Continua “Voices of Squash”: una serie di approfondimenti sullo squash -sport di passione, velocità, prontezza di riflessi e colpi spettacolari, il cui mood è ‘sudare divertendosi’- in cui diamo la parola a campioni, allenatori, tecnici ed appassionati di questa affascinante disciplina sportiva. La protagonista di questa intervista è la campionessa italiana Cristina Tartarone
Cristina Tartarone, 19 anni e classe da vendere, è la più talentuosa esponente italiana dello squash già da qualche stagione. La giovane rendese ha conquistato il titolo di campionessa italiana assoluta 2019, è stata selezionata dalla World Squash Federation per partecipare, nell’ambito degli sport dimostrativi, ai Giochi Olimpici Giovanili del 2018 a Buenos Aires e, nel 2019, ha conquistato conquistato il 9° posto ai Campionati Europei Under 19 Individuali che si sono svolti a Praga, conquistando il miglior risultato italiano ottenuto nella storia della manifestazione europea. Nuovo punto di forza della Nazionale azzurra in FIGS (allenata da Marcus Berrett e Tim Simpson), Cristina vive a Rende, in provincia di Cosenza e gioca per l’ASD Squash Scorpion di Rende, seguita dal tecnico del club Salvatore Speranza.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Cristina e di sottoporgli qualche domanda riguardante la sua passione per lo squash, non senza carpire alcuni dei suoi segreti tecnici per attuare delle strategie vincenti in campo, utili anche per chi è un giocatore alle prime armi e vuole misurarsi con questo avvincente sport di racchetta.
Lo squash è uno sport che appassiona, emoziona ed entusiasma chiunque per la prima volta si trovi catapultato tra quattro pareti all’inseguimento di una velocissima pallina di gomma, in cerca del colpo perfetto per spiazzare l’avversario. Cristina, come ti sei avvicinata al mondo dello squash? Ricordi ancora le sensazioni della prima volta in campo?
Mi sono avvicinata al mondo dello squash all’età di 11 anni grazie ad un progetto scolastico della Federazione italiana Giuoco Squash a cui aveva aderito la mia scuola, la Pierre De Coubertin. Quel campo gonfiabile in quel colore giallo così accattivante mi conquistò fin da subito, e nonostante praticassi già diversi sport come calcio, nuoto e tennis, decisi di andare nei vicini campi dello Squash Scorpion per provarlo. Appena sentii quello strano suono della pallina che sbatteva contro il muro e la voglia dentro di me di primeggiare contro qualunque mio avversario, capii immediatamente che lo squash era lo sport più adatto a me.
Se dovessi spiegare ad un neofita regole e astuzie fondamentali per avere successo in campo, quali sarebbero i tuoi suggerimenti?
Per avere successo in questo sport, che è molto fisico, è essenziale allenarsi duramente e con costanza: fondamentalmente, è questa la strada per raggiungere degli obiettivi sportivi. Il segreto che mi sento di suggerire ad un giocatore alle prime armi è quello di riuscire a ritagliarsi del tempo da dedicare esclusivamente allo squash, incastrandolo quindi con la propria attività lavorativa, o come nel mio caso studentesca, ma senza mai trascurare la propria vita sociale, familiare o ludica che sia.
Una volta approcciata questa disciplina sportiva, qual è la strada vincente per raggiungere buoni risultati?
Come ho già detto, oltre alla perseveranza negli allenamenti, è importantissima l’esperienza in campo. Più tornei si fanno, più il proprio livello di gioco diventa imprevedibile e maggiormente efficace, adattandosi sempre ad avversari diversi.
Quali sono i tuoi consigli per scegliere l’attrezzatura giusta?
Personalmente, mi sono sempre trovata benissimo con le racchette e l’abbigliamento della Dunlop, che con il tempo è diventato anche il mio sponsor. Anche gli accessori come borsoni, zaini e occhialini sono eccellenti, per non parlare delle palline che rimangono le più “stabili”. Unica nota dolente sono le scarpe da gioco: da un po’ di anni, mi affido alle giapponesi Asics progettate per gli sport indoor.
