L’economia può essere ecologica? Le banche possono dare la felicità?

Come sarebbe il mondo senza banche? Che ne sarebbe degli interessi economici, dei guadagni sull’azione di dare qualcosa per ricevere qualcosa in più. L’educazione ricevuta fin da bambino, anche quella religiosa che tuona: Devi lavorare per guadagnarti da vivere… (ma il da vivere ce lo siamo già guadagnati altrimenti non saremmo qui).

Poi mi vengono in mente le parole scritte nel vangelo: guardate gli uccelli gli animali, tutti vengono nutriti senza che si debbano preoccupare, e voi che siete umani non siete forse più importanti? Beh più importanti non lo so ma certamente uguali di fronte alla natura (o a Dio se preferiamo) . Come spesso ricorda l’amico Saul Arpino la spiritualità è insita nella natura e il processo evolutivo naturale fa sì che ne diventiamo via via sempre più consapevoli fino ad accorgerci (ma non è richiesto) di essere l’espressione vivente della natura stessa dalla quale emaniamo… si può dire anche sgorghiamo visto che la vita è una sorgente.

Scrivendo e dialogando con  voi e me di questi argomenti, è evidente di quanto il lavoro, gli interessi, le banche, il valore e le azioni quotidiane vadano in una direzione estranea sia all’interesse che ai valori reali della vita stessa. Non posso che considerarmi fortunato, aver incontrato un movimento, com’è la Rete Bioregionale, che si ispira al valore della vita e all’interesse reciproco nei confronti dell’ambiente che popoliamo e del quale, ripeto, siamo l’espressione vivente.

Poi penso al compenso per il lavoro che svolgo, quello che per farlo mi pagano, le ansie che mi assalgono certe volte quando arrivano le scadenze dei pagamenti… gli uccelli che volano liberi e felici, i pesci del mare che nuotano e gli animali sul suolo terrestre dove, lo dimentichiamo, ci siamo anche noi insieme a loro… e con ciò che combiniamo gliela stiamo rendendo dura la vita a questi esseri: cetacei che spiaggiano (air gun), uccelli che precipitano avvelenati dall’aria tossica o sparati da qualche cacciatore ( o da scie chimiche ed inquinamento elettromagnetico), animali ai quali abbiamo tolto l’habitat (cementificazione) e noi uomini e donne che vaghiamo nel caos delle città, costruite per rendere la vita più “facile”.

E ritorno ad affermare quel principio di unità che ci collega e che privo di interesse fa scaturire un valore infinitamente superiore a quello bancario e che lo si creda o meno, se sono vivo è proprio grazie a questo principio. Non sappiamo distinguere il vero interesse perché questo è un valore che tiene uniti (inter-essere) e quasi tutto ciò che che facciamo è basato su disvalori che ci separano.

Questa è la riflessione che ci fornisce direttamente l’ambiente che utilizziamo per vivere,  “lui” riflette limpidamente le nostre vite.

Paolo D’Arpini – bioregionalismo.treia@gmail.com

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