IL MIO MODESTO J’ACCUSE CONTRO L’INGIUSTIFCATA OMOFOBIA DI PAPA BENEDETTO XVI

In prigione, per lo più devastati da un inesauribile smart working (smart?), che ha raddoppiato quotidianamente le nostre ore lavorative, qualche giorno orsono, a Papa Benedetto XVI debbono aver suggerito che si stava perigliosamente avvicinando la giornata del 17 maggio, contro l’omofobia. Quale occasione migliore per rientrare, alla grande sulla scena, mentre alcuni suoi fedeli cattolici (ovvero, non tutti i cattolici, anzi) stavano inghiottendo il Coronavirus, quale una delle consuete punzioni divine per i loro peccare?

Lui, l’Emerito (tal titolo per un Papa da dove sgorga?) è uscito in Germania con un volume di bel mille pagine (1000 pagine!), diponibile in traduzione italiana il prossimo autunno. Già, vuol sul serio cavalcare la scena a ogni costo.

Lungi da me, spendere parole e parole sull’omofobia del Papa tedesco, parole al vento in cui gli amori omossessuali si traducono in un credo anticristiano, e, pertanto il matrimonio (pure civile?) tra persone same-sex verebbe a costituirebbe una vera e propria minaccia per una Chiesa schiacciata da una pseudo “dittatura mondiale di ideologie, apparentemente umanistiche, contraddicendo le quali si resta esclusi dal consenso sociale di fondo”.

Il Papa tedesco non esita neanche a sostenere che “Cento anni fa tutti avrebbero considerato assurdo parlare di un matrimonio omosessuale. Oggi, invece si è scomunicati dalla società se vi si oppone”. I conti storici non mi non tornano, eppure sta difatto che, nel frattempo, gli eventi abbiamo attestato quanto lo squilibrio della fede abbia di parello, condottto a un disagio dell’esistenza di crisi cattolica. And so?

Non l’unico tra i tedeschi ad aver al cospetto dei propri occhi la punizione, per nulla la pena, il Papa tedetesco coltica l’omfobia nell’ambito di una religione professata dal 20% della popolazione mondiale.

Troppe vittime ieri e oggi causate dall’odio nei confronti della comunità LGBT. Ancora troppi pochi anni son passati da quando almeno a livello scientifico l’omosessualità ha smesso di esser considerata una malattia mentale: il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali solo nel 1973 ha ricusato l’omosessualità dall’elenco delle proprie patologie psichiatriche, mentre l’OMS lo fece nel 1990.

Il sito della Treccani definisce l’omofobia come “la paura dell’omosessualità, sia come timore ossessivo di essere o di scoprirsi omosessuale, sia come atteggiamento di condanna dell’omosessualità”. Secondo la Risoluzione del Parlamento europeo sull’omofobia in Europa (2006), “l’omofobia si manifesta nella sfera pubblica e privata sotto forme diverse, quali discorsi intrisi di odio e istigazioni alla discriminazione, dileggio, violenza verbale, psicologica e fisica, persecuzioni e omicidio, discriminazioni in violazione del principio di uguaglianza, limitazioni arbitrarie e irragionevoli dei diritti, spesso giustificate con motivi di ordine pubblico, libertà religiosa e diritto all’obiezione di coscienza». Sono stati anche ampiamente studiati gli aspetti psicologici profondi che stanno alla base di tale timore anche nelle persone omosessuali; si parla quindi di o. interiorizzata per indicare l’accettazione conscia o inconscia da parte di gay e lesbiche di tutti i pregiudizi, le etichette negative e gli atteggiamenti discriminatori, di cui essi stessi sono vittime. Secondo vari studiosi, l’omofobia interiorizzata dipende in gran parte dall’effetto modellante dei pregiudizi sociali omofobi su un adolescente che sta scoprendo la propria omosessualità. Un gay o una lesbica che fin dall’infanzia percepisce intorno a sé pregiudizi e atteggiamenti negativi – espressi in forma implicita o esplicita – nei confronti dell’omosessualità può quindi essere indotto a interiorizzare (e cioè ‘credere fermamente a’) parte di tale complesso di pregiudizi sociali, finendo non solo per costruirsi un’immagine di sé negativa proprio in quanto omosessuale, ma sviluppando anche atteggiamenti di rifiuto e persino omofobi verso gli altri omosessuali. Tale processo di distorsione del naturale processo di formazione della personalità è tanto più influente in quanto gay e lesbiche crescono generalmente senza modelli positivi di riferimento e nella maggior parte dei casi senza poter trovare nella famiglia d’origine un adeguato supporto.

Benedetto XVI, che si scaglia senza remore contro i diritti delle persone omosessuali (tra cui anche quello del riconoscimento sociale dell’affettività) è un qualcosa di inaccettabile gravità che travalica la libertà di parola e deve esser condannato così come condanniamo qualsiasi forma di estremismo religioso e terrorismo. La tempistica rende queste pagine ancora più colpevoli perché si insinuano subdolamente in un momento di estrema povertà, disperazione, paura e sofferenza mentale per l’epidemia che ci ha colpito; condizioni estreme che già in passato la “sua” Germania ha dimostrato essere terreno fertile per totalitarismi atroci e omicidi. Come non ricordare quindi che la Germania di Hitler – e poi il “nostro” fascismo – portarono all’omocausto, per cui dovemmo aspettare quasi 60 anni (fino al 2002 non cinquant’anni fa!) per una scusa formale da parte della Germania per tutti quegli omosessuali perseguitati, deportati e atrocemente trucidati dal nazifascismo? Come non ricordare come i falsi I Protocolli degli Anziani di Sion abbiano poi portato a milioni di vittime di ebrei? Cosa aspettiamo a condannare l’omofobia anche quella clericale? Non possiamo continuare ad aver paura dell’enorme peso del cattolicesimo in Italia e finire per contraddire ancora una volta non solo il principio di laicità ma lo stesso spirito democratico e contro ogni discriminazione della nostra Costituzione? Bisogna quindi avere il coraggio di indignarsi e di accusare apertamente chi all’interno della Chiesa si professa o dimostra sostanzialmente omofobo, incitando all’intolleranza, alla discriminazione e in ultima istanza all’odio. Le parole di Papa Benedetto XVI rischiano di essere altrimenti I Protocolli degli Anziani di Sion della comunità LGBT!

Si tratta di un apparato ideologico che si contrappone all’amore inclusivo predicato da Papa Francesco, con il quale è chiaro un conflitto a tutto campo. Stiamo vivendo una lotta all’interno della Chiesa, che è specchio di una lotta che serpeggia nella nostra società: luce contro ombra, amore contro odio. Papa Francesco, poco prima del lockdown mondiale, ha dichiarato che “le persone omosessuali debbano essere rispettate e accompagnati pastoralmente”; “Dio ti ama così come sei, e anche io”. Ciò spalanca un porta chiusa nei confronti delle persone omosessuali di fede cattolica.

Se amiamo la democrazia e l’Italia opponiamoci alla pubblicazione e lettura di queste, abbiamo il coraggio di andare oltre il political correct e ribadire il primato della laicitàitaliana su ogni fanatismo e credo religioso. Le conseguenze le abbiamo viste in passato nei camini dei campi di concentramento e li vediamo nel 40% dei Paesi al mondo che ancora perseguitano penalmente gli omosessuali.

In memoria di Delia Vaccarello

Colta e attivista

(Palermo, 7 ottobre 1960 – Palermo, 27 settembre 2019)

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