Lo “smart working” deve essere l’occasione per aumentare, semplificare e digitalizzare i servizi resi ai cittadini e non un pretesto per “esonerare” qualcuno dal proprio dovere.
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Con l’emergenza Covid-19 e con il susseguirsi dei decreti emergenziali emanati del governo, lo smart working in questi mesi sta diventato la modalità ordinaria di lavoro nelle pubbliche amministrazioni.
Si tratta di un modello alternativo di organizzazione del lavoro, il cosiddetto lavoro agile, caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro.
È una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.
Ma al Comune di Massafra quella che si prospetta come un’opportunità di accelerazione di trasformazione digitale della PA al fine di migliorare la fruibilità dei servizi erogati a cittadini e imprese, rischia di diventare un vero e proprio cortocircuito amministrativo a scapito dell’efficienza e dell’efficacia dei servizi offerti.
Di fatto in questi giorni raccogliamo sempre più segnalazioni e lamentele di cittadini che hanno sempre più difficoltà a comunicare ed avere riscontro alle istanze avanzate all’ente comunale a causa del regime di smart working del personale dipendente.
Chiaramente comprendiamo le difficoltà organizzative e le costanti situazioni emergenziali che si sono venute a creare a causa della diffusione del virus, ma oggi siamo in una nuova fase, di ripresa, ed occorre mettere in campo subito tutte quelle misure utili alla risoluzione delle criticità.
Un’indagine di InfoJobs ha messo in luce la realtà dello smart working in Italia in questo particolare momento storico. I dati emersi descrivono un Paese che ha risposto all’emergenza utilizzando in maniera massiccia lo smart working con la soddisfazione dei propri dipendenti.
Ma le difficoltà non sono mancate, tanto che il 19% delle aziende sostiene che lo smart working non stia funzionando, complici la struttura o il business che mal si sposano con il lavoro da remoto. In linea più generale, le maggiori criticità sono legate soprattutto a problemi di tipo organizzativo (44%) e per la mancanza di un rapporto relazionale nonché di supervisione e controllo sul lavoro del personale (42%) perché manca il confronto quotidiano.
Le regole del gioco sono cambiate. L’Italia deve reagire alla sfida post COVID-19 rilanciando il piano Industria 4.0 e un programma rivoluzionario di digitalizzazione del mondo del lavoro. L’unica risposta possibile per creare nuove forme organizzative è la definizione di una strategia di vera trasformazione digitale, guidata da una volontà precisa di change management, una condizione non più di scelta discrezionale ma dettata dalle necessità.
Pertanto, dati questi presupposti, chiediamo al Sindaco Quarto che si attivi con urgenza per predisporre un piano di riorganizzazione della macchina amministrativa, che partendo dall’uso sistemico delle moderne tecnologie dovrà favorire la valorizzazione continua dei dipendenti e il miglioramento dei livelli di servizio resi ai cittadini, in modo da sviluppare una nuova cultura orientata al cambiamento, alla digitalizzazione dei processi e alla costruzione di strutture più fluide e snelle, che permettano una gestione centralizzata di tutte le informazioni.
Sulla trasformazione digitale della PA sta puntando molto il Governo che con il decreto Cura Italia ha disposto la possibilità per le amministrazioni pubbliche di ricorrere a procedure semplificate, fino al 31 dicembre 2020, per l’acquisto di strumenti e servizi tecnologici, mentre con il decreto Rilancio Italia sta mettendo in campo misure utili a garantire la massima semplificazione, l’accelerazione dei procedimenti amministrativi e la rimozione di ogni ostacolo burocratico nella vita dei cittadini e delle imprese in relazione all’emergenza covid-19 ancora in corso.
Non c’è altro tempo da perdere e come ha detto il rivoluzionario digitale per eccellenza, Steve Jobs, “è la capacità di innovare che distingue un leader da un epigono.”
per il Partito Democratico di Massafra
Domenico Lasigna