La rivolta della natura

“Questa è una crisi come nessun’altra. Quando l’emergenza sarà finita, i paesi si troveranno con maggiore povertà e disuguaglianza. E con un debito ingigantito. L’opportunità di fare riforme politiche in favore dell’ambiente potrebbe aiutare entrambe, se solo lo vorremo”.

Proponiamo la postfazione  di Massimo Tavoni, Direttore di RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment (EIEE) e professore ordinario presso la School of Management del Politecnico di Milano al saggio La rivolta della Natura, di Eliana Liotta (scrittrice e divulgatrice scientifica) e Massimo Clementi (direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano). Il libro, edito da La nave di Teseo, abbraccia per la prima volta in un unico sguardo la visione infinitesima dei microscopi e il grande respiro della Terra ed è realizzato con il supporto scientifico dello European Institute on Economics and the Environment (EIEE).

Il libro di Eliana Liotta e Massimo Clementi è un avvincente tour de force nel mondo della salute e dell’ambiente, alternando il mondo invisibile dei virus a quello delle grandi sfide ambientali globali. Il paradosso è che entrambi ci eludono, anche se per ragioni opposte: troppo piccoli i virus per poter essere visti ed evitati, straordinariamente grandi le sfide per poter essere risolte. Soffocati dunque tra il COVID-19 e il clima?

Questo libro ci dà tante ragioni per non pensarlo. Dopo avere sentito per telefono Eliana per parlare di scuola (i nostri figli sono compagni di classe…), degli ultimi articoli scientifici sui cambiamenti climatici, oltre che ovviamente della pandemia, mi sono chiesto: ma quando la prima C (di COVID) finirà, che succederà alla seconda (di clima)?

Questa domanda ha due risposte, una semplice e una complessa.

La prima è che le emissioni di gas serra sono prodotte da attività umane, e come tali risentono degli effetti del virus e delle misure per prevenirne la diffusione. Con l’economia in caduta libera, si prevede che anche i gas serra scendano: le ultime stime parlano dell’8 per cento mondiale. In Italia, potrebbero calare al livello più basso degli ultimi cinquant’anni, ritornando ai livelli dei primi anni settanta.

Per stabilizzare la temperatura del pianeta avremmo bisogno di questo, ma ripetuto ogni anno per trent’anni di fila. Sono dunque necessarie politiche che favoriscano la transizione verde, con lo sviluppo di fonti energetiche alternative ma anche con un cambiamento di prospettiva e di abitudini.

Ecco dunque la seconda domanda: come cambieranno le opinioni dei cittadini e quali saranno le nuove priorità? L’emergenza COVID-19 ha tolto quell’attenzione che la crisi climatica si era faticosamente guadagnata, riempiendo le strade di giovani che difficilmente potranno ritrovarsi in massa nel prossimo futuro? O, invece, la consapevolezza della relazione fra uomo e ambiente sarà resa ancora più inevitabile?

La storia ci dice che i problemi di lungo periodo come quelli ambientali vengono spesso messi da parte quando le urgenze incalzano. Una preoccupazione alla volta.

Ma questa è una crisi come nessun’altra. Quando l’emergenza sarà finita, i paesi si troveranno con maggiore povertà e disuguaglianza. E con un debito ingigantito. L’opportunità di fare riforme politiche in favore dell’ambiente potrebbe aiutare entrambe, se solo lo vorremo.

La crisi indotta dalla pandemia ha diversi punti in comune con quella climatica. È globale, sistemica e complessa. Richiede un ruolo attivo della scienza nel dibattito pubblico. E vi è legata sia per le conseguenze che per le cause. Basti pensare ai tanti legami tra ambiente e salute che questo libro ha ben sottolineato: fili di una ragnatela che tengono insieme il pianeta, nel bene e nel male, e che dobbiamo capire e rispettare se vogliamo assicurare un futuro alla Terra e ai suoi abitanti.
Il nesso va non solo studiato e approfondito, ma anche comunicato in modo diretto e coinvolgente come nelle pagine di questo libro.

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