L’uccisione di 3 migranti ennesima dimostrazione che la Libia non è un porto sicuro e che bisogna porre subito fine ai trasferimenti e ai ritorni nel Paese, dove neanche i bambini sono risparmiati dall’inferno dei centri di detenzione
“La tragica notizia dell’uccisione di tre migranti, e del ferimento di altri due, intercettati in mare e riportati a terra dalla Guardia costiera libica è l’ennesima dimostrazione delle violenze, degli abusi e delle gravissime violazioni dei diritti umani di cui uomini, donne e bambini continuano a essere vittime in Libia per mano delle autorità locali. La Libia non è un porto sicuro e le persone che vengono riportate lì vengono condannate a ulteriori soprusi e torture inimmaginabili”, ha affermato Raffaela Milano, Direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
Dall’inizio dell’anno circa 5 mila persone sono state intercettate in mare dalla Guardia costiera libica e riportate indietro. Queste persone rischiano di essere messe in detenzione arbitraria, abusate, torturate o vendute come schiave, sottolinea l’Organizzazione.
“Bisogna porre immediatamente fine, senza più voltare lo sguardo dall’altra parte, ai trasferimenti e ai ritorni dei migranti in Libia e non bisogna sostenere e incoraggiare in alcun modo queste operazioni contrarie al diritto internazionale. L’incolumità delle persone, e in particolare dei minori, compresi quelli non accompagnati, non può essere messa in nessun modo in pericolo dal rinvio in un Paese dove per loro è altissimo il rischio di subire torture, violenze o abusi”, ha concluso Raffaela Milano.