Qual è il tuo “colpo vincente”? Raccontaci qualche astuzia per metterlo in pratica in campo.
Probabilmente, uno dei miei migliori colpi vincenti è il boast, tiro ad angolo effettuato nella parte arretrata del campo. È un colpo che riesco a mascherare molto bene e che, fatto al momento giusto, mette in difficoltà il mio avversario.
Cosa significa per te essere una campionessa a livello nazionale?
A livello sportivo, è stato il mio traguardo più importante. Lo scorso anno, a Riccione, ho avvertito una sensazione indescrivibile. Riuscire a vincere il primo titolo di campionessa italiana assoluta -ancora minorenne- contro avversarie di valore e ben più esperte di me, mi ha ripagata di tutti i sacrifici fatti per raggiungere questo traguardo. Confesso che mi è talmente piaciuto che non voglio smettere di riaffermarmi nelle prossime edizioni, anche se sono cosciente che altre atlete di spessore faranno di tutto per riuscire a battermi.
Vorrei citare anche il titolo nazionale a squadre assoluto conquistato lo scorso anno, a fianco di giocatori di livello internazionale. Far parte della stessa squadra di atleti come il gallese Joel Makin, nell’attuale top ten P.S.A., o dello spagnolo Borja Golan, giocatore numero cinque al mondo, insieme a tanti altri campioni, riesce a regalarti una carica eccezionale. Carica che mi ha spronata a battere, nel corso del campionato, anche giocatrici nella classifica tra le prime cento più forti al mondo. Colgo l’occasione per sottolineare le capacità del Presidente della mia società Asd Squash Scorpion, l’Avv. Enzo Belvedere, per aver saputo allestire una ‘corazzata’ di campioni che consentisse per la prima volta nella storia ad una società sportiva calabrese di qualunque Federazione riconosciuta dal CONI, di vincere lo Scudetto.
Solitamente gli atleti sono sempre focalizzati ad allenare il proprio fisico, a migliorare la tecnica, per poi concentrarsi nello scegliere e adottare materiali maggiormente all’avanguardia e performanti. L’allenamento che spesso manca e che potremmo definire fondamentale, soprattutto nello squash, è quello mentale. Che strategia consigli per mantenere alto il focus a livello di concentrazione?
Credo che lo squash sia uno di quegli sport in cui la componente mentale è davvero altissima. Le caratteristiche insite nella sua dinamica quali velocità, tecnica e stress fisico, devono essere sempre supportate da una lucidità mentale che aiuta a fare la scelta giusta. Come mi ripete sempre il mio allenatore delle nazionali Marcus Berrett, lo squash è uno ‘sport di situazioni’: situazioni che cambiano ad ogni colpo e che ti costringono a pensare in fretta mentre il tuo cuore batte a 180 colpi al minuto.
Prima di ogni partita e prima di ogni incontro, è necessario concentrarsi sul modo di interpretare la prestazione. Io, ad esempio, che ho un carattere facilmente irritabile, mi ripeto di non lasciarmi travolgere negativamente dai momenti ‘no’ causati da un mio errore, da una interpretazione non condivisa dell’arbitraggio ma anche da un buon gioco del mio avversario. Nello squash, bastano pochi secondi di deconcentrazione per passare da una vittoria facile ad una sconfitta bruciante.
Cristina, qual è il campo più bello dove hai giocato un torneo di squash e nel quale un giocatore, almeno una volta nella vita, si dovrebbe misurare? E quello invece a cui sei più legata a livello affettivo?
Le emozioni più belle si respirano certamente nei campi in vetro: rimane indelebile il ricordo del nono posto conquistato lo scorso anno nel Campionato Europeo Under 19 a Praga. Peccato che quest’anno, a causa del Covid 19, gli Europei siano stati annullati. Con un anno di esperienza in più, avrei potuto sicuramente migliorare il risultato.
