Il “riconoscimento” della nostra vera natura avviene come nel passaggio dal sogno alla veglia, è naturale ed intrinseco in ognuno di noi. Quando sogniamo siamo immersi nel sogno e quella è per noi la sola realtà… Quando giunge il momento del risveglio ci sono delle avvisaglie che ci fanno percepire l’imminente cambiamento di stato. Come dire, abbiamo sentore dell’imminente uscita dall’illusione del sogno. Certo questa è semplice analogia poiché nel sogno e nella veglia, che sono condizioni mentali, non vi è vera illuminazione e realizzazione. Quel “risveglio” di cui parlo è l’intima essenza indivisibile, inavvicinabile dalla mente, ma la sua realtà è intuibile e sperimentabile nello stato di pura consapevolezza.
Nel processo di ritorno che sospinge ogni singolo essere verso quella pura consapevolezza avvengono vari miracoli e misteriosi cambiamenti. L’adattamento ai nuovi stati di coscienza coinvolge sempre e comunque tutto il corpo massa della specie, ma nella nostra dimensione umana noi siamo abituati al funzionamento a locomotiva, ovvero due passi avanti ed uno indietro, anche definito crescita per tentativi ed errori. Per questa ragione sembra che l’evoluzione manchi di linearità e continuità. Nella nostra civiltà abbiamo vissuto vari momenti che sembravano paradisiaci, che mancavano però di una comprensione olistica. Un po’ come avviene nel mondo animale in cui la spontaneità regna sovrana ma la coscienza è carente nella auto-consapevolezza e nella ragione.
Insomma dobbiamo poter integrare l’intuizione e la ragione nel nostro funzionamento e ciò fatto possiamo procedere a dimenticare il processo sperimentale per poter vivere integralmente l’esperienza in se stessa. Osservatore ed osservato non possono essere separati.
Per ottenere questo risultato le religioni consigliano la via “dell’amare il prossimo tuo come te stesso” mentre le filosofie gnostiche indirizzano verso l’auto-conoscenza.
Non scindiamo queste due vie, teniamole strette come due remi della nostra barca che ci aiutano ad uscir fuori dal pantano del “dualismo”.
In fondo, come possiamo considerare che qualcosa sia al di fuori di noi stessi?
Paolo D’Arpini
Fonte: https://bioregionalismo.blogspot.com/2020/08/lay-spirituality-way-back-to-what-we.html
Testo Inglese:
The “recognition” of our true nature occurs as in the passage from dream to wakefulness, it is natural and intrinsic in each of us. When we dream we are immersed in the dream and that is the only reality for us … When the moment of awakening comes, there are signs that make us perceive the imminent change of state. As if to say, we have an inkling of the imminent exit from the illusion of the dream. Of course this is a simple analogy since in dreaming and waking, which are mental conditions, there is no true enlightenment and realization. That “awakening” I am talking about is the intimate indivisible essence, unapproachable by the mind, but its reality is intuitable and can be experienced in the state of pure awareness.
Various miracles and mysterious changes take place in the return process that propels each and every being towards that pure awareness. Adaptation to new states of consciousness always and in any case involves the entire mass body of the species, but in our human dimension we are used to locomotive functioning, that is, two steps forward and one backward, also called growth by trial and error. For this reason it seems that evolution lacks linearity and continuity. In our civilization we have experienced various moments that seemed heavenly, but which lacked a holistic understanding. A bit like it happens in the animal world where spontaneity reigns supreme but consciousness is lacking in self-awareness and reason.
In short, we must be able to integrate intuition and reason into our functioning and this done we can proceed to forget the experimental process in order to fully experience the experience in itself. Observer and observed cannot be separated.
To obtain this result, religions recommend the way “of loving your neighbor as yourself” while the Gnostic philosophies point towards self-knowledge.
Let’s not split these two ways, let’s keep them tight like two oars of our boat that help us to get out of the quagmire of “dualism”.
After all, how can we consider that something is outside of ourselves?
Paolo D’Arpini