BRUXELLES, 11.09.2020 – Cinque attivisti di Greenpeace hanno scalato la facciata di 14 piani della sede della Commissione Europea, a Bruxelles, ed esposto uno striscione di 30 metri con il messaggio “Amazon fires – Europe guilty”. Lo striscione riproduce un foro nell’edificio attraverso il quale si vede l’Amazzonia in fiamme. Alcuni attivisti a terra hanno aperto invece degli striscioni in diverse lingue, su quello in italiano si legge “L’Europa griglia, l’Amazzonia brucia”.
Gli attivisti hanno utilizzato fumo e cenere finti per simulare gli incendi che stanno consumando la foresta amazzonica e che sembrano destinati a superare i drammatici record dello scorso anno. Il consumo europeo di prodotti legati alla deforestazione e al degrado forestale rende l’Ue complice di questi incendi. Greenpeace, insieme ad oltre 100 organizzazioni europee impegnate in campo ambientale e sociale, chiede che materie prime e alimenti immessi sul mercato europeo non siano legati alla deforestazione e alle violazioni dei diritti umani.
“Quel che sta accadendo in Amazzonia ci riguarda da vicino: l’Ue importa grandi quantità di alimenti e materie prime come carne e soia destinata alla mangimistica, la cui produzione è strettamente legata alla distruzione dell’Amazzonia e di altri ecosistemi, alla crisi climatica in corso e alle violazioni dei diritti umani. Purtroppo, si tratta di prodotti che troviamo comunemente sugli scaffali dei nostri supermercati e i cittadini europei non dovrebbero essere complici inconsapevoli di questa devastazione” afferma Martina Borghi, campagna Foreste, Greenpeace Italia. “Ogni due secondi perdiamo un’area di foresta grande quanto un campo da calcio: abbiamo urgente bisogno di una normativa europea in grado di garantire che gli alimenti e le materie prime che arrivano sulle nostre tavole rispettino criteri di sostenibilità ambientale e sociale ambiziosi e chiari” conclude Borghi.
L’Unione europea è responsabile di oltre il 10 per cento della distruzione delle foreste del mondo, principalmente a causa di prodotti come carne, soia destinata alla mangimistica, olio di palma e cacao. Nel 2014, l’Ue è stata responsabile del 41 per cento delle importazioni globali di carne, del 25 per cento di quelle di olio di palma e del 15 per cento di quelle di soia (in gran parte utilizzata come mangime). Dopo anni di attesa, la Commissione europea si è impegnata ad elaborare, nel 2021, una nuova normativa per affrontare gli impatti negativi dei consumi Ue sulle foreste del mondo. A questo proposito, lo scorso 3 settembre ha aperto una consultazione pubblica per conoscere il parere dei cittadini europei sul tema e chiedere quali misure adottare per affrontare il problema.