Una volta un’amica mi disse che secondo lei sperimentare la vita in un corpo materiale, rappresenta, per un essere umano, una continua possibilità di apprendimento e di evoluzione. Ma la scelta delle esperienze non è casuale: ci muoviamo ed agiamo spinti da “forze e pulsioni” che, nella loro complessa varietà di nomi e appellativi, non fanno altro che determinare il “movimento” nella nostra personalità nel vissuto quotidiano.
Personalmente ritengo che i diversi aspetti psichici da noi incarnati e le energie degli elementi che ci contraddistinguono formano una specie di “griglia” attraverso la quale noi riusciamo a percepire il mondo esterno e le situazioni sulla base della sintonia (od opposizione) incontrata. Ove questa “griglia”, il nostro modo percettivo, non aderisce con le situazioni e le emozionalità diverse che ci giungono dagli altri automaticamente sentiamo una forma di repulsione.
La nostra simpatia ed antipatia ed il genere dei rapporti empatici che possono essere instaurati con le persone con le quali veniamo in contatto dipende solo dalla configurazione del filtro interiore delle predisposizioni innate. Ma, allo stesso tempo, la comprensione che ogni aspetto della psiche o dei colori delle energie (elementi) dipende dal movimento nel caleidoscopio della mente di un qualcosa di indifferenziato che è alla radice della mente stessa, è importantissimo per riconoscere la comune matrice.
I diversi aspetti nascono in seguito alla separazione primordiale, Yin e Yang, e dai movimenti consequenziali delle propensioni e dal raggruppamento in cantoni di accettazione e repulsione sulla base dello specifico aspetto da noi incarnato in cui ci riconosciamo. Le opposizioni sono però solo completamenti della stessa energia archetipale, per cui le incomprensioni e comprensioni sono solo un “modus operandi” della mente ed un modo di riconoscere le affinità o le differenze, il fine della coscienza evoluta è comunque quello di riportare tutto all’unità.
Paolo D’Arpini
Fonte: https://bioregionalismo.blogspot.com/2020/08/emotional-and-archetypal-psychology-and.html
Testo Inglese
Once a friend told me that in her opinion, experiencing life in a material body represents, for a human being, a continuous possibility of learning and evolution. But the choice of experiences is not accidental: we move and act driven by “forces and drives” which, in their complex variety of names and appellations, do nothing but determine the “movement” in our personality in everyday life.
Personally I believe that the different psychic aspects we embody and the energies of the elements that distinguish us form a kind of “grid” through which we are able to perceive the external world and situations on the basis of the harmony (or opposition) encountered. Where this “grid”, our perceptive way, does not adhere to the different situations and emotions that come to us from others, we automatically feel a form of repulsion.
Our sympathy and antipathy and the kind of empathic relationships that can be established with the people with whom we come in contact depends only on the configuration of the inner filter of innate predispositions. But, at the same time, the understanding that every aspect of the psyche or of the colors of the energies (elements) depends on the movement in the kaleidoscope of the mind of something undifferentiated that is at the root of the mind itself, is very important in recognizing the common matrix.
The different aspects arise from the primordial separation, Yin and Yang, and from the consequential movements of propensities and from the grouping into cantons of acceptance and repulsion on the basis of the specific aspect embodied by us in which we recognize ourselves. The oppositions, however, are only completions of the same archetypal energy, for which misunderstandings and understandings are only a “modus operandi” of the mind and a way of recognizing affinities or differences, the purpose of the evolved consciousness is however to bring everything back to unit.
Paolo D’Arpini