Francesco Lenoci a Taranto: resoconto e commento

 

di Franco Presicci

TARANTO – Il Mar Piccolo è uno dei gioielli di Taranto. Gli altri sono il ponte girevole, il lungomare, l’imponente Castello Aragonese, la Villa Peripato con palme, pini, querce, i tramonti affascinanti, il fiume Galeso, amato da tanti poeti del secolo scorso: Diego Marturano, Alfredo Lucifero Petrosillo, Alfredo Majorano Nunziato, Nerio Tebano, Claudio De Cuia… Majorano andava spesso nel borgo antico per ascoltare dalla voce dei pescatori le armonie del dialetto locale, che usava nei suoi scritti, versi e testi teatrali, e si lamentava del fatto che l’erba selvaggia aveva offeso secoli di storia.

La bellezza di Taranto è stata decantata anche da viaggiatori di ieri e di oggi, tra i quali George Gissing (“Sulla riva dello Jonio”), che attraversò tutto il reticolo dei vicoli della città vecchia (“in molti punti allargando le braccia si poteva toccare i muri di qua e di là e mi riposai nella cattedrale dedicata a San Cataldo, che, sia detto per inciso, era irlandese”). Gissing, alla fine dell’Ottocento, visitò la città, compreso il Museo archeologico e il Galeso, dopo aver chiesto a questi e a quello dove fosse quel corso d’acqua tanto celebrato senza ricevere risposte. Alla fine, eccolo: “Questo, il Galeso, il fiume amato da Orazio, sulle cui rive trovava pascolo una famosa razza di pecore con un vello così pregiato che veniva protetto da una gualdrappa di cuoio?”. Deluso, forse perché, forestiero, non lo aveva nel cuore. Si sedette tra un profumo di menta e rosmarino, lanciando lontano lo sguardo.

Taranto, fino a ieri considerata sonnolenta e pigra, manifesta un fermento culturale. Un paio di anni fa in via D’Aquino, di fronte alla libreria storica di Nicola Mandese, che è anche editore, la cittadinanza venne invitata a leggere alcune pagine di Kafka e non furono pochi quelli che aderirono, nonostante l’inclemenza del tempo.  Altre sono state e sono le iniziative, che si svolgono all’aperto e al chiuso.

Il 15 luglio scorso alle 18, il Molo Sant’Eligio è stato scelto dalla Bcc San Marzano come luogo della presentazione del suo bilancio 2019 con un focus sui temi della sostenibilità e della responsabilità sociale. Moderati da Giuseppe Di Vittorio, giornalista economico finanziario di Finanza Now, sono intervenuti Fabiano Marti, vicesindaco di Taranto, Emanuele Di Palma, presidente della Bcc San Marzano e Francesco Lenoci, docente di “Metodologie e determinazioni quantitative d’azienda” nell’innovativo corso di laurea Blended “Direzione e consulenza Aziendale DECA” all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, autore di 35 libri sul tema di bilanci, finanza e revisione  e “Patriae Decus” di Martina Franca, sua città natale.

Non poteva avere cornice più bella di quella del Mar Piccolo (“Piccolo Mare, talamo canoro/ di antichi tritoni e di sirene/ accorrenti a le tue sponde serene/ languidamente, da l’egeo sonoro/ di tue vaghe conchiglie il blando core/ sospira il suono de le cetre ellène…”: Vincenzo Fago, 1913).

Il professor Lenoci, definito “il migliore ambasciatore della Puglia a Milano”, ha parlato con il suo solito tono semplice e chiaro, sviluppando un tema fondamentale per spalancare la finestra del futuro nella città jonica e nella Puglia intera: “Behind the figures: la straordinaria valenza della sostenibilità”. Numeroso e attento il pubblico, accomodato secondo le disposizioni governative del contenimento del contagio epidemiologico da Covid-19.

L’incipit è stato travolgente, contraddistinto dall’haiku che la poetessa Benedetta Caterina ha composto per l’occasione: “Molo Taranto / la Sostenibilità / rosso di sera”.  17 sillabe in tutto, che però sono servite a Lenoci per far comprendere alla grande la straordinaria valenza dell’incontro: anche a Taranto, le buone pratiche della sostenibilità fanno si che il rosso di sera non si sia ancora scolorito.

Dal palco allestito al Molo Sant’Eligio, a pochi passi dal Moletto, il professor Lenoci ha dimostrato che il bilancio d’esercizio, “pur rappresentando lo strumento principe per raccontare la gestione e le performance economico-finanziarie delle imprese e delle banche, risulta inadeguato rispetto alle attese degli stakeholder. Viceversa, risulta indispensabile nonché vincente descrivere il commitment verso la sostenibilità. Una parola, sostenibilità, che deve rappresentare un valore etico fondamentale, integrato nell’intera gestione aziendale, nonché un importante driver di crescita”. Francesco ha parlato di api nella vigna, di pasta senza glutine… e con tali esempi è riuscito, come sempre, ad avvincere il pubblico formato in gran parte da giornalisti.

Gli obiettivi della sostenibilità sono 17, tra cui: sconfiggere la povertà e la fame, ridurre le diseguaglianze, assicurare un consumo e una produzione responsabili, lottare contro il cambiamento climatico. Per far ciò, ha urlato Francesco Lenoci, secondo l’insegnamento di don Tonino Bello, “Non basta più enunciare la speranza, ma occorre organizzarla”.

Dopo la conferenza e prima di riprendere il volo per Milano, Lenoci è tornato nella sua Martina Franca, dove si sta svolgendo il Festival della Valle d’Itria nell’atrio del Palazzo Ducale, chiostri, masserie… Ha trovato anche il tempo per fare da guida a Mario Bolivar nelle sue interviste ai maestri Martinesi dell’artigianato, della moda e della gastronomia. Bolivar (al secolo Mario Pennelli) è un giornalista enogastronomico e scrittore che sta facendo il giro della Puglia, terra che soprattutto in questi tempi attira folle di turisti provenienti da ogni parte d’Italia per ammirare i tesori architettonici e paesaggistici che propone: a Lecce, detta la Firenze del Barocco, a Bari, a Massafra, a Laterza, a Martina Franca, ad Altamura, a Castellana Grotte

Tesori testimoniati dal maestro dell’obiettivo fotografico Cataldo Albano, che recentemente ha tenuto una mostra nella galleria del Castello Aragonese, raccogliendo in un elegante volume tutte le opere esposte: l’interno della Cattedrale, del Museo, gli ori di Taranto, le paranze, le barche colme di cozze, vedute aeree del Mar Piccolo, piazza Fontana e la sua torre con l’orologio, la ringhiera, il ponte che apre e chiude le sue braccia per il passaggio delle navi…

A proposito del Galeso, anch’io, in occasione delle mie rimpatriate incontrai difficoltà a ritrovarlo. Nemmeno nei caseggiati a due passi dal fiume sapevano dove fosse. Fu un pastore a indicarmi la via. E rimasi scoraggiato: l’ambiente non era più quello dei miei anni giovanili. Ci tornerò comunque ancora, con Francesco Lenoci, che ama Taranto come me e come me ama la storia della Magna Grecia.

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