Consegnate le Chiavi della Città di Massafra alla Madonna della Scala

Nino Bellinvia

Uno “tsunami” virale ha travolto l’intero pianeta, obbligando ciascuno di noi a rivedere integralmente le proprie vite.

Così ha esordito il sindaco Fabrizio Quarto in occasione della atipica cerimonia di consegna delle chiavi della città di Massafra alla Madonna della Scala, che ha avuto luogo questa mattina, 3 maggio, a porte chiuse, nel Duomo di Massafra. Anche se con l’applicazione delle severe norme di contenimento del contagio da coronavirus, la Città di Massafra ha celebrato e rinnovato il suo patrocinio alla Vergine della Scala. Il vescovo della Diocesi di Castellaneta, Mons. Claudio Maniago, dinanzi al sindaco Fabrizio Quarto ha presieduto la celebrazione della Santa Messa, in onore della Madonna, che ha preceduto la consegna delle simboliche chiavi della città. La Santa Messa è stata molto seguita via streaming grazie alle diverse tecnologie di comunicazione messe in atto, proprio per venire incontro alle pregnanti richieste di tanti massafresi che, impossibilitati ad essere presenti, hanno partecipato via streaming con trasporto all’intera cerimonia. Mons. Maniago, nel corso dell’omelia, ha ricordato come sia importante andare alla radice del senso della vita e riconoscere la fragilità della condizione umana. Prendendo spunto dal momento, il vescovo ha sottolineato la povertà morale di tanti che sperano che nulla cambi per poter tornare alle piccole e mediocri cose.  “In tutto questo (ha continuato mons. Maniago) l’intercessione della Madonna è indispensabile”. Il sindaco Quarto, nel corso del suo intervento, si è soffermato sulla pandemia e su quanto sta determinando nel mondo, ringraziando al contempo tutti quelli che combattono giornalmente la dura battaglia contro il coronavirus. Il sindaco Quarto ha ricordato come, sin dalle prime ore dell’arrivo del Covid-19 in Italia, non è stato trascurato nulla che potesse tutelare la collettività dal diffondersi del contagio, predisponendo importanti misure di sostegno economico nei confronti di migliaia di concittadini colpiti in modo sensibile dalla pandemia economica, distribuendo più di 206 mila euro.  “Ma il Covid-19 (ha continuato Quarto) pur impegnando duramente, non allontana dal suo mandato, finalizzato a migliorare la Città con programmazione di politiche di sviluppo per il territorio”. La protezione della Madonna della Scala alla città pugliese risale al 1743, quando in occasione di un devastante terremoto che colpì duramente molte località dell’Italia meridionale, Massafra fu graziata. Il popolo massafrese, attribuendo lo scampato pericolo all’intercessione della Madonna della Scala, la invocò come sua protettrice e ne chiese il riconoscimento al Papa che lo accordò nel 1776. Il Coronavirus quest’anno ha impedito di portare in trionfo, come ogni anno, la statua lignea settecentesca della Madonna. Il Santuario sorge, lo ricordiamo ai nostri lettori, in mezzo ad un villaggio rupestre tra una fitta vegetazione nell’omonima gravina, detta anche “Valle delle Rose”. Una volta si raggiungeva a piedi partendo da Capo di Gravina, nei pressi della Madonna di tutte le Grazie, seguendo un sentiero, oggi detto “sentiero penitenziale” che i fedeli percorrevano in parte in occasione dei ”Crugefisse” (i crocifissi) nei venerdì di marzo (quest’anno non ha avuto luogo).Negli altri anni uscita dal santuario, la folla in processione saliva la scenografica scalinata di ben 125 gradini seguendo la statua della Madonna della Scala, portata a spalla da decine e decine di portatori, i “muschieri”, che si davano spesso il cambio. La processione si snodava fino a portarsi all’imbocco di via del Santuario, arrivando all’incrocio con viale Marconi e via Vittorio Veneto, ove avveniva l’atteso rito della “Consegna delle chiavi della Città” alla Protettrice, che quest’anno è avvenuto, come abbiamo scritto, nel Duomo.

