Una riflessione che spesso mi accompagna durante l’iter necessario per l’espletamento delle cose da sbrigare ogni giorno, siano esse in chiave di comportamento con chi ci sta di fronte, ma soprattutto durante il disbrigo di quelle commissioni, importanti o meno che siano, che ci capita di dover fronteggiare nel corso delle varie giornate che trascorriamo in luoghi pubblici, è la seguente: tutto è risolvibile, secondo il dna bancario, anche ciò che per gli altri viene bocciato di primo acchito.
Dico subito che, quanto vado dicendo, non si presta, per la sua complessità, ad una semplice anamnesi da uomo della strada, ma andrebbe vista da un esperto in problematiche di natura sociologica. Ciò che possiamo però dire con certezza è che ogni categoria professionale, quindi anche la ex-nostra di bancari, presenta sfaccettature variegate che inducono ad affrontare i problemi da visioni o angolature diverse riconducibili all’esperienza acquisita da ciascuno nello specifico ambito professionale. Per fare un esempio, un medico quando parla, non è asettico nella sua dialettica tanto che gli scappa quasi sempre una qualche parola afferente alla sua specifica professione, per un giornalista succede di parlare facendo appello agli arnesi del suo mestiere e così via per tutte le altre professioni, e la cosa mi pare abbastanza comprensibile…
Per quanto ci riguarda invece, ma non so se si tratti di mera impressione personale, il discorso pare molto diverso, e mi spiego. Mi pare che questa nostra professione di bancari ci abbia plasmato sulla convinzione che, a questo mondo, tutto è possibile tranne sconfiggere la morte (ma anche qui riteniamo, forse supportati da errata presunzione ovviamente, di avere una qualche arma valida in più fino a quel giorno che nessuno vorrebbe).
Come detto dianzi, il perché di questa presunzione, risiede sulla nostra ex formazione professionale che ci ha impregnati di quella falsa sicurezza (ma non sempre, anzi !) secondo la quale esiste sempre una soluzione ad ogni problema in virtù di quello stato di presumibile dominanza che ci ha “plagiato” nell’ambito finanziario al punto da poter trovare qualsiasi strada per fronteggiare qualsiasi problema. Per questo, ancor oggi, pur senza presunzione di altra natura rispetto a quella di cui sto parlando, ci sentiamo “sicuri” dentro, grazie a questo nostro mondo che ci ha fatto conoscere migliaia di sfaccettature sociali, economiche, sanitarie, industriali ecc.ecc., tant’è che un giorno mi spinsi a scrivere che un funzionario di banca, grazie ai suoi innumerevoli contatti in contesti sociali diversi, è come avesse aggiunto altri diplomi di laurea a quelli eventualmente già esistenti.
E questo mi par anche vero in quanto, l’esperienza che ci ha piacevolmente costretti ad avere contatti con l’industriale edile, metalmeccanico, piuttosto che con il primario ospedaliero o produttore agro-alimentare ecc., – e ciò attraverso un comun vile denominatore chiamato denaro -, ci ha ”infarinati”, oserei dire con molta prudenza a 360 gradi, su quasi tutte le articolazioni professionali, in primis economico-sociali, per poi finire in quelle non meno importanti di tipo sanitario, agricolo, industriali, petrolifero ecc.ecc.
Insomma, mi par di poter dire, facendo appello alla vera modestia, che il nostro mondo ha imparato e sa coniugarsi con gli altri in maniera diversa rispetto agli altri, ricordando però – e questa potrebbe essere una ciliegina amara – che la predetta nostra sicumera riveniente dalla professione, potrebbe anche metterci di fronte a qualche amarezza, fors’anche ancor più amara del previsto, che costringerebbe, appunto perché tale, ad un ribasso delle nostre azioni.. sin qui ritenute a reddito certo come le obbligazioni !
Arnaldo De Porti
(Belluno-Feltre)