Inizia oggi una mobilitazione globale di tre giorni dei “Fridays for Future” per l’Amazzonia. Greenpeace è al loro fianco

ROMA, 28.08.20 –  Inizia oggi una mobilitazione globale di tre giorni dei “Fridays for Future” per l’Amazzonia. Greenpeace è al loro fianco, mettendo a disposizione i propri canali social internazionali e invitando i propri volontari a unirsi all’iniziativa.

I “Fridays for Future” si mobilitano dal 28 al 31 agosto sostenendo tre richieste principali: fermare la deforestazione e le violazioni dei diritti umani; rendere le filiere sostenibili e diminuire drasticamente la produzione, il commercio e il consumo di carne e prodotti strettamente legate alla distruzione delle foreste e alle violazioni dei diritti umani; bloccare l’accordo tra Unione Europea e Mercosur.

Queste richieste arrivano in un momento drammatico: sebbene l’Amazzonia sia essenziale per la vita dei Popoli Indigeni e per la protezione del clima del Pianeta, la crescente deforestazione rischia di portare questa foresta pluviale tropicale ad un punto di non ritorno, trasformandola in un ecosistema più simile a quello di una savana, sebbene con molta meno biodiversità.

“Gli incendi continuano a divampare e solo nel mese di luglio sono andati in fumo 3.515 chilometri quadrati di foresta. Oltre che dal fuoco, i Popoli Indigeni, guardiani della foresta, devono difendere l’Amazzonia dalle invasioni degli accaparratori di terre, che utilizzano gli incendi come pretesto per espandere pascoli per il bestiame, piantagioni e attività di estrazione mineraria“ dichiara Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia. “Quel che sta accadendo in Amazzonia ci riguarda molto da vicino: l’Unione europea sta infatti discutendo l’approvazione del Mercosur, un accordo commerciale con Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay. Se approvato, creerebbe un quadro giuridico ed economico destinato ad aumentare il commercio – e quindi la produzione e il consumo – di carne, mangimi, biocarburanti e altri prodotti già fortemente legati alla distruzione dell’Amazzonia, all’agricoltura industriale, alla crisi climatica in corso e alla violazione dei diritti umani”.

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