La devozione per la Madonna della Scala (la “Madonna delle tre chiese”: Santuario, Collegiata di San Lorenzo, Chiesa di San Benedetto), si fa risalire ad un antico miracolo delle Cerve. Cerve che troviamo scolpite in marmo anche nel Santuario, ai lati dell’altare maggiore. Una cerva, invece, è in atto di arrampicarsi sulla scaletta, posta accanto alla statua della Madonna. La leggenda è raccontata in diverse versioni. Una di queste è quella data dallo scrittore massafrese Giuseppe Portararo (nato nel 1859 e morto nel 1947), il quale parla del terremoto del 324 d. C. e del ritrovamento dell’affresco di Santa Maria Prisca grazie ad “alcune cerve che si davano convegno in ginocchio, ogni sabato, davanti all’affresco”. Altri scrittori, invece, hanno evidenziato scene di caccia. Alcuni cacciatori, inseguendo delle cerve, le videro fermarsi ed inginocchiarsi sopra un sasso. Questo fatto fu riferito al Protonotabile Gustavo, paciere del paese, che il 1° maggio 418 ordinò lo scavo e lo sgombero delle macerie. Fu scoperto l’affresco della Vergine che già si venerava nei primi secoli del cristianesimo. L’immagine era rimasta sepolta per diversi secoli. Il suo antico nome di Santa Maria Prisca, fu poi sostituito con quello di Santa Maria della Cerva e, infine, in quello di Madonna della Scala.

Le motivazioni che hanno portato alla denominazione di “Madonna della Scala” sono  diverse, tra cui: il sogno di Giacobbe come scritto nella Genesi (la Scala che dalla terra saliva al Cielo) e la lunga scalinata scavata nella roccia della gravina per raggiungere il Santuario (il nome di Madonna della Scala lo aveva già l’affresco di stile bizantino).
A parlare della Madonna della Scala, del Santuario, del villaggio rupestre e delle grotte farmacia e del monastero, tra storia, tradizione e leggende, oltre ai nomi già citati, da ricordare Cosimo Damiano Fonseca, Roberto Caprara, padre Luigi Abatangelo, don Paolo Ladiana, Paolo Catucci, Gianni Jacovelli, Franco Dell’Aquila, Fernando Ladiana, Antonio Conforti, Antonio Dellisanti,… All’inizio il Santuario era una chiesa campestre che nel 1509 venne dotata di una campana, benedetta da mons. Giacomo Michele, vescovo di Mottola, da cui dipendeva Massafra. In seguito, aumentando sempre più il numero dei devoti, il santuario venne costruito, ampliato, tra il 1729 ed il 1731, su progetto dell’ing. Ignazio Scarcia di Taranto. E’ a pianta quadrata e l’interno è articolato in tre navate divise da quattro massicci pilastri, transetto e vano rettangolare di fondo con funzione di abside. Strettamente connessa con il Santuario Madonna della Scala è la chiesa rupestre dedicata alla Madonna della Buona Nuova, che è stata parzialmente demolita agli inizi del 1800, in occasione dell’ampliamento del sagrato del Santuario. Al di sotto, si trova la chiesa rupestre inferiore di Madonna della Scala di due ambienti originariamente distinti: uno doveva essere in origine una abitazione, mentre l’altro spazio una cripta-pozzo con accesso dall’alto, costituito da due vani, in uno dei quali si trovava l’originario affresco di Santa Maria Prisca, sul quale in epoca più tardi fu affrescata la Madonna che attualmente si vede (asportata probabilmente già nel XIV secolo) sull’altare maggiore del Santuario sovrastante. La storia continua con il “Miracolo della pioggia”. A metà della scalinata, che porta al Santuario, si può leggere in una lapide il “Miracolo della pioggia” avvenuto nel 1889. La primavera di quell’anno (come scrisse lo storico prof. Paolo Catucci) è stata la stagione più avara d’acqua per Massafra. I fedeli organizzarono allora una processione penitenziale (invocando il miracolo della pioggia). La processione, partita dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria (dietro alla Croce, portata a turno dai sacerdoti, una folla immensa alternava tra voti e invocazioni, preghiere e canti), giunse al Santuario, ove venne celebrata una Santa Messa propiziatrice, celebrata nel Santuario. Mentre i fedeli ritornavano verso casa, giunse la benefica pioggia. A ricordo di questo miracolo è stata apposta sulla scalinata una lapide sulla quale si leggono queste parole dettate dall’allora can. Giuseppe Madaro: “A perpetua ricordanza della pioggia da lunga pezza desiderata e indi caduta sulle riarse campagne come manna benefica a dissipare il timore di una spaventevole carestia quando un’immensa massa di popolo nel dì 5 e 6 aprile con cuore contrito e con fede vivissima in questo tempio si raccolse per impetrare la grazia dell’Augusta sua Protettrice Maria SS. della Scala. I cittadini con animo grato e devoto questa lapide posero”.

Nelle foto due momenti della consegna delle Chiavi alla Madonna della Scala.

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