,
Sheida Rassoulzadeh