Tra tutte le strutture a cui cui sono più legata da tantissimi e splendidi ricordi, rimane il Centro Federale di Riccione dove spero di trasferirmi a settembre per continuare gli allenamenti e i miei studi presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Bologna. Fuori dall’Italia, il centro sportivo a cui sono più affezionata è quello del college di Edgebastona Birmingham, nel quale sono stata più volte: un paio di volte per disputare il British Junior Open e lo scorso anno per disputare gli Europei con la squadra nazionale. Lì si respira quell’aria di sport e socialità che vorrei si iniziasse ad instaurare anche nel nostro Paese.
Lo squash è una disciplina divertente, salutare, energica che va a braccetto con gioco, fitness, attività fisica, ludica e socialità, riconosciuta dal CIO ma ancora in attesa di essere incorporata in un prossimo programma olimpico. Le premesse ci sono tutte ma lo squash, soprattutto in Italia, ha subito un calo di interesse e partecipazione negli ultimi anni. Cosa pensi del futuro di questo sport?
Questa domanda mi tocca profondamente in quanto, nell’ottobre del 2018, sono stata una delle 16 ragazze che hanno rappresentato lo squash, quale disciplina dimostrativa, alle Olimpiadi Giovanili a Buenos Aires. Lì ho respirato per la prima volta l’atmosfera del villaggio e delle competizioni olimpiche, ricordo che mi accompagnerà per tutta la vita come uno dei momenti più belli mai vissuti. Faccio ancora fatica a digerire la delusione per l’esclusione dello squash ai Giochi Olimpici 2024 a Parigi, per questo confido nella dirigenza italiana che, in quanto a competenze e professionalità, non è seconda a nessuno, inglesi, francesi e tedeschi inclusi.
Persone preparate come il nostro Presidente onorario Siro Zanella, di cui ho molta stima e fiducia, son certa riusciranno a ritagliarsi spazi sempre più ampi nella ESF e nella WSF, e questo contribuirà certamente alla crescita della nostra disciplina in campo internazionale. Posso aggiungere, infine, che vivo da vicino le dinamiche federali anche in casa in quanto mia madre è diventata da poco Consigliere Nazionale FIGS.
Domanda bonus: pensando allo squash, ti viene in mente qualcosa che non ti ho chiesto e di cui ti piacerebbe parlare?
Vorrei ringraziare tutte le persone che mi hanno consentito di raggiungere questi fantastici traguardi sportivi.
Inizio dai dirigenti e dagli insegnanti del mio Istituto scolastico, il Liceo Classico G. Da Fiore, che mi hanno aiutata e supportata durante questi lunghi e intensi cinque anni e che ho salutato pochi giorni fa, dopo aver sostenuto gli esami di maturità.
Ringrazio, inoltre, l’intera struttura della Federazione Italiana Giuoco Squash che pone da sempre fiducia nelle mie qualità e che si è presa cura di me accudendomi durante il mio grave infortunio alla caviglia, affidandomi alle cure di specialisti di fama mondiale come il Prof. Francesco Albo e consentendomi di tornare in campo più forte di prima.
In particolare, un ringraziamento va al Segretario Generale Davide Monti, all’intero Consiglio Federale che nell’ultima riunione mi ha segnalata al CONI per l’assegnazione della medaglia di bronzo per meriti sportivi, agli allenatori Simpson e Berrett che una settimana al mese si recano a Rende per allenarmi e, infine, al responsabile dell’attività giovanile Davide Babini, mio “tutore” nell’avventura olimpica in Argentina.
Non dimentico poi la mia famiglia che spesso mi accompagna nelle numerose trasferte dei tornei europei e che mi supporta e sopporta tutte quelle volte che torno stanca dagli allenamenti. Infine, un grazie al mio allenatore Salvatore Speranza che ha contribuito non solo alla mia crescita sportiva ma anche alla mia maturità come persona.
Grazie a te, Cristina!