Si è aperto oggi a Milano il processo d’Appello a carico di Vitaly Markiv, cittadino italo-ucraino, giudicato colpevole e condannato a 24 anni di carcere in primo grado per la morte del fotoreporter Andrea Rocchelli, avvenuta nel 2014 in un contesto di guerra nel Donbass, la zona dell’Ucraina allora occupata da separatisti filorussi. Con il giornalista italiano rimase ucciso anche il dissidente russo che gli faceva da interprete, Andrej Mironov, militante dei diritti umani, vicino ai radicali. Proprio una delegazione radicale era oggi presente di fronte al tribunale.
Giulia Crivellini e Igor Boni, tesoriera e presidente di Radicali italiani, con Riccardo Giorgio Frega, segretario dell’Associazione Enzo Tortora – Radicali Milano, Patrizia De Grazia e Daniele Degiorgis, coordinatori dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta di Torino, e Silvja Manzi, della Direzione nazionale di Radicali italiani, hanno dichiarato:
«Oggi si apre un processo importante, che deve essere seguito con attenzione. Noi abbiamo manifestato le nostre pesanti perplessità rispetto a una sentenza di primo grado che ha visto condannato il colpevole perfetto, l’unico soldato ucraino che poteva essere processato in Italia, per via della sua doppia cittadinanza. Abbiamo fortemente contestato le indagini a senso unico, condotte esclusivamente sul versante ucraino, senza considerare e indagare le responsabilità russe e filorusse. Abbiamo letto con preoccupazione le motivazioni della sentenza di primo grado, che contengono persino macroscopiche alterazioni storiche e mostrano una palese ignoranza del contesto nel quale è avvenuta la morte di Rocchelli e Mironov.
Ecco perché oggi siamo qui. Perché auspichiamo un giudizio sereno e scevro da pregiudizi e disinformazione. E per questo speriamo che venga accolta la richiesta della difesa di acquisire il documentario “The Wrong Place”, realizzato da un pool di giornalisti, che può aiutare a far luce su diversi aspetti tecnici non approfonditi nel primo grado. Ricordiamo, infatti, che la pubblica accusa non si è nemmeno recata sui luoghi dove si sono svolti i fatti per verificarli dal vivo, ma si è basata sulle mappe di Google.
Siamo qui con gli amici ucraini anche per manifestare loro la nostra solidarietà. Non si tratta di facinorosi nazionalisti, come troppa stampa intende dipingerli per screditarli. Si tratta di cittadini europei, integrati nella nostra società che credono nella giustizia e chiedono una giustizia giusta per Vitaly Markiv. E noi, con loro, la chiediamo anche per Andrea Rocchelli e l’amico Andrej Mironov.»
Con loro anche il coordinatore di +Europa Milano, Stefano Leanza, che ha concluso:
«L’obiettivo di perseguire giustizia per i giornalisti non può prescindere da un processo giusto e, prima ancora, da indagini complete e imparziali, che tengano conto di ogni circostanza. Giustizia giusta per Andrea e Andrej significa individuare il reale movente, la reale dinamica, i reali responsabili, mentre la sentenza di primo grado è piena di ombre lasciate irrisolte. Siamo a fianco dei giornalisti che muoiono in scenari di guerra e dei loro familiari e amici e, proprio per questo, non ci accontentiamo di ricostruzioni e sentenze che sembrano più costruite su teoremi che sui fatti».-