I PECCATI – JOHAN CRETEN. Una mostra organizzata dall’Académie de France à Rome — Villa Médicis

a cura di Noëlle Tissier

con il sostegno delle gallerie d’arte:

Almine Rech e Perrotin

Dal 15 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021

Académie de France à Rome — Villa Médicis

Viale Trinità dei Monti, 1 – Roma

Infoline: +39 06 67611

Ingresso:

Biglietto doppio per la mostra e la visita guidata di Villa Medici e dei giardini:

Intero: € 12; ridotto € 6
Biglietto solo per la mostra: € 6

Accesso gratuito per persone sotto i 18 anni.

Info e prenotazioni:

I Peccati | Johan Creten

L’opera di Johan Creten parla al turbamento interiore di ognuno di noi, come individui ma anche come società, trattando temi come la natura, la femminilità, il potere, la politica e la spiritualità.

Gay Gassmann, “T Magazine – The New York Times”

Inizialmente prevista nella primavera scorsa e rimandata a causa dell’emergenza Covid-19, sarà finalmente aperta a Roma, all’Académie de France à Rome — Villa Médicis, la mostra “I Peccati”, di Johan Creten, in programma da giovedì 15 ottobre 2020 fino a domenica 31 gennaio 2021.

Si tratta di un’esposizione che raccoglie per la prima volta in Italia un insieme di cinquanta cinque opere in bronzo, ceramica e resina, affiancate ad alcune opere storiche di Lucas Van Leyden (1494-1533), Hans Baldung (1484-1545), Jacques Callot (1592-1635), Barthel Beham (1502- 1540) e Paul van Vianen (1570-1614).

Classe 1963, Johan Creten è un artista precursore, inclassificabile e controcorrente che si è distinto nel panorama artistico degli ultimi anni in quanto figura forte, enigmatica e intrigante. Dotato di una visione estremamente attuale della nostra società, ha saputo ritagliarsi uno spazio specifico all’interno della scena internazionale della creazione contemporanea. Distintosi fin dagli anni Ottanta per l’uso innovativo della ceramica, è attualmente considerato una figura di spicco nel campo dell’arte contemporanea.

Creten parla di “Slow art” e della necessità di un ritorno all’introspezione: il suo è un movimento che va dalla miniatura alle figure monumentali e che ci permette di appropriarci del nostro tempo facendoci immergere in un’esplorazione del mondo con i suoi tormenti individuali e sociali, per un viaggio pieno di sorprese ed emozioni. Tra le sue caratteristiche più peculiari vi è un uso particolarmente virtuoso del bronzo nella realizzazione di sculture monumentali: un significativo esempio è rappresentato da “De Vleermuis – Il pipistrello”, che sarà esposto proprio nei giardini di Villa Medici nel corso della mostra.

Le sue sculture, realizzate appositamente per questa occasione tra il 2019 e il 2020, si aggiungono alle opere che scandiscono la sua carriera dagli anni Ottanta ad oggi e saranno abbinate a stampe, arazzi e bassorilievi del XVI XVII secolo appartenenti  alla sua collezione personale. Le opere storiche scelte dall’artista sono veri e propri riferimenti al suo processo creativo e ne rivelano le preoccupazioni, sia dal punto di vista artistico che storico, politico e filosofico. L’intreccio di queste opere all’interno dell’esposizione stravolge la nostra percezione da molteplici punti di vista, mettendo in discussione il futuro dell’umanità proprio attraverso il passato.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo con testi di Colin Lemoine e Nicolas Bourriaud, un’introduzione di Noëlle Tissier e fotografie di Gerrit Schreurs.

IL PERCORSO

La prima sala si apre con una serie di creazioni e ri-creazioni di opere concettuali del  1986.  Accanto  a “The Garden”  (realizzato  nel  1996-97  durante  la  residenza dell’artista a Villa Medici) e a opere più significative come “Présentoir d’Orange” (1989-2017) e “Plantstok” (1989-2012), questa sala mette in discussione il nostro rapporto con l’introspezione e la consapevolezza di noi stessi, evocando il concetto di paradiso perduto e di tentazione.

Nella seconda sala, una nuova monumentale opera in resina “Muses et Méduses”, iniziata nel 2005 e completata nel 2019, dialoga con brani della famosa serie metonimica “Odore di Femmina” (iniziata nel 1998) sulla seduzione, l’ambiguità dei sentimenti e le relazioni umane.

Una terza sezione riunisce opere altamente politiche tra cui il bronzo “Il prezzo della libertà” (2015), “Couch Potatoes” (1997) e una nuova serie di ceramiche, “Wargames” (2019).

Lungo la scalinata, si affaccia un gruppo di enigmatici bronzi a sollevare la questione della coscienza morale in una società coinvolta in un continuo movimento, in profonda mutazione. La scultura monumentale “The Herring” domina l’ultima sezione con i suoi 5 metri di altezza.

Una nuova scultura, realizzata in collaborazione con gli storici laboratori della Porzellanmanufaktur Augarten, rivisita una porcellana di Doccia e sarà presentata al pubblico per la prima volta.

Diffusa in tutto lo spazio, una nuova serie di “Bolders” in gres smaltato invita il pubblico a sedersi, prendere tempo, osservare le opere per scoprirne le connessioni e immergersi in magnifici dettagli: superfici di vetro scintillanti, significati nascosti e metafore.

“Con Johan Creten, i peccati non sono sette di numero. Sette, questa cifra implacabile, pari al numero dei sacramenti nella Bibbia e dei colli di Roma. Qui, i peccati  sono  infiniti  e  illimitati,  inesauribili.  Non sono numerabili, ma solo designabili. I peccati non sono tutti capitali, essi possono essere imperiali, imperiosi, periferici, insidiosi, insignificanti, invisibili. Sono sempre al disotto del calcolo e del linguaggio.

I sette peccati capitali valgono poco a confronto  della bassezza,  la barbarie, la noia, la mutilazione, il rimpianto, la melanconia ed il terrore, in breve, la vita. Così, le sculture di Johan Creten non  hanno nulla a che vedere con la morale o la sanzione, la ghigliottina o la censura. Esse parlano dei peccati, parlano della vita che infonde desiderio e dolore, speranza e pena, lussuria e collera, amore e morte, Eros e Thanatos.

Parlano della vita anfibia, tra Stige e Paradiso. Parlano della vita pulsionale, quando i cuori battono, quando i serpenti si attorcigliano, quando si spiegano le ali, quando si aprono le vulve, quando si sposta la tenda ed appare infine la verità nuda, quella Medusa ipnotica.”

Il peccato non sarà poi in fondo la forma stanca della purezza? Non indica forse la nostra condizione di uomini estremamente fallibili?  Il peccato non è forse, per riprendere le parole di Victor Hugo, una meravigliosa “gravitazione?”

Colin Lemoine

JOHAN CRETEN

© Clair Dorn
Nato nel 1963 in Belgio, Johan Creten è uno scultore fiammingo con sede a Parigi. Lavora in tutto il mondo, dall’Aia a New York, da Miami a Città del Messico. Ha esposto in particolare nelle sale rinascimentali del Louvre in dialogo con Bernard Palissy e al Museo Eugène Delacroix di Parigi, al Museo d’Arte Bass di Miami, alla Biennale di Istanbul, al MAMCO di Ginevra e al Museo Middelheim di Anversa.

Nel 1986, ha eseguito la sua prima performance nella metropolitana di Parigi in collegamento con la scultura “La Langue” (La Lingua), che esplora l’ambiguità semantica tra l’organo e i mezzi espressivi.

Nel 1991, espone a Sète (Francia) dopo la sua residenza a Villa Saint-Clair.

Nel 1994, un folto gruppo di ceramiche monumentali “politiche” è stato presentato da Christian Bernard a Villa Arson.

Nel 1996, è residente dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici. E nel 1998 presenta la sua prima mostra alla Robert Miller Gallery di New York con la sua emblematica serie “Odore di Femmina”. Nel 2000 vive in Messico e in Arizona.

Nel 2003, ha tenuto la sua prima mostra personale al Bass Museum of Art di Miami.

Tra il 2004 e il 2007, è stato il primo artista a completare una residenza presso la Manufacture Nationale de Sèvres in Francia.

Nel 2005, ha esposto una serie di opere in porcellana e gres di Sèvres nelle sale rinascimentali del Louvre in dialogo con Bernard Palissy.

Nel 2008, inizia la sua collaborazione con la Perrotin Gallery di Miami, con la mostra “Strange Fruit”.

Nel 2011, entra a far parte della galleria Almine Rech Brussels e Transit (Mechelen, Belgio) con la quale lavora dal 1990.

Nel 2009 è stato nominato per il Premio della Cultura fiamminga.

Nel 2013, è invitato e detiene la “cattedra” presso la Alfred University nello Stato di New York. Nel 2014 gli è dedicata una grande mostra personale “La tempesta” al Museo Middelheim di Anversa.

Nel 2014, inizia a progettare l’opera monumentale “De Vleermuis”. Iniziato in occasione di Leeuwarden-Friesland Capitale Culturale Europea 2018, per la città di Bolsward nei Paesi Bassi.

Nel 2015, un’intera sala è dedicata al suo lavoro nella mostra “CERAMIX” al Bonnefantenmuseum di Maastricht e poi alla Maison Rouge di Parigi nel 2016.

Nel 2016, investe il Centre Régional d’Art Contemporain di Sète con una grande retrospettiva “La Traversée” che riunisce una sessantina di sculture storiche e originali in ceramica e bronzo.

Nel 2017, presenta una nuova serie di sculture “8 Gods” alla galleria Almine Rech di Bruxelles, in mostra al Petit Palais per la FIAC (On Site). Mostra anche il suo lavoro a Istanbul con “Between Day and Dream” alla Galleria Pilevneli.

Nel 2018, “Sunrise/Sunset” viene presentato alla galleria Perrotin di Parigi,  aprendo su un monumentale “De Gier” in bronzo di 4,80 metri presentato nel cortile. Contemporaneamente, inaugura una grande mostra personale al Beelden aan Zee Museum dell’Aia, “Naked Roots / Naakte Wortels”, tanto sensuale quanto coinvolgente.

Nel 2019, presenta una selezione di alcune sculture monumentali in bronzo per il Parco delle Sculture I Pilane in Svezia, tra cui “De Vleermuis”, esposto sul piazzale del Petit Palais per la FIAC in ottobre.

Per il 2020, parallelamente alla mostra “I Peccati” presentata all’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, Johan Creten presenterà una mostra personale alla Perrotin Gallery di Parigi dal 17 ottobre al 20 dicembre 2020, intitolata “Entracte”.

L’opera di Johan Creten è rappresentata dalla Perrotin Gallery di Parigi, New York, Hong Kong, Seoul, Tokyo e Shanghai; dalla Almine Rech Gallery di Bruxelles e dalla Transit Gallery di Mechelen.

« L’opera di Johan Creten parla al turbamento interiore di ognuno di noi, come individui ma anche come società, trattando temi come la natura, la femminilità, il potere, la politica e la spiritualità. » Gay Gassmann, T Magazine – The New York Times.

« Le sue sculture abitano uno spazio tra due mondi, un’intercettazione surrealista ed espressionista del sogno erotico e della fisicità brutale. »

Claudia Barbieri, The New York Times.

NOËLLE TISSIER

© Marc Domage
Nata nel 1949 a Ourouer-les-Bourdelins in Francia, Noëlle Tissier si è diplomata alla Scuola Nazionale di Arti Decorative di Limoges e alla Scuola Nazionale d’Arte, Villa Arson a Nizza. Come scultrice, dal 1973 al 1990 ha esposto le sue opere in Francia e all’estero in varie istituzioni pubbliche e private, musei, luoghi d’arte contempo- ranea e gallerie.

Dal 1978 al 1987, ha insegnato scultura e ceramica alla Scuola di Belle Arti di Tolone, ed è stata poi direttrice della Scuola Municipale di Belle Arti di Sète dal 1987 al 1997. Nel 1987, ha fondato a Sète, Francia, la residenza per artisti Villa Saint-Clair, che ha diretto fino al 1997, e l’edizione di Villa Saint-Clair dedicata ai libri d’artista.

Curatrice dal 1988, Noëlle Tissier ha fondato e diretto un programma di residenza per artisti francesi ad Asaka City, in Giappone, dal 1993 al 1997, e ha promosso scambi tra Francia e Giappone con varie istituzioni. Dal 2006 al 2009 ha presieduto l’Associazione francese dei centri d’arte (d.c.a).

Dal 1997 al 2018 ha fondato e diretto il Centro Regionale d’Arte Contemporanea Occitana (CRAC) di Sète. Noëlle Tissier è membro del Consiglio di Amministrazione dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici.

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