FIJLKAM: Le antiche Olimpiadi (XIV)

 

 

Roma 6 agosto 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!

La lotta (prima parte)

Ho già parlato, seppur brevemente, delle corse a piedi, delle corse con i carri e dell’oplitodromia. Questa volta accennerò alla lotta (in greco pale), la disciplina che ai Giochi fu introdotta nel programma subito dopo le gare di corsa, precisamente nel 708 a.C. (XVIII Olimpiade).
Nei giochi più antichi i lottatori (palaistai) indossavano il perizoma, come scrive Omero e conferma lo storico ateniese Tucidide. Poi combatterono completamente nudi (gymnoi), dopo essersi frizionati il corpo con dell’olio di oliva – per renderlo più elastico – e averlo ricoperto con un sottile strato di polvere (konis), che rendeva meno difficoltose le prese, frenava l’emissione del sudore e proteggeva dalle intemperie. Filostrato elenca ben cinque tipi di polvere: di fango, di argilla, di bitume, di terra nera, di terra rossiccia. Dante Alighieri in una similitudine della Divina Commedia ha menzionato dei lottatori che si afferrano per le braccia «nudi e unti, / avvisando lor presa e lor vantaggio» (Inferno, XVI).

Al termine degli incontri l’olio e la polvere venivano raschiati dal corpo con la stlengis di ferro o di bronzo, una paletta curva e incavata (lo strigile dei Romani), che i lottatori portavano sempre con loro assieme all’aryballos, o ampolla dell’olio. Moltissime sono le raffigurazioni di atleti con la stlengis e perciò tra le sculture mi limito a segnalare l’Apoxyomenos (Atleta che si deterge) del Kunsthistorisches Museum di Vienna, copia romana in bronzo dell’originale del 340-330 a.C., e l’Apoxyomenos in marmo ai Musei Vaticani, copia romana dell’originale in bronzo di Lisippo.
Dopo aver ripulito il corpo, i lottatori lo ungevano e lo massaggiavano, cospargendolo poi di essenze. Spesso queste mansioni erano affidate a esperti massaggiatori (aleiptai). Un massaggio con l’olio (tripsis) è mostrato sul noto calice a figure rosse di Antifone al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma (480 a.C.).

 

I combattimenti si svolgevano in un’area delimitata, che supponiamo quadrata, ma ne ignoriamo le dimensioni (konistra o skamma, simile a quella del salto in lungo), dissodata con un piccone e riempita di sabbia per ammorbidire la violenza delle proiezioni al suolo. Gli incontri seguivano le regole della lotta in piedi, o perpendicolare (orthe pale). In epoca moderna per vincere è necessario che l’avversario tocchi la materassina con ambedue le spalle per qualche istante; allora occorreva fargli toccare per tre volte il terreno (triazein, per cui il vincitore era detto triakter) con una parte qualsiasi del corpo al di sopra dei piedi. Se cadevano ambedue i concorrenti, si assegnava il punto a quello che restava sopra all’altro, mentre l’azione era ritenuta nulla qualora entrambi fossero caduti su un fianco (ep’ischion). Dopo ogni caduta il combattimento ricominciava in posizione eretta.

L’incontro poteva finire anche in parità (come quelli tra Aiace e Ulisse nell’Iliade e tra Aiace e Diomede ne Il seguito dell’Iliade) o essere interrotto per manifesta inferiorità, a giudizio dell’arbitro.
Ha scritto Luigi Moretti: «Quando una gara non aveva un vincitore assoluto (due corridori arrivati contemporaneamente al traguardo; due pugili tra i quali i giudici non potevano decidere chi fosse superiore, ecc.), essa era dichiarata iera, cioè veniva aggiudicata al dio». Ma negli agoni minori spesso s’incoronavano entrambi i contendenti (systephein) e le loro statue venivano di solito poste su una base comune. Con il termine synexelthein erano indicati due atleti che rinunciavano di comune accordo a proseguire una gara in cui era evidente l’impossibilità di prevalere sull’avversario.

Didascalie:

In copertina: Kyathos attico a figure nere, da Cerveteri, detto “Gruppo del perizoma” (fine del VI secolo a.C.) – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

  1. Apoxyomenos di Efeso, copia romana in bronzo da originale greco del 340-330 a.C. –
    Kunsthistorisches Museum, Vienna
  2. Coppa del Pittore di Antifone (490 a.C.) – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma
  3. Aryballos in bronzo (I-II secolo d.C.) – British Museum, Londra

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