Novità in vista per la Chiesa dell’Ecce Homo nel quartiere Portapiana di Cosenza, purché non si perda altro tempo. Mercoledì 21 ottobre mi è stata trasmessa per conoscenza, dalla Soprintendenza ABAP del capoluogo bruzio, una nota inviata il 5 ottobre alla Direzione generale ABAP (Roma) e al Segretariato Regionale della Calabria. Preso atto delle mie segnalazioni di marzo 2019 e di luglio 2020 deploranti lo stato di conservazione precario, nonostante si tratti di un bene vincolato, del piccolo edificio di culto d’impianto cinquecentesco, compromesso “a causa dell’incuria di tutti i soggetti interessati”, la Soprintendente declina le iniziative assunte negli ultimi mesi. Se l’indisponibilità della proprietaria dell’immobile e del palazzo adiacente a consentire il sopralluogo, nel 2002, aveva frenato ogni iniziativa per i successivi 8 anni, l’incontro di luglio 2020 con la suddetta ha invece permesso di effettuare la ricognizione, con l’impiego di un drone, il giorno stesso (6 agosto) in cui l’Ufficio ne ha acquisita la disponibilità a cedere il bene, ribadita il 5 ottobre unitamente alla richiesta della somma di 5000 euro. Nel frattempo, la Soprintendenza aveva approntato la relazione tecnica sullo stato del manufatto, il computo metrico estimativo preliminare e il quadro economico dei “Lavori di restauro, consolidamento e miglioramento sismico della Chiesa dell’Ecce Homo”, per un importo previsto di poco inferiore a 450.000 euro, documenti inviati ai due destinatari della nota inoltrata anche a me. L’Ufficio territoriale di tutela, in sintesi, ha completato il percorso di sua spettanza e ha inteso informarne i vertici regionale e ministeriale competenti. La palla, a questo punto, passa a loro ma molto dipenderà dalla capacità/volontà della comunità locale e dei suoi amministratori, ad ogni livello, di voler scongiurare il rischio tuttora concreto e imminente di un crollo della chiesetta all’interno dell’assurda ‘scatola’ in cui è stata rinchiusa anni fa. Potrebbe infatti sbriciolarsi, in qualsiasi momento, quanto ha resistito al parziale collasso del tetto e del lato lungo che l’aula di culto ha in comune con l’edificio residenziale costruito a ridosso. Tergiversare ancora metterebbe a rischio la sopravvivenza di questo bene culturale di alto valore storico-artistico, nato verosimilmente come chiesetta rupestre aperta nelle pendici del colle del Castello e più tardi prolungata fuori terra: una deprivazione che la Cosenza storica non deve subire.
Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura)