In allegato il video con la storia di Sonia, una bambina di 8 anni travolta dall’esplosione mentre festeggiava il suo compleanno
Due settimane dopo l’esplosione che ha travolto Beirut, capitale del Libano, molte famiglie vulnerabili nelle aree colpite hanno ancora un disperato bisogno di sostegno. Le famiglie vivono ancora in case con danni gravi strutturali e con accesso limitato all’assistenza sanitaria e ad altri servizi di base.
Anche se molti giovani volontari, organizzazioni e ONG hanno lavorato duramente per sostenere le comunità colpite, l’entità della distruzione e delle necessità della popolazione sono così grandi che c’è un urgente bisogno di maggiore sostegno per garantire alle famiglie un posto sicuro in cui vivere e l’accesso a cure mediche e psicologiche. È questo l’allarme lanciato oggi da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e garantire loro un futuro.
Per aiutare i più vulnerabili, Save the Children ha intensificato la sua risposta a Beirut. Ha sostenuto 734 famiglie distribuendo tende ed altri rifugi per chi ha avuto danni alle abitazioni, ha aperto spazi a misura di bambino dove i minori possono giocare in sicurezza e interagire con i coetanei, ha aiutato 245 adulti e bambini attraverso il sostegno psicologico e ha fornito 4.800 pasti caldi e pacchi di cibo per chi ne aveva bisogno.
Una valutazione effettuata da Save the Children su 470 famiglie in dieci delle zone più colpite di Beirut, mette a nudo la cupa realtà all’indomani dell’esplosione. La valutazione, condotta una settimana dopo l’incidente, ha riguardato quartieri entro un raggio di 4 km dal porto di Beirut. I dati hanno mostrato che:
• Una famiglia su quattro (24%) non aveva accesso all’assistenza sanitaria, con molte di loro che non riuscivano a seguire i trattamenti sanitari di routine o non riuscivano a procurarsi i medicinali.
• Il 17% delle case aveva soffitti crollati, l’11% aveva travi danneggiate e il 26% aveva subito danni ai balconi.
• 18 bambini erano stati temporaneamente separati dai genitori o non erano accompagnati.
• Il 32% delle famiglie ha riferito la necessità di supporto psicosociale per aiutare genitori e figli ad affrontare questa terribile esperienza.
Dai dati dell’Organizzazione, emerge questa triste realtà risultato dell’esplosione e aggravata dall’impatto della crisi economica che il Libano sta attraversando da quasi un anno. Un quarto delle famiglie coinvolte nell’esplosione non aveva o non ha attualmente membri con un reddito, con solo il 6% delle famiglie che è riuscita a mettere da parte dei risparmi.
Sonia, 8 anni, aveva appena spento le candeline sulla sua torta di compleanno e ne aveva portato un pezzo al suo vicino, quando è avvenuta l’esplosione il 4 agosto. “Piangevo disperatamente, avevo paura, avevo paura per mio padre”. “[A casa] Il muro lassù era rotto, e … questa è la cucina e quello è il soggiorno, anche questi [sono danneggiati]”.
La madre di Sonia, Georgie, ha raccontato: “Sonia voleva scendere le scale solo per vedere suo padre, [per controllare] se stesse bene, ha avuto un episodio di pianto senza fine. Poi penso che l’abbia superato, ma … ci sono cose che potrebbero essere cambiate nella psicologia dei bambini. Non vuole parlare di questo problema, ripete, “toglilo dalla tua mente, toglilo dalla tua mente”. Tutti i bambini che conosco hanno bisogno di qualcuno che si occupi di loro, per cambiare il loro umore”.
Gli ospedali sovraffollati e un’assistenza sanitaria privata insostenibile hanno contribuito a far sì che le persone non ricevessero cure mediche urgenti o di routine. Le donne incinte, i bambini e le persone con disabilità si trovano in una posizione particolarmente vulnerabile. Più della metà (55%) delle famiglie / persone intervistate da Save the Children ha raccontato di avere in famiglia in media due persone affette da malattie croniche o in condizioni mediche critiche.
“Non ho mai visto danni così grossi. Vedere il mio paese ridotto in questo modo, è terribile. Non è terribile per i giovani uomini e donne che sono stati uccisi? … Quelle persone le cui case sono state distrutte e sono state sfollate. Mio nipote ora non lascia uscire sua madre, non lascia che suo padre se ne vada. Sua madre deve andare a lavorare, lui non glielo permette, dice ‘E se tu morissi mamma? Chi ci crescerà?’. Un bambino di 9 anni, non è terribile? Continuo a non capire cosa sia successo” ha raccontato Juliet, una 84enne residente a Beirut.
Il recente aumento dei casi di COVID-19 in Libano potrebbe portare a necessità più stringenti che si ripresenteranno, come quelle per le popolazioni più vulnerabili del Libano, sottolinea nuovamente Save the Children.
“L’esplosione non ha fatto differenza tra ricchi e poveri: tutti sono stati colpiti. Ora che la polvere si è posata, le conseguenze disastrose per le famiglie a Beirut iniziano a manifestarsi. Molti non possono permettersi di riparare le proprie case danneggiate” ha dichiarato Jad Sakr, direttore nazionale di Save the Children in Libano.
“Le persone ci raccontano che la loro vita quotidiana si è trasformata ora nel dare la priorità a quello che si può spendere con i pochi soldi che hanno: cibo, riparazioni o farmaci per i propri figli. Il team di Save the Children sul campo, altre organizzazioni e i volontari stanno lavorando 24 ore su 24 per sostenere le famiglie e per garantire che non siano costretti a prendere decisioni drastiche. Questo è un disastro nazionale che richiederà gli sforzi di tutte le persone coinvolte per mettere le persone sulla lunga strada vero la ripresa: il lavoro è appena iniziato”.
Il video con la storia di Sonia è disponibile qui: