L’architetto Gerhard Mahlknecht e il designer Florian Boje narrano il progetto architettonico dedicato al museo della fotografia di montagna LUMEN: dal concept al linguaggio stilistico, dal legame con il paesaggio e la storia a una visione globale in cui la fotografia diviene strumento di valorizzazione della montagna e della sostenibilità ambientale. Un guscio architettonico innovativo che accoglie un percorso espositivo e narrativo studiato per dialogare verso l’esterno, tra arte e storytelling.
Plan de Corones (BZ) 8 ottobre 2020 – Il progetto del museo della fotografia di montagna LUMEN, a 2.275 metri di altitudine sulla cima di Plan de Corones, è sorprendente in ogni suo aspetto: dall’ubicazione al modo in cui, grazie alla sua architettura esterna e interna, cala completamente il visitatore nel mondo della montagna. La progettazione architettonica e l’allestimento di questo innovativo spazio espositivo rivestono un ruolo importantissimo raccontato dalle parole dell’architetto Gerhard Mahlknecht e del designer Florian Boje (partner dello studio Giò Forma con Cristiana Picco e Claudio Santucci), coinvolti in un lavoro sinergico che si inserisce all’interno di un più ampio progetto nato per valorizzare una nuova identità culturale dedicata al tema della montagna di Plan de Corones.
LUMEN appare in perfetta sintonia con il paesaggio montano in cui è ubicato. Come è stato possibile?
G. M. Il progetto del museo è stato concepito in continuità con l’ambiente e la natura circostante, la storia del luogo e il valore culturale che Plan de Corones rappresenta. Il punto di partenza è stata la vecchia stazione dismessa della funivia preesistente, mantenendo il più possibile inalterata la spazialità interna, riprendendo la sezione a gradoni originale e aggiungendo un solo nuovo livello: il risultato è un edificio compatto, quasi monolitico, che riprende astraendole le volumetrie preesistenti, a cui si aggiunge il ristorante pensato in contrapposizione al corpo museale come un elemento orizzontale di vetro e cemento aggettante sul ripido pendio.
F. B. Il museo si sviluppa su più livelli, richiamando una sorta di percorso verticale tra i diversi piani e le rocce che si mostrano quando si cammina in montagna. Dall’interno dell’edificio gli occhi si rivolgono all’esterno, raggiungendo l’apice nella stanza dello “shutter”, dove la grande finestra circolare si apre sul paesaggio circostante. Tutto l’allestimento è infatti stato studiato in modo che l’arte fotografica si sviluppi come un racconto, attraverso strumenti e linguaggi che sanciscono il legame con la montagna e il paesaggio naturale.
Un guscio architettonico che è parte integrante del percorso espositivo e narrativo del museo…
F. B. L’intento di Giò Forma è raccontare storie: nel progetto del museo LUMEN abbiamo modellato gli interni come grossi volumi di luce, togliendo soffitti ed inserendo una maestosa scalinata ispirata alla montagna per creare un percorso esperienziale. Abbiamo utilizzato la vecchia sala d’arrivo della funivia per mettere in scena l’essenza della fotografia: qui è stato realizzato lo “shutter”, un’apertura che ricorda l’otturatore di una fotocamera, magnifico pezzo di arte cinetica che identifica LUMEN anche dall’esterno e suscita meraviglia ogni volta che aprendosi svela il panorama. Il precorso, creato assieme a Manfred Schweigkofler, fa vivere l’arte della fotografia come un racconto che alterna le foto dei grandi maestri a momenti suggestivi come sala degli specchi per “tuffarsi nell’immagine”.
Quali i materiali scelti per la sua realizzazione? Il progetto risponde anche a parametri di sostenibilità ambientale?
G. M. La scelta dei materiali è sempre stata fatta con l’intento di dare continuità all’ambiente circostante e al contempo conferire all’edificio un impatto ambientale il più possibile ridotto. Fatta eccezione per le strutture portanti che sono realizzate in cemento armato, per evidenti necessità legate alla natura geologica del terreno e al forte impatto del vento, si è scelto di utilizzare per il resto delle lavorazioni e delle finiture materiali naturali locali o riciclabili come legno, miscele di inerti, pietra e materiali isolanti naturali come fibra di legno e fibra di cellulosa. Materiali e organizzazione spaziale sono stati scelti anche per soddisfare requisiti di sostenibilità: l’involucro esterno dell’intera struttura, ad esempio, è progettato per raggiungere valori estremamente ridotti di trasmittanza, mentre i sistemi vetrati assieme alle strutture opache garantiscono il rispetto dei parametri energetici previsti dagli standard CasaClima A dell’Agenzia KlimaHaus.
Valorizzando gli spazi di una vecchia struttura dismessa dal 1986, il museo LUMEN si inserisce all’interno di un progetto culturale legato al tema della montagna innovativo e sostenibile in cui paesaggio, architettura, arte e storytelling si combinano in perfetta armonia. Uno spazio multisensoriale il cui filo conduttore è quello di rafforzare il carattere culturale di Plan de Corones, realizzando una struttura moderna e scenica che rispetta il contesto in cui è calata.